22/10/10

Un modo per dire no

No al nucleare si al risparmio energetico , all’efficienza energetica e allo sviluppo delle rinnovabili

Il Consiglio comunale di …………………………, riunito il …………………………………………

Premesso che

- il 90% dell’energia utilizzata in Italia deriva dai combustibili fossili, risorse non rinnovabili sempre più scarse e costose, che comportano costi elevatissimi di importazione e deter-minano una forte dipendenza da Paesi con grande instabilità politica;

- l’uso dei combustibili fossili deve essere necessariamente ridotto poiché provoca produ-zione di gas serra;

- tenuto conto che con la legge n. 99 del 23 luglio 2009 il Governo ha dato il via libera per la localizzazione sul territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nu-cleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, di sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei depositi radioattivi, nonché dei sistemi per il deposito definiti-vo dei materiali e rifiuti radioattivi;

- tale legge sarà sostanziata in una serie di decreti legislativi di riassetto normativo, il primo dei quali è il D.Lgs. n. 31 del 15 febbraio 2010 (in vigore dal 23/03/2010) sulla “Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, non-ché misure compensative e campagne informative al pubblico, a norma dell'articolo 25 della legge 23 luglio 2009, n. 99”; ORDINE DEL GIORNO


- l’Agenzia per la sicurezza nucleare non è ancora stata costituita e che cosi come definita non garantisce la terzietà della struttura in quanto un organo che ha funzioni fondamen-talmente di controllo ha nel proprio Consiglio di amministrazione due rappresentanti del Ministero dello Sviluppo economico, quasi a costituire una sorta di presidio di controllo dell’operato della agenzia stessa.

- la scelta di costituire la nuova Agenzia attraverso l’unione di 50 operatori di ISPRA, ex a-genzia dell’ambiente APAT, (ex “nuclearisti” di APAT) con 50 persone di ENEA non risol-verebbe il problema principale che è quello della forte carenza di personale . L’età del personale che in ENEA ha una competenza nucleare, ancorché di esercente, non è diver-sa da quella dell’ISPRA, ed è molta avanzata.

- il Governo propone l’istituzione di un ‘Agenzia di importanza fondamentale senza preve-dere spese aggiuntive in tema di formazione e di assunzione di personale.
- una nuova Agenzia autonoma richiede unità di servizi (personale, amministrazione, servizi generali ecc.) per le quali non sarebbero sufficienti le poche persone di supporto ammini-strativo presenti nel Dipartimento Nucleare, Rischio Tecnologico e Industriale dell’ISPRA.

- non è proprio previsto se l’Agenzia opererà anche tramite strutture regionali. Oggi il siste-ma di allarme radiologico è molto capillare e diffuso e numerosi sono gli enti che se ne oc-cupano. Vi sono alcune regioni (Piemonte , Emilia Romagna) che possiedono reti di aller-ta. Le professionalità che oggi sono incardinate nelle Agenzie regionali per l’Ambiente non è chiaro come si collocano rispetto al progetto presentato.

considerato che

- l’attuale disponibilità di energia elettrica in Italia è ampiamente sufficiente, come conferma-to dai recenti rapporti del GSE, sia in termini di potenza complessivamente installata, qua-si doppia rispetto al picco massimo di domanda (2005), sia in relazione alla domanda me-dia annuale;

- la crisi economica ha compresso la domanda di energia elettrica e quindi la produzione è calata nel 2009 sul 2008 del 9,4%, con una riduzione della produzione degli impianti ter-moelettrici del 13,5%, per un fabbisogno ridotto a 317 Twh;

- anche con un incremento del PIL annuo medio superiore alle stime del Governo, nel 2020 il fabbisogno resterebbeampiamente al di sotto dei 360 Twh indicati da Terna;

- anche assumendo tali previsioni, visto che gli obblighi comunitari impongono all’Italia di raggiungere entro il 2020 una quota di produzione di elettricità da fonti rinnovabili del 17% e il 20% di efficienza energetica, il che significa circa 90 Twh, mentre le potenzialità delle centrali termoelettriche esistenti superano di gran lunga i rimanenti 270 Twh e altre sono in fase di realizzazione, nel 2020 sarà disponibile una produzione elettrica molto superiore alla domanda, anche senza ulteriori impianti nucleari;

- che la produzione di energia nucleare e il relativo ed eventuale risparmio di produzione di gas serra non potrà essere contabilizzato al 2020 a livello europeo;

- il costo di produzione dell’energia elettrica da fonte nucleare, come risulta dalle recenti va-lutazioni dell’agenzia Moody’s, è il più alto dopo la tecnologia fotovoltaica e, secondo Ter-na e l’AEEG, in Italia l’elevato costo, soprattutto in alcune regioni come Sicilia e Sardegna, è principalmente dovuto dalle gravi inefficienze della rete di trasporto;

- l’occupazione indotta dalla costruzione e dalla gestione delle prime quattro centrali previ-ste delle otto è inferiore di almeno 20 volte quella che si realizzerebbe investendo le stes-se risorse in impianti energetici a fonti rinnovabili e nell’efficienza energetica, con l’ulteriore vantaggio che sarebbe praticamente immediata e a forte impatto locale e sareb-be indispensabile per rispettare gli obiettivi previsti nelle Direttive 20-20 (20)

- ricavare energia con il nucleare di terza generazione significa sposare una risorsa energe-tica poco disponibile e costosa.

- l’Italia non dispone di riserve di uranio e sarebbe costretta, di conseguenza, ad acquistarlo da altri paesi. I paesi principali esportatori di uranio sono l’Australia (che detiene il 28% delle riserve del pianeta), il Kazakhistan (18% delle risorse planetarie), il Canada (12%), la Namibia (6%) e la Russia (4%); solo alcuni dei paesi esportatori sono, quindi, politicamen-te stabili.

- l’Italia non dispone, inoltre, neppure della filiera tecnologica che porta dall’uranio grezzo all’uranio arricchito utilizzato nei reattori nucleari;

- il costo del nucleare di terza generazione non dipende solo dal costo del combustibile (at-tualmente molto basso, attorno ai 0,03 Euro per Kilowattora contro i 0,57 Euro del fotovol-taico) e dalla gestione degli impianti, ma è dovuto soprattutto al costo di realizzazione de-gli impianti. Oltre ai costi diretti per la realizzazione bisogna anche tener conto del costo necessario per lo smantellamento dei reattori a conclusione del ciclo di vita della centrale, della copertura assicurativa in caso di incidenti gravi, dei costi per il ri-processamento del-le scorie, per la bonifica dei siti contaminati e per la realizzazione del deposito geologico di stoccaggio. Il Governo inglese, ad esempio, sta studiando un piano per la costruzione di sei nuove centrali nucleari che pare richiederanno un investimento di almeno 110 miliardi di sterline (pari a 123 miliardi di Euro). Nessuna società privata, però, sembra disposta ad accettare un investimento così aleatorio senza l’appoggio economico del Governo. Se-condo i dati riportati da The Guardian, l’Office of the Gas and Electricity Markets ha calco-lato rincari pari al 25% sulle bollette a danno di imprese e consumatori. Allo stesso modo, Barack Obama finanzierà la costruzione delle due nuove centrali nucleari USA con cospi-cui fondi statali;

- la sola costruzione delle quattro centrali EPR AREVA da 1650 MW ciascuna che si vor-rebbero costruire in Italia richiederebbe un investimento pari a 12-15 miliardi di Euro, ma l’esperienza statunitense ha dimostrato che i costi finali della costruzione di una centrale identica superavano i costi previsti del 200-250%. La costruzione delle quattro centrali po-trebbe costare anche 45 miliardi di Euro. Se lo Stato, quindi, non si farà carico dei costi di-retti ed indiretti nessun imprenditore privato investirà in un progetto che presenta altissimi rischi finanziari, a cominciare dall’incertezza sui tempi
- di realizzazione. Questo significa che i costi del nucleare ricadranno sui contribuenti e gli investimenti statali nel nucleare ridurranno verosimilmente i contributi per lo sviluppo delle altre energie rinnovabili

- il contributo dell’energia nucleare è sceso dal 24% del 1995 al 16% del 2008 e l’energia elettrica prodotta ha subito un “taglio” pari a 60 TWh dal 2006 al 2008. Uno dei motivi che ha incentivato il declino del nucleare è la difficile pianificazione di tempi e costi delle cen-trali: servono dai 3 ai 5 anni per l’individuazione dei siti ed il rilascio dei permessi, altri 10 anni per la costruzione della centrale, 60 anni circa per ammortizzare il costo degli impian-ti, un periodo imprecisato per lo smantellamento della centrale ed infine centinaia di mi-gliaia di anni perché il combustibile non sia più radioattivo;

- il problema dello smaltimento delle scorie, radioattive per centinaia di migliaia di anni, è lontano dall’essere risolto (vedi il dibattito sul futuro del più grande deposito di scorie ame-ricano, situato nelle Yukka Mountains). A partire dall'uranio purificato, infatti, si ottiene il combustibile arricchito ed una grande quantità di uranio impoverito di scarto. Dopo l'uso in reattori si ottiene il combustibile esaurito, più pericoloso dell'uranio grezzo. Parallelamen-te, poi, esiste il problema dello smantellamento delle centrali nucleari a conclusione del ci-clo di produzione. La Gran Bretagna ha di recente siglato un
- protocollo che rimanda di 130 anni lo smantellamento delle centrali in fase di dismissione in attesa che la radioattività degli impianti diminuisca e che gli sviluppi della tecnologica rendano possibili queste delicate operazioni;

- l’Italia ha deciso venti anni fa di rinunciare all’ipotesi del nucleare e da allora non ha inve-stito nella formazione di esperti del settore e nella ricerca. Il Governo ha deciso di varare questo piano, ma, ad oggi, non esistono finanziamenti agli Enti di ricerca sufficienti per recuperare il tempo perduto ed i corsi universitari dedicati sono pochissimi.

- non esiste un Piano energetico strategico per il Paese così come previsto dal Decreto 112/2008 e che non sono ancora noti i contenuti del Piano nucleare nazionale

Tutto ciò premesso,

il Consiglio comunale invita la Giunta a:

- esprimere una netta contrarietà al Governo riguardo allo sviluppo del nucleare in Italia

- richiedere al più presto una Conferenza nazionale per l’energia che veda un forte coinvol-gimento delle Regioni e del sistema degli enti locali;

- dichiarare il proprio territorio “comunità solare” e quindi non disponibile ad ospitare impian-ti di produzione, di lavorazione o di smaltimento riconducibili alla tecnologia nucleare ma invece impegnato a sviluppare, così come previsto dal Piano energetico regionale, azioni concrete di implementazione di energie rinnovabili e di risparmio ed efficienza energetica;

- aderire al progetto della Commissione europea “Patto dei sindaci” che prevede l’adozione di Piani per il clima e di azioni per il risparmio energetico e per lo sviluppo delle energie rinnovabili;

- richiedere al Governo centrale l’esclusione dal Patto di stabilità di tutti gli investimenti che riguardano il risparmio, l’efficienza energetica e lo sviluppo delle rinnovabili.

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