L'ultima trovata è grande 4 chilometri per 10, ed è praticamente a
cielo aperto. E si teme anche per la sorte dei prodotti agricoli
Località Omo morto. L’ultima discarica ritrovata è vicino a Caivano,
comune a nord di Napoli. Nomen omen, l’ironia del male. Omo morto non è
una discarica di quelle impossibili da trovare, interrate sotto metri
cubi di terra buona da coltivare. Quasi 4 chilometri per 10 di discarica a cielo aperto, al massimo sotto 40 centimetri di terra. 36mila tonnellate di rifiuti speciali. Dopo i fusti di rifiuti tossici di Casale di Principe, il
ritrovamento di discariche è quotidiano, perché basta percorrere le
strade di campagna , le strade provinciali, e ogni piazzola è una
discarca. Non tutta la Campania, ma un territorio preciso, una zona di confine tra le provincie di Caserta e Napoli.
“Gestiamo
il bene confiscato Fondo Amato Lamberti, tra la discarica di Chiaiano e
l’inceneritore di Acerra, ogni giorno ci sono riunioni e comitati”. Ciro Corona è l’animatore di Resistenza Anticamorra:
“La mia impressione che dopo tanti anni, oggi si verifica l’effetto
presa di coscienza per forzare le bonifiche, che mi auguro non saranno
in mano a coloro che quando gestivano il ciclo dei rifiuti hanno reso
tutto questo possibile”. Le domande sono tante quanto i roghi e le
colonne di fumo che si avvistano in questo pezzo di Campania: “Sono
venti anni che conosciamo queste storie, e oggi sembra che tutto debba
cambiare. Ma senza una vera mappatura del territorio rischiamo di
metterlo in ginocchio”. Peppe Pagano è animatore del Nuovo
Commercio Organizzato e in prima fila nella lotta contro le discariche e
per le buone pratiche agricole sui terreni confiscati: “Ci dicono che
non ci sono i soldi per le bonifiche. È falso, perché tanti soldi sono
stati spesi dalle vecchie amministrazioni, fino a 600 milioni di euro
per avere questo risultato. Poi tutti i malati di tumore vanno verso il
nord, che manda i suoi rifiuti industriali a noi. Ad oggi la Regione
Campania ha pagato 10 miliardi di euro per i viaggi della speranza. Se
osservi i dati è impressionante. Si hanno industrie che diventano più competitive sulla vita di altri cittadini.
Cosa si dovrebbe fare? Bonificare per davvero rendendo le zone
inquinate No Food, mappare e dare un marchio di certificazione sanitaria
a quelle terre che sono incontaminate”.
Nel frattempo già si teme un abbassamento fortissimo dei prezzi dei prodotti agricoli,
ricomprati da aziende di nuova costituzione che poi cambiano l’origine
dei prodotti e li rimettono nelle catene di grande distribuzione.
Ipotesi su cui gli investigatori si stanno già muovendo. “Sono ipotesi
concrete: ogni emergenza crea spazi per la criminalità organizzata e non
solo, perché in queste situazioni tutti hanno da guadagnare, tutti
tranne i cittadini onesti”. Un ufficiale di polizia che preferisce
l’anonimato chiosa: “Un’economia malata si muove, strano a dirsi, molto
più velocemente di un’economia sana”. È la terra dei fuochi e
dell’ironia mortale.
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