11/12/10

Da Cancun a Roma

Un Summit qui a Cancun di cui si annunciava già il fallimento ma che in realtà mantiene in vita la speranza di poter avere un post kyoto 2012 con qualche certezza in più.
Ho avuto occasione di ascoltare i vari “statement” dei Paesi nella cosiddetta “high level session”. Non vi è dubbio che gli interventi più interessanti e politicamente significativi sono venuti dai due Presidenti Correa , Ecuador , e Morales Bolivia. Direi con toni diversi molto più pragmatico il primo che ha ricordato come anche i giacimenti di combustibili fossili vadano trattati come i carbon sink rappresentati dalle foreste e molto più ideologico il secondo che ha esortato i Governi a prendere posizioni certe per salvare il pianeta caso contrario saranno i popoli a decidere.



Per il resto dichiarazioni contrastanti con Capi di stato dei piccoli Paesi del Pacifico e di numerosi Stati africani a denunciare il mancato arrivo dei finanziamenti pattuiti a Copenaghen e molti Paesi come quelli europei e non solo che sciorinano cospicui investimenti messi a disposizione.
Una folta presenza cinese. E anche se è pur vero che la Cina mantiene una posizione di retroguardia sul fatto di assumere obiettivi vincolanti soprattutto in assenza dell’impegno degli Stati Uniti, il colosso asiatico ha presentato nei numerosi eventi collaterali una straordinaria varietà di azioni concrete dall’edilizia alla mobilità che dimostrano come questo straordinario Paese, con tutte le contraddizione del caso, stia puntando deciso sulla green economy.
Il Ministro Prestigiacomo ha presentato uno “statement” assolutamente privo di “animo” una sorta di richiamo a Cina e Stati Uniti ad impegnarsi per definire obiettivi vincolanti (ma questo oggettivamente è banale) per poi sottolineare l’importanza delle politiche di adattamento climatico e la necessità che queste possano avere i fondi adeguati per essere applicate soprattutto per i Paesi più a rischio. Infine il Ministro ha rivendicato un ruolo all’interno della Comunità europea che francamente non è chiaro come si esplica.
Tra l’altro sarebbe il caso di chiedere a questo Governo quali sono le strategie messe in campo per ridurre i gas serra e proprio come all’interno del quadro europeo quale sia l’ impegno per incentivare politiche industriali innovative verso un’ economia a basso tenore di carbonio.
Le risposte purtroppo sono sotto gli occhi di tutti. Al di là di un’obbligata politica per lo sviluppo delle rinnovabili imposta dagli accordi europei , che viene avanti pur con qualche difficoltà, è assolutamente assente qualsiasi politica integrata per il clima.
Se poi affrontiamo il tema dell’adattamento climatico è sufficiente ricordare le numerose vulnerabilità territoriali dell’Italia, dall’erosione costiera al dissesto idrogeologico alle alluvioni e ai fenomeni di desertificazione, per evidenziare la necessità di mettere in campo strategie e fondi non necessariamente solo pubblici
Vorrei inoltre ricordare che qualsiasi decisione a questo riguardo va presa in base alla conoscenza dei fenomeni in atto. I giacimenti di dati sono assolutamente necessari al fine di impostare misure di adattamento significative e concrete e non è casuale che fra i punti controversi dell’eventuale Accordo globale a Cancun si parli di come monitorare le azioni. Anche in questo caso le politiche governative italiane sono state tutte protese a distruggere le Agenzie che producono i dati ambientali partendo dall’Apat ora Ispra in nome di un’organizzazione degli Enti che non è mai stata chiara nel suo obiettivo strategico se non quello dei tagli orizzontali indiscriminati.
Temo ancora una volta che in Italia l’impegno per la riduzione dei gas serra e per la stabilizzazione dei fenomeni climatici si traduca per il nostro Governo nell’insistere sul programma nucleare e nella necessità di attivarlo al più presto. Quindi in questo caso insistendo su politiche molto centraliste di mitigazione ! Politiche che vedrebbero escluse il sistema delle regioni e degli enti locali che invece sarebbero fondamentali per raggiungere risultati significativi per contenere la produzione di gas serra.
La credibilità del Paese è fortemente minata all’estero non solo per le note vicende del Presidente del Consiglio ma anche per l’incoerenza fra il ruolo che si proclama di svolgere sul piano internazionale sui grandi temi ambientali e sulla marginalità che questi anno all’interno dell’Agenda, se mai esiste, di questo Governo.
D’altronde un dato per tutti è rappresentato dal taglio che hanno subito le politiche ambientali ministeriali per il prossimo anno e che il Bilancio ambientale dello stato evidenzia impietosamente. Insomma sarebbe il caso di essere in Italia più coerenti fra quello che si dichiara a livello internazionale e quello che quotidianamente il Governo attuale non fa per contrastare i cambiamenti climatici.

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