L’ultima emergenza in Campania dove la gente si sta ammalando e morendo per i veleni sversati in trent’anni sul territorio
L’ultima frontiera dell’ emergenza in Campania si chiama bonifica. E’ un emergenza reale e va risolta perché in Campania (terra dei fuochi ma non solo)
la gente si sta ammalando e morendo per i veleni sversati in trent’anni
sul territorio. Ma come per tutte le emergenze che si rispettino c’è
già chi si è organizzato per potersi approfittare dei fondi che
serviranno per tamponarla, una pioggia di soldi che forse non basterà e
che fa gola a tanti e principalmente alla camorra. Perfino ai clan ora
fa comodo che si parli del dramma della terra dei fuochi così possono
spingere per ottenere misure urgenti e controlli blandi.
Lo scopo è quello di provare a mangiare di
nuovo sulla pelle e sul dolore della gente intervenendo nel settore
delle bonifiche lì dove loro stessi hanno causato o partecipato al
disastro infiltrandosi negli appalti. Un caso accertato già c’è e ci
sono verifiche in corso sul bando relativo alla bonifica della Resit di
Giugliano, una delle più grandi aree di discarica della Terra dei
fuochi. Il primo caso riguarda una società, la Ecoart, che
addirittura ha cercato di accaparrarsi i brevetti di una tecnica
sperimentale, nuovissima e all’avanguardia mettendosi in contatto con il
mondo universitario e provando ad accreditarsi presso la Regione
Campania proprio per poter lavorare alle bonifiche. Solo che dietro
questa società, c’erano secondo gli investigatori un personaggio vicino
ai casalesi che già in passato avrebbe fatto da prestanome ad Antonio
Bardellino, fondatore del clan dei casalesi stessi, negli affari
relativi alla ricostruzione post terremoto dell’ ‘80 e una rete di altri
soggetti collegati con la camorra e che vantavano coperture
istituzionali e dei servizi segreti.
La Ecoart ha sede a Cesano Maderno (Monza), soci anche del nord Italia e veniva costituita a settembre 2012, poche settimane prime che venisse sequestrata la Simec Ctida Berkeley (gruppo riconducibile alla stessa proprietà della Ecoart) che le indagini svolte dalla Dia di Napoli e dalla questura di Caserta avevano consentito di individuare come "infiltrate" dalla camorra. Nell'atto costitutivo e nello statuto della Ecoart emerge che la società ha come scopo la realizzazione di impianti di depurazione delle acque, di opere di bonifica del territorio e si propone come percettore di finanziamenti pubblici. Uno dei soggetti coinvolti nel business è un imprenditore che in passato ha lavorato per Fiat e Cremonini, che ha rilevato una società, la Ctida, dal gruppo Enel e con questa si occupava di depurazione di acque; inoltre era direttore generale della Società Italiana Polveri che si occupa di nuove tecniche di depurazione attraverso il lavoro di ricercatori universitari. Questo imprenditore ad un certo punto decide di collaborare con gli inquirenti e la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduta da Raffaello Magi (passato successivamente alla corte di Cassazione) riesce a sequestrare la società i cui vertici nel frattempo, avevano già preso contatti con la Regione Campania.
"I clan hanno sempre approfittato delle emergenze spiega Raffaello Magi lo hanno fatto con il terremoto, con i rifiuti e ora anche con le bonifiche. Bisogna fare una mappatura dei suoli e vigilare". Questa storia è emblematica della lungimiranza imprenditoriale che hanno i clan ma non è la sola: in queste settimane il commissario per le bonifiche Mario De Biase ha dato uno stop provvisorio alla gara di appalto per la bonifica della Resit di Giugliano, uno dei posti più avvelenati della terra dei fuochi. De Biase ha chiesto l’istituzione di una commissione di alto profilo tecnico e morale che valuti le ditte che si sono proposte per l’appalto e ha inviato alla prefettura di Napoli tutti gli atti perché si esprima sui profili delle varie ditte. "Ci sono delle anomalie spiega De Biase che vanno chiarite. Il campanello d’allarme è suonato quando le aziende hanno fato offerte con ribassi eccessivi. L’offerta della prima classificata, la Daneco per esempio, ha un ribasso del 45% e così via tutte le altre. Questo significa che qualcosa non va":
Tra le aziende che hanno partecipato alla gara ce ne sono alcune che in passato sono finite nel mirino degli investigatori per questioni legate ai rifiuti e proprio su quelle i funzionari della prefettura e gli organismi di controllo stanno eseguendo delle verifiche. Ad esempio la Daneco ha gestito la discarica di Sant’Arcangelo Trimonte (Sa) che fu posta sotto sequestro e i vertici dell’azienda sono stati coinvolti in un’indagine della procura di Milano sulle procedure di smaltimento degli scarti tossici del sito di bonifica nazionale di Pioltello (accuse sempre respinte dagli indagati). La Daneco alla fine ha ottenuto comunque il nulla osta dalla Prefettura di Milano richiesto dalla Provincia di Salerno con una nota che richiamava un processo a carico di uno degli amministratori. Poi c’è la Italrecuperi, coinvolta nell’inchiesta sulla bonifica di Bagnoli area ex italsider a Napoli, uno scandalo di sprechi e veleni. Un’altra azienda che ha partecipato alla gara è il Consorzio Cooperative Costruzioni, colosso finito nel 2001 nell ’indagine della procura di Monza che coinvolse anche l’ex vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia Filippo Penati. La ditta negli anni ‘80 finì nel mirino della Dda di Napoli per lo scandalo ricostruzione post terremoto. I vertici della ditta furono accusati, secondo i pm,dai pentiti di camorra Alfieri e Galasso. Il processo finì con assoluzioni per mancanza di prove. La Progest infine nel 2010 fu coinvolta in un’inchiesta sulla gestione dei rifiuti e gli impianti furono sequestrati. "La stazione appaltante è la Sogesid spiega De Biase e a loro ho chiesto di non limitarsi alla loro commissione interna per le valutazioni dei casi".
Per buona parte del popolo di "Fiume in piena" e "Stop biocidio" movimenti nati proprio per vigilare sulle vicende legate alla terra dei fuochi la Sogesid però non è esattamente garanzia di efficienza. "La Sogesid è un carrozzone che finora ha funzionato solo per distribuire consulenze e prebende denuncia Antonio Musella, giornalista e attivista di Stop Biocidio In Campania abbiamo il caso di Bagnoli dove non solo sono stati sprecati i soldi della bonifica ma la situazione ambientale si è perfino aggravata. Solo nel 2012 la Sogesid ha speso 4,3 milioni di euro in consulenze esterne per un totale di 203 contratti. Dalla sua nascita Sogesid ha collezionato 1500 contratti di consulenza per un totale di 35 milioni di euro". Che il sistema delle bonifiche sia diventato uno strumento di business si comprende dal fatto che in Italia con il decreto Ronchi e dal 1998 al 2008, sono stati istituiti 57 siti di interesse strategico nazionale (alcuni recentemente declassificati). Si tratta di aree gravemente inquinate per cui per lo Stato la bonifica è indispensabile. Dal 2008 al 2012 la Sogesid ha avuto circa 400 milioni di finanziamento pubblico per effettuare le bonifiche. Dei 57 siti finora ne sono stati bonificati solo due Bolzano e Fidenza.
(Corriere della sera - le inchieste)
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