29/03/12

Biomasse si ma con attenzione massima all'ambiente: dichiarazione di voto alla Camera

Signor Presidente, la discussione sulle agroenergie e, in particolare, sulle biomasse è di fatto inserita all'interno dell'universo più ampio della questione delle energie rinnovabili. A questo proposito, vorrei esternare la grande preoccupazione che oggi investe questo mondo, un mondo, quello delle rinnovabili, che, associato a quello del risparmio energetico, rappresenta un pilastro fondamentale dell'economia verde e che, anche in un grande momento di crisi come quello che stiamo vivendo, costituisce uno dei pochi comparti produttivi in crescita in termini di fatturato e di occupazione.
Siamo anche noi, signor sottosegretario, molto preoccupati per le bozze che circolano sul cosiddetto quinto conto energia, sia per le modalità con cui sono state rese note, sia per il contenuto che per noi non è, se è quello, accettabile.
Si fa un gran parlare di creare le condizioni favorevoli per le imprese ad investire in Italia. Si parla molto di riforma del mercato del lavoro, anche in relazione a questa necessità. Ma credo sia noto a tutti che le imprese, per potere investire risorse, hanno necessità prima di tutto di certezze, di condizioni e di tempi. Cambiare in continuazione queste situazioni, così come è successo - mi riferisco al noto decreto Romani - e sta succedendo per gli incentivi alle rinnovabili, non favorisce sicuramente gli investimenti né, quindi, aiuta il nostro Paese a crescere.
Chiediamo, quindi, una grande attenzione su questo tema da parte del Governo. Ciò non significa che non si debba rivedere il monte degli incentivi, forse oggi a volte generosi, ma sicuramente questo va fatto con grande prudenza ed equilibrio. Non vi è dubbio che le agroenergie possono contribuire a valorizzare le filiere agroalimentari presenti sul territorio, integrando il reddito degli agricoltori ed in molti casi a concorrere a risolvere problemi di natura ambientale, legati alla valorizzazione dei sottoprodotti e delle biomasse agricole.(continua)


È di recente emanazione da parte della Commissione europea una strategia importante, che riguarda l'innovazione per una crescita sostenibile, una bioeconomia per l'Europa. Questa è basata su un approccio interdisciplinare, intersettoriale e coerente al problema. L'obiettivo è creare una società più innovatrice, un'economia a emissioni ridotte, conciliando l'esigenza di un'agricoltura sostenibile e della sicurezza alimentare con l'uso sostenibile delle risorse biologiche rinnovabili per fini industriali, tutelando allo stesso tempo la biodiversità e l'ambiente.
È un piano che si basa su tre aspetti chiave: sviluppare tecnologie e processi produttivi nuovi destinati alla bioeconomia, sviluppare mercati e competitività nei diversi settori della bioeconomia e, infine, stimolare una maggiore collaborazione tra i responsabili politici e le parti interessate.
Promuovere e valorizzare tali forme di produzione energetica, che utilizzano sostanze di origine biologica, significa ridurre il consumo di combustibili fossili e l'emissione di gas climalteranti, sviluppando in Italia una filiera industriale innovativa. Ma questo deve avvenire senza dar vita ad effetti distorsivi per l'economia agricola o addirittura inefficaci per quanto riguarda il saldo delle emissioni.
Tra le diverse energie rinnovabili da biomassa - è stato ricordato anche da altri colleghi - il biogas sembra rappresentare un'apprezzabile potenzialità per alcune intrinseche caratteristiche positive della sua filiera, tra cui la nascente linea tecnologica italiana di produzione degli impianti. Ma come tutte le attività industriali, sia pure in questo caso collegate al comparto agricolo, anche per le biomasse è necessario verificarne le criticità, tra cui ad esempio in alcune situazioni la realizzazione di impianti di medie e grandi dimensioni, che comporta inevitabilmente un aumento della distanza coperta dai materiali usati come combustibile, se non la loro importazione dall'estero, con conseguente incremento della mobilità dei mezzi di trasporto, del relativo impatto ambientale, soprattutto in quelle zone dove la qualità dell'aria presenta criticità, e, a volte, anche dell'inefficacia energetica dell'intero ciclo.
Per i piccoli impianti a biogas, poi, in alcune province si sta verificando un'eccessiva loro concentrazione, che in assenza di una programmazione territoriale determina anomalie nel mercato agricolo - sia per la produzione che per gli affitti dei terreni - nonché, come veniva ricordato prima dalla collega Di Giuseppe, conflitti sociali a volte insanabili.

Per evitare, quindi, che una potenziale risorsa si trasformi in un problema, alla luce anche delle esperienze che si sono sviluppate negli ultimi anni sui territori, pensiamo che sia necessario da parte del Governo mettere in campo ulteriori azioni importanti, cominciando prima di tutto - come è stato più volte ricordato anche da lei, signor sottosegretario - a dare attuazione ad alcuni dei decreti attuativi che ormai da tempo avrebbero dovuto essere licenziati. Mi riferisco in particolar modo a quello riguardo al burden sharing per le regioni, per evitare un'eccessiva concentrazione di impianti in alcune di queste e la mancanza in altre, prevedendo anche misure penalizzanti per quelle regioni che ancora oggi non hanno il piano energetico regionale.
Poi il decreto relativo all'energia termica, poiché la biomassa è particolarmente efficace per la produzione di calore e quindi al biometano, ovvero la possibilità di mettere in rete il biogas, provvedimento questo che, come lei ha ricordato, dipende dall'attività dell'Authority.
È necessario poi promuovere la realizzazione di impianti che siano compatibili con la richiesta di vivibilità dei territori, con la salvaguarda delle produzioni agricole, specie quelle orientate alla qualità del prodotto stabilendo criteri per lo sfruttamento prevalente delle biomasse locali. Fondamentale è tutelare il paesaggio attraverso un controllo del consumo dei terreni agricoli così come realizzare un corretto inserimento degli impianti nel tessuto urbanistico rurale. Per fare questo, pur semplificando le procedure autorizzative, così com'è stato fatto in questi anni, si devono dare al sistema degli enti locali e ai sindaci in particolare gli strumenti necessari per una regolamentazione ottimale in merito alla localizzazione degli impianti, soprattutto quelli di piccole dimensioni, in quanto, lo voglio ricordare, quelli di taglio maggiore a combustione a biomassa diretta sono già soggetti a valutazioni ambientali di legge.

Crediamo poi sia cruciale prevedere meccanismi disincentivanti per l'importazione di materiale dall'estero e quindi al riguardo la vediamo in maniera diversa da quanto rappresentato dall'onorevole Di Biagio. La differenziazione degli incentivi può essere sicuramente un meccanismo efficace per favorire le biomasse da rifiuti, da scarti agricoli, del verde urbano e forestale, premiando l'efficienza energetica del ciclo. Questo significa anche semplificare la legislazione riguardante la gestione integrata dei rifiuti per valorizzarne energicamente la parte organica.
Concludo, signor Presidente, dichiarando il voto favorevole su tutte le mozioni presentate così come proposte dalla riformulazione del Governo, ricordando che in particolare la nostra è frutto di un lavoro che ha visto coinvolte le tre componenti del Partito Democratico appartenenti alla Commissioni ambiente, agricoltura e attività produttive a testimoniare che la sostenibilità e la green economy sono inscindibili dall'integrazione delle politiche di settore e sono una condizione indispensabile per un nuovo sviluppo industriale del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).



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