Nell’esprimere apprezzamento per l’iniziativa assunta dal
collega Iannuzzi e per il contenuto dell’atto di indirizzo in titolo, di
cui è cofirmatario, ritiene doveroso sottolineare che la sua
discussione avrà tanto più valore, quanto più la Commissione riuscirà a
mettere a fuoco e ad affrontare una pluralità di questioni che vanno
anche aldi là delle oggettive priorità messe bene in risalto dal collega
Iannuzzi. In tal senso, rileva anzitutto che vi è la necessità che il
Parlamento provveda, con ogni urgenza, all’approvazione definitiva
della proposta di legge per la ricostituzione, anche in questa
legislatura, della Commissione parlamentare d’inchiesta su gli
illeciti connessi al ciclo dei rifiuti. Nel segnalare questo ritardo
come uno dei dati più negativi di questo avvio di legislatura,
sottolinea che, a suo avviso, tale organo costituisce uno strumento
indispensabile per dare forza, incisività, trasparenza e coerenza
all’azione della politica, sia nel rapporto con gli altri organi dello
Stato, a partire dalla magistratura, sia nel rapporto con la pubblica
opinione su temi in molti casi delicati e complessi come ad esempio
quelli relativi alla trattazione delle dichiarazioni dei collaboratori
di giustizia.
Al tempo stesso, ritiene che la discussione della
risoluzione in titolo debba costituire un’occasione da non perdere per
approfondire, nel dialogo con il Governo, il tema generale della
revisione e della emplificazione di tutta la legislazione in materia di
bonifiche contenuta nel Codice ambientale. Si tratta di una
legislazione che l’esperienza ha dimostrato di non essere stata in grado
di conseguire gli obiettivi iniziali, a causa della farraginosità delle
procedure. Vi è stato inoltre un malinteso concetto di bonifica che ha,
di fatto, impedito di conseguire, in tutto il Paese, in modo continuo,
gli obiettivi fondamentali di una progressiva decontaminazione delle
aree inquinate, a tutela dei fondamentali diritti dell’ambiente e della
salute dei cittadini, e di un loro riuso, in condizioni di sicurezza
ambientale, a beneficio della crescita economica e sociale dei
territori. Conclude, quindi, segnalando la necessità di approfondire
anche il tema dell’introduzione nel Codice penale dei reati ambientali,
che da troppo tempo viene dibattuto senza esiti positivi, anche in
ragione dell’oggettiva complessità giuridica della questione e che,
probabilmente, potrebbe essere portato a soluzione, in modo e in tempi ben più rapidi, se, più semplicemente, si scegliesse la strada già perseguita con successo all’inizio
del decennio passato, con la modifica dell’arti- colo 260 del Codice
ambientale relativo al fenomeno del traffico illecito di rifiuti
dell’inasprimento delle fattispecie contravvenzionali già presenti nel
medesimo Codice ambientale.
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