11/12/13
Dove abita la green economy?
Contrariamente a quanto si può immaginare pensando all’aggettivo, la
green economy abita soprattutto in città, e nelle città ricche.
Perché è
figlia dell’innovazione tecnologica, della voglia di scappare
dall’inquinamento, di una società produttivamente matura. Ma in città
comincia a sentirsi stretta. I dati diffusi alla conferenza nazionale
organizzata dal ministero dell’Ambiente (“La natura dell’Italia”) sono
interessanti da questo punto di vista perché partono da una
constatazione onesta: il Pil pro capite delle aree parco è più basso
della media nazionale (e non potrebbe essere diversamente vista la loro
collocazione geografica marginale rispetto a decenni di crescita molto
rapida). Ma aggiungono un elemento interessante: è più alto di quello
delle aree vicine. In particolare c’è una “forte crescita concentrata
nell’ultimo decennio, ovvero da quando le aree protette nazionali hanno
iniziato ad operare con continuità: tra il 2000 e il 2011 si registra un
aumento del 12,7% degli insediamenti produttivi a fronte dell’1,9%
della media italiana e del 6,7% di aree socioeconomiche simili, una
velocità di crescita doppia”. E’ probabile che la green economy
resterà in buona parte metropolitana. Ma l’importanza dell’economia
verde decentrata (senza tener conto dei benefici economici garantiti
dalle aree protette in termini di servizi ecosistemici come acqua e aria
pulite e difesa dal dissesto idrogeologico) cresce trainando alcuni
degli assett principali del made in Italy: dal turismo ai prodotti
tipici.
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