08/11/13

Il mio intervento sulla risoluzione in Commissione sulla Terra dei fuochi

Nell’esprimere  apprezzamento per l’iniziativa assunta dal collega Iannuzzi e per il contenuto dell’atto di indirizzo in titolo, di cui è cofirmatario, ritiene doveroso sottolineare che la sua discussione avrà tanto più valore, quanto più la Commissione riuscirà a mettere a fuoco e ad affrontare una pluralità di questioni che vanno anche aldi là delle oggettive priorità messe bene in risalto dal collega Iannuzzi. In tal senso, rileva anzitutto che vi è la necessità che il Parlamento provveda, con ogni urgenza, all’approvazione definitiva della proposta di legge per la ricostituzione, anche in questa legislatura,  della Commissione parlamentare d’inchiesta su gli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti. Nel segnalare questo ritardo come uno dei dati più negativi di questo avvio di legislatura, sottolinea che, a suo avviso, tale organo costituisce uno strumento indispensabile per dare forza, incisività, trasparenza e coerenza all’azione della politica, sia nel rapporto con gli altri organi dello Stato, a partire dalla magistratura, sia nel rapporto con la pubblica opinione su temi in molti casi delicati e complessi come ad esempio quelli relativi alla trattazione delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.
Al tempo stesso, ritiene che la discussione della risoluzione in titolo debba costituire un’occasione da non perdere per approfondire, nel dialogo con il Governo, il tema generale della revisione e della  emplificazione di tutta la legislazione in materia di bonifiche contenuta nel Codice ambientale. Si tratta di una legislazione che l’esperienza ha dimostrato di non essere stata in grado di conseguire gli obiettivi iniziali, a causa della farraginosità delle procedure. Vi è stato inoltre un malinteso concetto di bonifica che ha, di fatto, impedito di conseguire, in tutto il Paese, in modo continuo, gli obiettivi fondamentali di una progressiva decontaminazione delle aree inquinate, a tutela dei fondamentali diritti dell’ambiente e della salute dei cittadini, e di un loro riuso, in condizioni di sicurezza ambientale, a beneficio della crescita economica e sociale dei territori. Conclude, quindi, segnalando la necessità di approfondire anche il tema dell’introduzione nel Codice penale dei reati ambientali, che da troppo tempo viene dibattuto senza esiti positivi, anche in ragione dell’oggettiva complessità giuridica della questione e che, probabilmente, potrebbe essere portato a soluzione, in modo e in tempi ben più rapidi, se, più semplicemente, si scegliesse la strada già perseguita con successo  all’inizio del decennio passato, con la modifica dell’arti- colo 260 del Codice ambientale relativo al fenomeno del traffico illecito di rifiuti dell’inasprimento delle fattispecie contravvenzionali già presenti nel medesimo Codice ambientale.

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