15/01/12

«Con Franceschini se ne va un pezzo di storia»

Bratti ricorda il padre dell’amico Dario: «Era fuori dagli schemi, nella sua casa si respirava un’aria di grande vivacità»

«Giorgio Franceschini era un uomo di cultura, ma fuori dagli schemi ordinari, mi è difficile rappresentarlo come meriterebbe. Aveva un amore quasi maniacale per i libri, la sua casa è fatta di libri, è una vera biblioteca, tra quelle private è senz’altro uno delle più ricche e fornite. Ma gli piacevano anche le persone, era apertissimo verso gli altri, curioso e mai invadente». Alessandro Bratti la casa dei Franceschini la conosce bene, ha iniziato a frequentarla da ragazzo, quando era amico e compagno di studi di Dario, sebbene avessero idee politiche diverse: comunista Sandro, democristiano Dario. «E’ sempre stata una casa aperta, ospitale, me la ricordo spesso piena di gente, di studenti, lì si è sempre respirata un’aria di grande vivacità, piena di energia positiva. Ma ci facevamo anche delle feste grandissime con decine e decine di persone» dice Bratti riferendosi in particolare ai sovraffollati carnevali. «Non ricordo che i genitori di Dario siano mai venuti a interferire» «Allora e poi anche negli anni successivi - dice il deputato del Pd mi è capitato spesso di conversare e discutere con il papà di Dario, non era solo dotato di una grande cultura, aveva in più una carica di innovazione fortissima, fuori dal comune. Credo che questa eccezionale apertura mentale sia propria delle persone che come Giorgio Franceschini hanno avuto un ruolo nella costruzione della democrazia italiana, degli uomini che davvero hanno fatto la nostra Repubblica e la nostra Costituzione. E’ per questo che con lui se ne va anche un pezzo della nostra vita, della nostra storia». Giorgio Franceschini, ha seguito sempre l’attualità politica, con passione e distacco al tempo stesso. «Un uomo come lui con la politica di oggi aveva poco a che fare, ma non perché non la comprendesse, figuriamoci. Mi colpivano molto i suoi giudizi su Berlusconi, erano molto più critici e severi di quelli che venivano e vengono da sinistra». Ed erano i giudizi di “un centrista” come si è sempre definito Giorgio Franceschini. La conversazione con Bratti termina da dove era cominciata: dai libri. « Negli ultimi tempi, a causa della malattia, aveva dei disturbi alla vista e questo gli impediva di leggere o almeno di leggere come una volta, come ha fatto per tutta la sua vita. Era una cosa che lo amareggiava tantissimo».

Nuova Ferrara

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