15/02/10

Trent'anni dall'assassinio di Vittorio Bachelet lettera di Dario Franceschini al figlio Giovanni

Caro Giovanni,

oggi ricorrono trent'anni dal giorno in cui alcuni giovani imbevuti di una ideologia violenta fino alla follia uccisero tuo padre Vittorio. Ricordo quel giorno, quella emozione. Ricordo quel tempo carico di odio, paura, angoscia, morte. Gli anni di piombo, li hanno chiamati. Gli anni del terrorismo. Il terrorismo, non solo una parola, ma un vulcano la cui terribile eruzione aveva prodotto uno stato d'animo collettivo. Un terrore che avvolgeva tutto, che teneva in ostaggio l'intera società italiana. Un giornalista, un poliziotto, un sindacalista, un magistrato, un uomo delle istituzioni: potevano uscire di casa e non tornare. La lista delle vittime sempre più lunga.
Abbiamo visto cadere, uno dopo l'altro, tanti maestri. Non potevamo o non osavamo chiamarli amici, perché da loro ci separava il dato generazionale. Ma potevamo sentirli e li sentivamo amici. Perché avevamo sentito i loro discorsi, avevamo letto le loro parole, avevamo avuto il loro esempio. Parlo, tra gli altri, di tuo padre.
Mi sono avvicinato alla politica in quegli anni, risalendo come tanti altri giovani cattolici di quella stagione, la corrente della disillusione, del disincanto, della vergogna per una storia che ci sembrava offesa e tradita da troppi comportamenti incoerenti e contraddittori rispetto a valori che si invocavano solo a parole per giustificare un potere fine e a se stesso."

Via Deputati PD

Era stato Benigno Zaccagnini, l'onesto Zac, a restituirci coraggio e speranza, con un rinnovamento fatto di gesti e incarnato da testimoni finalmente credibili, capaci di dare senso a quella "differenza cristiana" che è fatta prima di tutto - non sembri un paradosso - di normalità, di serietà, di rigore ma anche di allegria. Perché è così che i cristiani sono chiamati a vivere nella storia, a camminare accanto agli altri nel mondo, a condividere la fatica di costruire insieme la città degli uomini.
Vittorio Bachelet è stato uno di quei testimoni, che ci ha insegnato che la politica è prima di tutto servizio e responsabilità. Amore per il prossimo, cioè per chi è più vicino. Dunque non una cosa astratta. Non una teoria politologica. Ma qualcosa di concreto e verificabile nella pratica di ogni giorno: la vita, le speranze, le attese di giustizia delle persone.
Il prezzo della fedeltà a questo dovere per tuo padre, per la sua famiglia, per chi gli ha voluto bene, è stato il più alto.
Trent'anni non diluiscono il dolore ma non sbiadiscono nemmeno il ricordo.
Ho nella memoria la tua preghiera, le tue parole di perdono e di vita, che raccontarono meglio di tanti discorsi chi era stato per te tuo padre. Per noi un maestro. Ti abbraccio.


Dario Franceschini

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