05/05/13

Divieto d’uso dei neonicotinoidi, la Commissione va avanti ma senza maggioranza

Durante la riunione del Comitato d’appello dello Scofcah, il Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali, del 29 aprile scorso, gli Stati membri dell'Ue non hanno raggiunto la maggioranza qualificata né in favore né contro la proposta della Commissione di limitare l'uso dei 3 neonicotinoidi clothianidin, thiamethoxam e imidacloprid.

Nonostante ciò, Tonio Borg, Commissario della salute e della politica dei consumatori, ha dichiarato che spetta ora alla Commissione rispondere al rischio per la salute delle api individuato dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), e andrà perciò avanti con il suo testo nelle prossime settimane.

Durante il voto in Comitato d’appello 15 Stati membri hanno sostenuto la proposta di divieto, 8 Stati membri hanno votato contro e solo 4 Stati membri si sono astenuti. Secondo fonti non ufficiali  l’Italia avrebbe votato contro la proposta in quanto la Commissione europea non ha accolto la richiesta di escludere il trattamento fogliare prefioritura.
I principali elementi dell’attuale proposta sono: limitazione dell'uso dei tre neonicotinoidi (clothianidin, imidacloprid e thiametoxam) per il trattamento delle sementi, l’applicazione al suolo (granuli) e trattamenti fogliari su piante e cereali attraenti per le api; restanti usi autorizzati disponibili solo ai professionisti; eccezioni limitate alla possibilità di trattare le colture attrenti per le api nelle serre e nei campi a cielo aperto solo dopo la fioritura.

La proposta sarà presa in esame dal Collegio dei Commissari nelle prossime settimane per decidere in merito all’adozione del divieto. In caso di adozione, le misure restrittive si applicheranno a partire dal 1 Dicembre 2013.

Inoltre, la Commissione europea ha dichiarato che riesaminerà le condizioni di utilizzo dei tre neonicotinoidi entro i due anni di applicazione della restrizione, non appena saranno disponibili ulteriori informazioni tecnico-scientifiche a riguardo.

Qualora si dovesse decidere di adottare comunque la proposta di regolamento e di non limitare il divieto alla sola concia delle sementi, Coldiretti ritiene che tale misura sarebbe fortemente penalizzante per l’agricoltura mediterranea ed italiana in particolare, vista la grande diffusione di colture ortofrutticole che caratterizza la nostra produzione agricola.

In particolare appare fortemente discutibile, l’orientamento della Commissione volto ad ignorare, di fatto, le conclusioni del rapporto pubblicato dall’Efsa sulle tre sostanze clothianidin, thiamethoxam e imidacloprid, che non porterebbero affatto all’introduzione di un divieto così esteso e generalizzato, vista la mancanza di dati scientifici certi che dimostrino un nesso di causa-effetto tra la moria delle api e l’impiego dei tre neonicotinoidi indicati, in caso di trattamenti fogliari, uso di granulari e trattamenti prefioritura, in quanto al momento è solo ed esclusivamente la concia delle sementi ad avere maggiori riscontri sul piano scientifico rispetto alla tossicità di tali sostanze per le api.

Pertanto, Coldiretti nell’apprezzare la decisione dell’Italia di aver espresso, come sembra, un voto contrario al divieto così come formulato dalla proposta di regolamento, non condivide, invece, gli attuali orientamenti della Commissione in materia di fitofarmaci volti ad escludere dal mercato un numero sempre maggiore di sostanze attive, senza considerare che mancano al momento altri principi attivi sostitutivi che possano combattere le medesime patologie delle piante creando come già sta accadendo, dei notevoli problemi per la lotta fitopatologica ad alcune malattie delle piante, con ricadute negative soprattutto sulle produzioni agricole dell’area mediterranea.

Se da un lato, è condivisibile l’obiettivo di perseguire un uso sostenibile della chimica in agricoltura, dall’altro lato, deve essere chiaro che la sostenibilità non deve creare problemi economici alle imprese agricole esponendole ad uno svantaggio concorrenziale rispetto ai paesi extra-europei, dove molti dei fitofarmaci vietati all’interno dell’Unione, continuano ad essere ampiamente utilizzati.

Il risultato è che paradossalmente, il consumatore europeo che acquista un prodotto ortofrutticolo importato dai paesi extra Ue, rischia di ingerire residui di antiparassitari vietati da tempo nel Vecchio Continente, vanificando così l’impegno sostenuto in questi anni dalle imprese agricole italiane, per garantire alimenti sicuri, grazie ad un uso controllo e responsabile dell’impiego dei fitofarmaci testimoniato dal fatto che, secondo i dati del Ministero della Salute, il 99,97 per cento dei prodotti ortofrutticoli o non presenta residui o è regolare, entro i limiti ammessi dalla legge.

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