03/08/10

Polistes dominula e blue economy

Nell'editoriale su Greenreport Gianfranco Bologna racconta dell'ultimo interessantissimo rapporto al Club di Roma scritto da Gunter Pauli, economista creativo ed innovativo, che si muove da sempre ed in maniera intelligente "fuori dal coro", attivatore della Zero Emission Initiative presso l'Università delle Nazioni Unite a Tokyo ed oggi presidente della ZERI Foundation in Svizzera nonché membro del Club di Roma. Il rapporto è intitolato "Blue Economy" (vedasi il sito blueeconomy) e sarà pubblicato in italiano, da Edizioni Ambiente, questo autunno.



Pauli ci ricorda che nel 2008, nonostante gli effetti della crisi mondiale e della scarsa liquidità, i fondi di venture capital hanno destinato allo sviluppo di "tecnologie verdi" circa 8,4 miliardi di dollari, mentre dieci anni fa ammontavano soltanto a mezzo miliardo di dollari. Ci documenta che le 100 innovazioni che vengono illustrate nel rapporto "Blue Economy", hanno già creato circa 20.000 posti di lavoro. La crisi offre opportunità uniche di reindirizzare la nostra economia.
Gunter Pauli illustra un portfolio di straordinarie innovazioni che imitano ciò che ha luogo in natura e che possono offrire un futuro migliore e ricco di potenzialità e di diversità.
Negli ultimi due decenni, importanti studiosi e ricercatori hanno illustrato i progressi descritti in questo libro. Presentati da vari ricercatori, gli esempi della tecnologia ispirata alla natura sono stati promossi in tutto il mondo. Molti ricercatori e inventori di grande talento e ingegno hanno contribuito alla crescita e all'interesse in questo campo. Quando la prima campagna di sensibilizzazione per la biomimesi acquistò rilevanza internazionale, grazie anche a figure come Janine Benyus fondatrice e presidente del Biomimicry Institute ed autrice del volume "Biomimicry: innovation inspired by nature" pubblicato nel 1997, si cominciarono a stanziare fondi per studiare innovazioni che avrebbero potuto indirizzare l'industria verso la sostenibilità.
Gunter Pauli ricorda che i dirigenti delle grandi aziende rimasero indifferenti. A parte poche eccezioni.
Secondo Pauli ed il suo rapporto è un'ampia trattazione di questo tema, se si vuole veramente creare un nuovo modello economico profondamente ispirato alle soluzioni naturali che si sono evolute in miliardi di anni di evoluzione, non è sufficiente partecipare a conferenze, leggere rapporti, guardare documentari pieni di colori e riflettere sulle possibili connessioni. Se si vuole passare dalle parole ai fatti bisogna superare un grande ostacolo, impiegare in modo competitivo e strategico queste innovazioni in un'economia aperta, sostituendo l'attuale modello di produzione e consumo malato e insostenibile con qualcosa di meglio.
Pauli spiega molto bene alcuni meccanismi di fondo che impediscono il cambiamento. Prendiamo, ad esempio il mercato dei prodotti adesivi. Ci sono centinaia di colle e adesivi sul mercato, dominato da mega società, come la 3M. La Henkel, un'azienda tedesca, commercializza prodotti adesivi derivati dall'amido vegetale. In realtà, il mercato è sommerso di "soluzioni". La domanda mondiale di adesivi e sigillanti genera un giro d'affari di circa 50 miliardi di dollari l'anno. Solo in Europa, ogni anno, l'industria degli adesivi e dei sigillanti investe 200 milioni di dollari in ricerca e sviluppo. Questo vasto mercato con un potenziale di ricerca enorme è concentrato nelle mani di poche aziende che hanno già una ricchissima gamma di prodotti; diventa così difficile per un nuovo prodotto, per quanto creativo e attraente possa essere, ritagliarsi una sua nicchia e spiazzare gli altri dagli scaffali, farsi spazio nei cataloghi di vendita o attirare l'attenzione degli acquirenti. Un articolo su "Time" o su "The Economist" può offrire una certa visibilità, ma se non è accompagnato da un modulo d'ordine, fa poca differenza. Ma Pauli ci ricorda che, nonostante le tante soluzioni che un giorno potrebbero sostituire i prodotti insostenibili attualmente in vendita, è improbabile che i leader di mercato sostengano tali cambiamenti in un prossimo futuro.
Se un nuovo prodotto venduto in mercato di nicchia è percepito come una minaccia per il mercato tradizionale, i giganti del settore possono cercare di acquistare l'attività emergente e brevettarne le tecnologie. All'inventore viene offerto un lauto compenso e la nuova tecnologia può essere semplicemente insabbiata e non raggiungere mai i consumatori, semplicemente perché perturberebbe un esistente flusso di cassa e margine di profitto.
La Polistes dominula, una specie di vespa nativa dell'Europa centrale è dotata di pinze con le quali riesce a scomporre il legno meccanicamente. Successivamente mangia questi pezzi di legno e li mescola con i suoi succhi gastrici acquosi. Questo processo accorcia chimicamente le fibre del legno. Durante l'essicazione, l'acqua evapora, le fibre di cellulosa formano uno strato e l'adesivo s'indurisce. Il nido è pronto.
Contrariamente alla Polistes dominula che utilizza un adesivo a base d'acqua, l'adesivo usato dalle api da miele per costruire il favo contiene cera. La cera è liquida alla temperatura corporea delle api. Solo raffreddandosi si solidifica e aderisce. La cera delle api presenta quindi le caratteristiche ideali dei moderni adesivi, per esempio, si scioglie con il calore. È senza solventi e può essere applicata allo stato liquido. Le larve dei Cirripedi possono aderire praticamente a qualsiasi materiale solido nel mare. I Cirripedi sono crostacei marini il cui corpo è racchiuso in un involucro costituito da parecchi pezzi calcarei che vivono fissati agli oggetti sommersi mediante un peduncolo carnoso che secerne una speciale sostanza cementante prodotta da alcune ghiandole. Tale secrezione è un adesivo reattivo molto resistente all'acqua. Il cirripede continua a secernere nuovo adesivo per assicurarsi un'adesione costante.
La sola concorrenza nel settore dei collanti e degli adesivi dimostra come vi sia un'abbondanza di soluzioni naturali e come quindi anche un team di avveduti amministratori possa avere difficoltà a scegliere l'innovazione da sostenere. Una vera "economia verde o blu" può essere avviata solo con una significativa "rivoluzione culturale" e vi è perciò un bisogno estremo di capacità innovative "fuori dal coro".

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