A gennaio il vice presidente di Riva Fire, Fabio Riva, indagato e latitante, viene rintracciato a Londra. La sua estradizione è ancora in alto mare dopo quasi un anno. Ad aprile la Corte Costituzionale rigetta i ricorsi di legittimita' sulla legge 231/2012, che autorizza l'Ilva a produrre e commercializzare la merce pur con gli impianti dell'area a caldo sotto sequestro. A maggio c'è un'altra serie di arresti che porta in carcere, tra gli altri, il presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, accusato di concussione per induzione in relazione ad alcune autorizzazioni. A maggio il gip del tribunale Patrizia Todisco dispone il sequestro di beni del gruppo Riva, per equivalente sino alla concorrenza di 8.1 miliardi di euro, ritenuta la somma risparmiata dalla proprietà dell'Ilva dal 1995 ad oggi non adeguando gli impianti alla normativa ambientale. Decisione che scatenera' la reazione dei Riva, con la chiusura di alcuni stabilimenti collegati a Taranto nel nord Italia. Ma il 20 dicembre la Cassazione, accogliendo i ricorsi della Proprietà, ha annullato il sequestro mentre il governo, con un decreto legge, dieci giorni prima aveva di fatto svincolato le somme sequestrate (in concreto, due miliardi di euro). Da giugno, peraltro, la proprietà dell'Ilva è 'congelata': c'è un commissario straordinario, Enrico Bondi, che governa tutto, mentre a settembre, un mese prima della chiusura dell'inchiesta, c'è stata l'ultima ondata di arresti che ha riguardato i 'fiduciari' dei Riva, quelli che, per la Procura, costituivano il 'governo-ombra' del Siderurgico pur non essendo dipendenti Ilva. Bondi ha l'ingrato compito di attuare le prescrizioni dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) imposte nell'autunno 2012. Ingrato perchè i lavori vanno avanti a rilento (per il 2014 sono previsti 600-700 milioni di investimenti) e nei giorni scorsi il commissario Ilva ha battuto cassa alla porta della proprietà. ''Credo che sarebbe molto conveniente ha detto in audizione alla commissione Ambiente della Camera ragionare di aumento di capitale". Se i Riva acconsentissero, ha aggiunto Bondi, "migliorerebbe anche l'atteggiamento delle banche nei nostri confronti". Del piano industriale non c'è ancora traccia, ma questo dovrà recepire il piano ambientale che il ministero retto da AndreaOrlando dovrà varare a breve sulla base di quello predisposto da un comitato di tre esperti da lui stesso nominato e delle osservazioni arrivate attraverso al consultazione pubblica. Quanto sia incerto il futuro dell'Ilva anche sul fronte occupazionale lo ha ricordato lo stesso Bondi alla Camera. ''Nel 2014 ha detto dovremo rinegoziare la cassa integrazione e la solidarietà per diversi stabilimenti, non solo per Taranto''. A Genova si tratta di 700 lavoratori, nel capoluogo ionico di 2.400 persone in solidarietà, ma serviranno ha aggiunto Bondi anche ammortizzatori per altri interventi ''minori''. Come dire, l'uscita dal tunnel è ancora lontana.
(ANSA).
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