21/05/12

La Risoluzione che presentammo alla Camera per il deposito a Rivara: leggetela attentamente



Atto Camera

Risoluzione in Commissione 7-00537
presentata da
ALESSANDRO BRATTI

martedì 29 marzo 2011, seduta n.454

La VIII Commissione,
premesso che:
le infrastrutture di stoccaggio del gas svolgono un ruolo strategico per il Paese ai fini della garanzia della sicurezza delle forniture, sia in caso di eventi climatici eccezionali, sia in caso di rischi di interruzione delle importazioni;
a tal fine la politica del Governo è volta all'incentivazione della costruzione dei depositi sotterranei di gas, generalmente attraverso la reiniezione del gas nei giacimenti esauriti, con ristabilizzazione delle pressioni originarie;
il progetto per la realizzazione del deposito di gas a Rivara, nella regione Emilia Romagna, diversamente da tutti gli altri casi di realizzazione di depositi sotterranei nel territorio nazionale, prevede lo stoccaggio di gas in un acquifero profondo con permeabilità per fatturazione naturale, ad una profondità di circa 2.500-2.800 metri;
la regione Emilia-Romagna si è dotata di un piano energetico regionale nel rispetto dei criteri stabiliti dall'Unione europea che punta sulla diversificazione delle fonti energetiche e che non prevede la realizzazione di un impianto di stoccaggio del gas a Rivara;
il progetto è stato presentato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare già nel 2006, ai fini della procedura di valutazione di impatto ambientale, che si è conclusa con un esito «interlocutorio negativo»; successivamente, nel 2009, il progetto è stato ripresentato al Ministero, con una serie di integrazioni ai fini di una nuova valutazione, attualmente in corso di esame;
sul progetto si sono espressi in senso contrario tutti gli enti locali competenti e la regione Emilia Romagna, la cui giunta ha formulato un parere negativo nell'ambito della procedura di valutazione di impatto ambientale nazionale;
la posizione di contrarietà suddetta è frutto del lavoro di tavoli tecnici provinciali e regionali;
le problematiche principali connesse all'esercizio degli stoccaggi in acquifero sono riconducibili al rischio di fughe di gas, in quanto non si può prescindere dal superamento delle pressioni iniziali della formazione;
in particolare, le ragioni di tipo geologico che fanno ritenere non fattibile in sicurezza il deposito di gas a Rivara sono legate alla fessurazione delle rocce in cui si vuole immettere il gas, che raggiunge il piano di campagna o una quota prossima ad esso come dimostra la presenza di:
a) acque salate (provenienti dalla struttura geologica profonda che si vuole utilizzare) in superficie nelle valli retrostanti il sito prescelto per l'impianto principale;
b) gas ed acqua salata in un pozzo di ridotta profondità (eseguito dall'amministrazione comunale nel 1948 a scopi idropotabili nel centro abitato di San Felice) circondato a distanza di qualche centinaio di metri da pozzi simili, ma con acqua dolce;
c) venute in superficie addirittura di petrolio (segnalato dai geologi dell'800) fra Medolla e San Felice;
d) anomalie geotermiche (ossia temperature anomale elevate) addirittura in superficie sempre fra Medolla e San Felice, che denotano anch'esse inequivocabilmente la risalita di acqua calda da grandi profondità e quindi una intensa fessurazione della roccia;
e) un'anomalia geotermica nel sottosuolo di una località prossima all'impianto d'immissione del gas nel sottosuolo che renderebbe più costosa la compressione del gas in un ambiente a temperature elevate, con conseguenti perdite di competitività sul mercato;
f) scavernamenti nei terreni agricoli ascritti dall'università di Bologna a venute di gas in superficie con anomalie geochimiche nelle acque;
g) una lunga frattura in superficie che parte dalla località Canalazzo in comune di Finale Emilia (ad est del sito scelto) e che giunge sino a Mirandola, rilevata negli anni '80 dall'università di Modena che, congiuntamente alle anomalie del punto precedente indica come la zona sia soggetta a movimenti;
inoltre esistono una serie di ragioni di tipo sismologico che fanno ritenere non fattibile in sicurezza il deposito di gas a Rivara che, in particolare, sono dovute al fatto che:
a) la struttura geologica in cui s'intende immettere il gas genera già spontaneamente frequenti terremoti sia alla sua estremità orientale dove sono risultati addirittura catastrofici (nel 1500 la città di Ferrara fu semidistrutta), sia alla sua estremità occidentale dove sono piuttosto energici (l'ultimo episodio risale ad una decina d'anni fa con epicentro nel basso reggiano), mentre nella parte centrale dove si vuole costruire il deposito, a pochi chilometri di distanza dal sito prescelto, si trovano gli ipocentri di sismi, uno di intensità 5o-6o grado della scala Mercalli con ipocentro proprio a Rivara, nel 1987, altri d'intensità più modesta, uno dei quali recentemente è risultato posto alla profondità in cui si vuole immagazzinare il gas;
b) i depositi di gas generano sempre sismicità indotta e non esistono attualmente al mondo modelli (supportati da basi sperimentali a scala reale e convalidati da una considerevole casistica storica) che prevedano l'intensità dei terremoti, in una struttura che già spontaneamente genera terremoti, che possono essere provocati dalla compressione e dalla decompressione di miliardi di metri cubi di metano che in essa vengono iniettati ed estratti con frequenza semestrale;
le suesposte ragioni si aggiungono ad altre ragioni di carattere ambientale, che aggravano le condizioni di inquinamento atmosferico ed acustico in un territorio ampiamente antropizzato e oramai saturo di inquinanti;
in particolare, la centrale di pompaggio del metano consta di 4 compressori centrifughi, movimentati da turbine a gas che, bruciando 24 ore su 24, producono inquinanti come CO2 (anidride carbonica), NOx (ossidi di azoto) e HC (acetilene) in una zona scarsamente ventilata e poco piovosa. Tali inquinanti si aggiungono a quelli rilasciati dal termocombustore, ove vengono bruciati in continuo tutti gli sfiati, i drenaggi, i vapori dei rigeneratori glicole, i gas dei degasatori e altro;
il rumore prodotto durante l'iniezione del gas in estate dai turbo-compressori e dai raffreddatori ad aria (air cooler), durante l'estrazione del gas d'inverno dai rigeneratori glicole e disidratatori raggiunge livelli di circa 60 dB(A) a 500 metri, mentre il centro di Rivara è a 1000 metri;
come in tutto il mondo, anche nel nostro Paese esistono già da parecchio tempo giacimenti di idrocarburi esauriti od in via di esaurimento, che vengono attrezzati per essere riempiti nuovamente di gas e che risultano una valida e sicura alternativa al deposito di gas di Rivara;
tale soluzione non farebbe correre i rischi sopra elencati perché nei giacimenti esauriti o in via d'esaurimento si conoscono con grande precisione la situazione del sottosuolo nonché le pressioni che aveva il metano nel giacimento allo stato naturale, per cui è possibile ripristinare la situazione naturale preesistente allo svuotamento del giacimento che ha permesso la conservazione per milioni d'anni del metano nel sottosuolo, anche in condizioni sismiche probabilmente più energiche di quelle attuali;
oltretutto in provincia di Modena esistono due grandissimi giacimenti rispettivamente a Spilamberto ed a Novi in via d'esaurimento, uno dei quali, quello di Novi, è posto a solo una decina di chilometri da Rivara per cui, se la posizione Rivara è ritenuta «strategica» per il Governo, lo è altrettanto quella di Novi e non si discosta molto quella di Spilamberto;
anche con riferimento alle ragioni di carattere economico, l'utilizzazione dei giacimenti esauriti ed in via d'esaurimento è senz'altro più conveniente sotto il profilo economico rispetto alla costruzione ex novo del deposito di gas in acquifero perché non richiede gli enormi costi dovuti soprattutto:
a) alle prospezioni geologiche ante opera più prolungate nel tempo ed approfondite, per ottenere un grado accettabile di garanzia di tenuta del serbatoio, esente cioè dal rischio di perdite verso la superficie (inquinamento degli acquiferi meno profondi per uso potabile o irriguo) con fuoriuscita del gas in atmosfera e/o verso le formazioni geologiche vicine, e ai controlli assidui durante l'esercizio;
b) alla costruzione di nuovi metanodotti;
c) alle indennità per le servitù e gli espropri con conseguente enorme riduzione dei tempi necessari per iniziare e quindi rendere produttivo l'impianto;
d) alla perforazione di nuovi pozzi;
e) al risarcimento dei danni provocati dai sismi indotti alle persone ed alle cose, essendo la sismicità provocata dal riempimento e dallo svuotamento dei giacimenti esauriti talmente bassa da essere rilevata solo a livello strumentale e non dalla popolazione (quindi non si ha un deterioramento della qualità della vita e un deprezzamento dei beni immobili);
va tenuto conto degli eventi sismici che negli ultimi anni hanno interessato il territorio nazionale nonché delle devastanti catastrofi naturali che negli ultimi giorni hanno colpito duramente in Giappone,

impegna il Governo:
ad assumere una posizione politica precisa sull'inopportunità della scelta della realizzazione del deposito di gas a Rivara, allo scopo di evitare di sottoporre il territorio e i cittadini a rischi imprevedibili conseguenti alla mancanza di sicurezza sismica e geologica del sito che dovrebbe ospitare il deposito, oltre che per ragioni di criticità ambientale come esposte in premessa;
ad elaborare un piano energetico nazionale che coordini l'impegno delle regioni con lo scopo di rispettare gli impegni presi con la stipula del protocollo di Kyoto;
ad investire con forza sulle energie alternative e rinnovabili;
a non rilasciare titoli di concessione mineraria per l'impianto di stoccaggio di gas in acquifero a Rivara.

(7-00537)

«Bratti, Mariani, Benamati, Bocci, Braga, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Realacci, Viola».

1 commento:

Anonimo ha detto...

Forse non è al corrente che anche Novi ha risentito degli effetti del terremoto e che ad esempio proprio la casa comunale è inagibile.
Le ricordo inoltre che si sono sentiti anche gli effetti del terremoto di una decina di anni fa con epicentro Correggio, pertanto la posizione non è proprio definibile "tranquilla" come la commissione sembra volerla descrivere.
Inoltre, e non di poco conto, tutti gli effetti negativi relativi a rumore, ricadute di inquinanti, combustione, effetti termici ecc. valgono tanto per un sito quanto per l'altro, vista peraltro la vicinanza ai rispettivi centri abitati e ai centri limitrofi (da Concordia s/S a Carpi).
Piuttosto inviterei a considerare se realmente questi "regali" da parte del territorio (e dei relativi cittadini) ai soggetti forti dell'economia (ENI senza fare nomi) siano davvero necessari e non si possa pensare ad uno sviluppo diverso e sostenibile, in modo esattamente opposto a quanto stiamo assistendo in questo periodo con l'attacco al settore delle rinnovabili, giustificato come necessità di ridurre il carico sulle bollette delle famiglie ma ben noto a tutti gli operatori del settore che motivato dall'ostilità dei produttori tradizionali.
MSA (Movimento per lo Sviluppo delle energie Alternative) proprio in questi giorni può testimoniare come l'allacciamento di un impianto fotovoltaico sia diventato una sorta di corsa ad ostacoli (se non un percorso minato) grazie ai comportamenti ostruzionisti messi in campo da Enel e Terna.
Lancio una provocazione: perchè anzichè pensare a stoccaggi di gas metano non proviamo a pensare siti di produzione e accumulo di idrogeno da fonte rinnovabile (realmente rinnovabile, non CIP6 ...) per mobilità e volano notturno di energia elettrica?
Forse progetti del genere non giovano alle tasche di petrolieri e dei soliti monopolisti?
Stefano Bassi