11/12/09

Verità per Denis Bergamini


Come direbbe il grande giallista Carlo Lucarelli: questa è la storia più incredibile che si possa raccontare.
Penso che nel Cile di Pinochet avrebbero avuto piu rispetto per la famiglia Bergamini. Raccontare che il figlio si suicidò buttandosi sotto il camion e poi guardi il corpo e vedi solo un segno sulla tempia, ci vuole un bel coraggio.
da IL CALCIATORE SUICIDATO, di Carlo Petrini (Kaos)


La sera di sabato 18 novembre 1989,qualche minuto prima di mezzanotte,l'agenzia Ansa diede la notizia che il centrocampista del Cosenza calcio Donato Bergamini si era suicidato "facendosi volutamente investire da un autotreno".L'agenzia precisava che la notizia del suicidio del giocatore era basata su "una prima ricostruzione dei fatti fornita dai carabinieri"

"Bergamini si è suicidato stasera a Roseto Capo Spulico,un centro dell'alto Jonio cosentino,facendosi volutamente investire-secondo una prima ricostruzione dei fatti fornita dai carabinieri-da un autotreno in transito lungo la Statale 106 Jonica.
Il suicidio di Bergamini sarebbe avvenuto intorno alle ore 21 (in realtà verso le 19:30).Secondo quanto si è appreso,insieme con Bergamini si sarebbe trovata una giovane-Isabelli I,di 20 anni,una studentesse di Rende (Cosenza)-legata da tempo sentimentalmente al giocatore.I due,a quanto pare,si trovavano sull'auto di Bergamini,una Maserati,ferma su un lato della strada.Il giocatore sarebbe sceso precipitosamente dall'automobile e si sarebbe fatto travolgere volutamente,sempre secondo gli inquirenti,da un autotreno,restando ucciso sul colpo.
Secondo quanto ha riferito un sanitario del Pronto Soccorso dell'ospedale di Trebisacce,la morte di Bergamini è soppravvenuta per sfondamento toracico e per un gravissimo trauma addominale.Bergamini già da stamani si sarebbe dovuto trovare in ritiro con la squadra del Cosenza in vista dell'incontro casalingo di domani col Messina,ma il giocatore non si era presentato al raduno fissato in un albergo cittadino (la notizia era inesatta.Come si vedrà,Bergamini fin dalla mattina era stato regolarmente presente nel ritiro con la squadra.Se ne era allontanato improvvisamente nel pomeriggio,pochi minuti dopo le ore 16).
Alla guida dell'autotreno che ha investito il giocatore si trovava un autotrasportatore di Rosarno (Reggio Calabria),Raffaele Pisano,di 50 anni.L'episodio è avvenuto in località Jonica,a qualche km da Roseto Capo Spulico.E' in corso,comunque,tutta una serie di accertamenti per ricostruire nei dettagli la dinamica della morte di Bergamini.
Donato Bergamini era nato 27 anni fa in provincia di Ferrara e da cinque stagioni militava nel Cosenza ,del quale costituiva un punto di forza."Era un ottimo giocatore" ,ha detto all'Ansa l'allenatore della squadra rossoblù,Gigi Simoni,"sia sul piano tecnico,sia per la serenità e la maturità che sapeva esprimere in campo e fuori.Era anche dotato di estrema generosità e aveva uno splendido rapporto con tutti i suoi compagni.Siamo costernati"

La notizia fece scalpore:nella storia del calcio era la prima volta che un giocatore professionista in piena attività arrivava a togliersi la vita.Ma la dinamica del gesto,cosi estremo e drammatico,risultò subito piena di stranezze e ambiguità.

Secondo la giovane,in pratica il suo "ex fidanzato quasi ufficiale" Bergamini,abbandonato improvvisamente il ritiro della squadra,stava per fuggire all'estero perchè si "era stancato di stare in Italia", e tutto a un tratto si sarebbe suicidato facendosi investire da un camion di passaggio.
Le testimonianze del camionista e della ragazza concordavano sul fatto che il giocatore si fosse buttato all'improvviso sotto le ruote del camion,e che Isabella I fosse ancora sul posto di arresto del mezzo a bordo della Maserati,ma divergevano su un punto.Mentre la ragazza affermava che dopo l'investimento,avvenuto a pochi metri di distanza della Maserati parcheggiata nella piazzuola, "il camionista ha bloccato il mezzo immediatamente",il Pisano sosteneva di avere "trascinato in avanti per quasi una cinquantina di metri prima di fermare il mezzo".Mentivano entrambi:Isabella I perchè l'investimento non era avvenuto nei pressi della Maserati (parcheggiata nella piazzuola a pochi metri di distanza),ma una sessantina di metri più avanti,dopo l'inizio del guard-rail ;il camionista,perchè verrà accertato dalle perizie che non c'era stato nessun trascinamento del corpo di Bergamini.
Al momento dell'arrivo dei carabinieri sul posto,il Pisano aveva giustificato l'assenza di Isabella I,dichiarando che la giovane si era recata a Roseto "con un auto di passaggio" per telefonare.Anche questo era falso:Isabella I, a Roseto ,ci era andata a bordo della Maserati.

Al termine del sopralluogo sul posto della tragedia,i carabinieri confermarono in pieno la testimonianza del camionista:scrissero nel verbale che effettivamente sul manto stradale "è stata rilevata una traccia di strisciamento del cadavere misurata in 59 metri"; e confermarono le parole della ragazza scrivendo che Bergamini Donato,alle ore 19.15 odierne... è stato investito dall'autocarro in oggetto indicato ,sotto il quale si era buttato a scopo suicida decedendo all'istante"
Nel loro rapporto all'Autorità giudiziaria,i carabinieri confermarono inoltre che alle ore 17.30 (cioè circa due ore prima del dramma) ,a un posto di blocco situato a Roseto Marina sud (cioè a poca distanza dal luogo della tragedia),avevano fermato l'auto Maserati di Bergamini "con a bordo due giovani di ambo i sessi", i quali avevano proseguito in direzione di Taranto.Quindi i militi precisavano che poco dopo le ore 19:30 il brigadiere Francesco Barbuscio,arrivato sul "luogo del sinistro",aveva rilevato che L'autocarro (del Pisano) era preceduto dall'auto Maserati controllata a Roseto Marina (alle 17.30) ,e nel riconoscere il conducente (della Maserati ndr) nella vittima che giaceva per terra,domandava subito al Raffaele Pisano dove fosse andata la ragazza,e veniva appreso che con un automobilista di passaggio si era recata a Roseto,forse per avvertire del fatto i suoi congiunti.A quel punto... ci siamo portati in Roseto Marina ove,nel locale pubblico (bar-ristorante ,ndr) gestito dal sig Infantino Mario abbiamo trovato la ragazza che prendeva posto sulla Maserati di cui sopra.
Ma come poteva la Maserati essere contemporaneamente sul luogo della tragedia davanti al camion ,e al bar-ristorante di Roseto Marina? C'erano forse nella zona due Maserati bianche? E per quale ragione Bergamini e Isabella I ,fermati dai carabinieri alle 17.30 e diretti a Taranto,erano poi rimasti in quella stessa zona di Roseto per quasi due ore?

ECCO IL TESTO DEL RAPPORTO INVIATO DAI CARABINIERI ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI CASTROVILLARI,DATATO 19 NOVEMBRE:

"Alle ore 19:30 del 18 novembre 1989 lo scrivente (il brigadiere Francesco Barbuscio della locale Stazione dei carabinieri,ndr) veniva informato telefonicamente dall'app Bagnato Iconio della limitrofa Stazione di Rocca §Imperiale Scalo,che ai confini con Montegiordano,sulla Statale 106,vi era un morto in mezzo alla strada.
A ricezione di ciò,senza alcun indugio,coadiuvato dai dipendenti militari,iniziava a perlustrare la Statale 106,quando giunti alla località "Monica" ,progressiva Km 401,direzione Nord, si imbatteva in una autocolonna in sosta che veniva subito superata e al termine della quale vi era in sosta con il motore accesso un autocarro Fiat 180 NC a quattro assi,targato RC-307921,con i fari accesi.Davanti la cabina,sul margine destro,giaceva il corpo di una persona di sesso maschile,in posizione bocconi,con gli arti inferiori verso il guard-rally (guard-rail nds) e il tronco parallelo all'autocarro.Il cadavere,dalla visione di una patente di guida e dalla testimonianza della sua ragazza,risultava essere appartenuto a Bergamini Donato.Lo stesso,visitato dal sanitario toracico,schiacciamento dell'addome con emorragia e perdita di sostanze organiche.
Si permette che alle ore 17:30 del 18 novembre 1989 noi brigadiere Barbuscio e dipendenti militari,in Roseto Marina,periferia Sud,mentre stavamo eseguendo servizio di posto di blocco,sulla corsia RC-TS,abbiamo intimato l'alt all'autovettura Maserati colore bianco targata FE-457412 con a bordo due giovani di ambo i sessi,i quali,non interessati al nostro servizio,venivano fatti proseguire in direzione di Taranto.Sul luogo del sinistro,l'autocarro era preceduto dall'auto Maserati controllata in Roseto Marina,pertanto lo scrivente,nel riconoscere il conducente nella vittima che giaceva per terra,domandava subito al conducente dell'autocarro,successivamente identificato in Pisano Raffaele,dove fosse andata la ragazza,e veniva appreso che con un automobilista di passaggio si era recato a Roseto,forse per avvertire del fatto i suoi congiunti.
A quel punto,dopo aver constatato la causa della morte tramite l'intervento del sanitoria della locale guardia medica,e avere predisposto idonei servizi di viabilità,ci siamo portati in Roseto Marina ove,nel locale pubblico gestito dal sig Infantino Mario,abbiamo trovato la ragazza che prendeva posto sulla Maserati di cui sopra.La giovane,successivamente identificata in I.Isabella,veniva condotta in questa Caserma,ove riferiva di essere la ragazza di Bergamini Donato,calciatore presso il Cosenza calcio.Precisava che dal 1985 al novembre 1988 era stata fidanzata quasi ufficialmente con il Bergamini,per poi lasciarsi e riprendersi.Che alle ore 16 del 18 novembre 1989 il Bergamini,che stava in ritiro dovendo disputare l'incontro con il Messina,gli aveva telefonato chiedendole di uscire perchè doveva dirle delle cose importanti.La telefonata era intercorsa alle ore 16 e subito dopo il Bergamini con la sua auto,avendo la ragazza acconsentito,stava sotto la sua abitazione di Rende (Cosenza).Quivi,dopo essere salita in auto,gli veniva chiesto di essere accompagnato a Taranto perchè doveva imbarcarsi dovendo lasciare l'Italia.Infatti percorsero l'autostrada e successivamente la Statale 106 Jonica.Alle ore 17:30 venivano fermati al posto di blocco,capeggiato dallo scrivente ,per poi proseguire e fermarsi a circa 4 km da Roseto,esattamente al Km 401, in uno spiazzo posto sulla destra.Quivi hanno conversato sino alle ore 19,15 circa,e l'oggetto della conversazione,secondo l'assunto reso dalla I Isabella,aveva come oggetto la sua partenza dall'Italia,tanto che ebbe a dirgli di tornarsene a Cosenza con la sua auto,mentre egli avrebbe chiesto l'autostop fino a Taranto.La ragazza gli raccomandava di desistere,anche in considerazione che pioveva e era buio,ma il Bergamini usciva dall'auto senza indossare il giubbotto,nonostante la pioggia,e portandosi sul ciglio della strada accennava l'autostop e due vetture in transito,che non si fermavano.La ragazza,a quel punto,richiamava il Bergamini convincendolo a desistere e tornare a Cosenza,quando in quella circostanza la Statale 106,con direzione Taranto,veniva percorsa dall'autocarro Fiat 180 condotto da Pisano Raffaele,il quale aveva visto l'auto parcata fuori strada e una persona che vi stava davanti.Appena il pesante autocarro era giunto in corrispondenza della Maserati,il surripetuto Bergamini repentinamente si è lanciato buttandosi sotto la ruota anteriore del mezzo trascinandolo in avanti.
Mentre il conducente del camion arrestava la marcia,la ragazza I Isabella metteva in moto la Maserati e raggiungeva il mezzo credendo di trovare in vita il Bergamini e prestargli soccorso;la stessa cosa veniva pensata dal conducente Pisano Raffaele,che arrestato il mezzo manovrava in retromarcia per circa 50 cm,ma entrambi non hanno potuto fare altro che constatare la morte per schiacciamento del bacino.
Escusso a spontanee dichiarazioni testimoniali,Piano Raffaele,appena uscito da una curva a destra con dosso in salita direzione Taranto,aveva notato sulla destra del piazzale un'auto in sosta e una persona di sesso maschile che stava davanti al mezzo;appena in corrispondenza della vettura,la persona da egli notata come un fulmine si è lanciata contro il suo camion finendo sotto la ruota anteriore destra,venendo trascinato in avanti per circa 50 metri.Appena arrestato il camion,manovrava in retromarcia credendo di poterlo salvare,quando veniva raggiunto dalla ragazza,la quale ebbe a dirgli:"E' il mio ragazzo.Si è voluto suicidare".Dopo di ciò la ragazza con un mezzo di passaggio si era portata a Roseto C.S Marina (mentre) il conducente ha atteso l'arrivo dei carabinieri,mettendosi completamente a disposizione della Giustizia"

Il 19 settembre 1990 la Procura della Repubblica di Castrovillari rinviò a giudizio l'autotrasportatore Raffaele Pisano,imputato di omicidio colposo per avere ,per colpa,e cioè per imprudenza,negligenza ed imperizia nella guida,cagionato la morte di Donato Bergamini investendolo,mentre era fermo nella carreggiata,con l'automezzo da lui condotto a velocità non prudenziale avuto riguardo all'ora notturna, alle condizioni atmosferiche inclementi (pioggia in atto) e della strada (umida e sdrucciolevole) ,nonchè alla presenza sulla sede stradale di un pedone visibile a notevole distanza>>.
Secondo la Procura,insomma,Bergamini non si era affatto suicidato,ma sarebbe stato ucciso da un camionista imprudente.

Il 4 luglio 1991 il pretore di Trebisacce,Antonino Mirabile,mandò assolto Raffaele Pisano dall'imputazione di omicidio colposo "per non aver commesso il fatto".Il pretore,in sostanza,ritenne del tutto credibile la testimonianza di Isabella I in base a un singolare ragionamnto espresso cosi nella sentenza:

"Infatti ,subito dopo l'incidente stradale,invece di avvisare i carabinieri come sarebbe stato logico,si fece accompagnare da un occasionale automobilista,sopraggiunto dopo il sinistro, a un vicino bar e telefonò alla propria madre,all'allenatore del Cosenza calcio Simoni,e al capitano della squadra Marino,ai quali,quasi nella immediatezza del fatto,riferì che il giovane si era suicidato "buttandosi" volutamente sotto le ruote di un camion".Non solo:la stessa ragazza quando aveva avuto tutto il tempo per riflettere ,pur conscia e consapevole di poter essere ritenuta in qualche modo moralmente responsabile (a cagione della pregressa relazione sentimentale ormai interrotta)della morte del giovane calciatore benvoluto dalla tifoseria cosentina e corteggiato dalle ragazze,ha ancora sostenuto convincentemente la tesi del suicidio,mentre invece,attese la evidente e pregiudizievle pubblicità negativa e la risonanza che il fatto ha avuto,per cosi dire,interesse a sostenere comodamente la tesi dell'omicidio colposo,di un sinistro stradale si verificano quotidianamente sulle strade".

La procura generale di Catanzaro presentò appello contro la sentenza di assoluzione decisa dal pretore.Il sostituto procuratore generale Aldo Fiale,nel ricorso,scrisse fra l'altro:

"Il perito dott Coscarella ha accertato che...per l'imputato l'avvistabilità del pedone con il solo ausilio dei fari anabbaglianti,era di 50-60 metri e,con l'ausilio dei fari abbaglianti,decisamente superiore.Lo stesso imputato,del resto,ha confermato,senza possibilità di equivoco,che il Bergamini,al momento dell'impatto con l'autocarro da lui guidato,si trovava in piedi,in posizione eretta,sulla platea stradale.Se il Pisano,pertanto,fosse appena attento,avrebbe avvistato la vittima e non meno di 60 metri di distanza,e fin dal momento di tale avvistamento avrebbe potuto porre in essere tutti quegli elementari comportamenti di prudenza che sono doverosi in una situazione siffatta:adeguamento della condotta di marcia della circostanza particolare;uso reiterato a prolungato del segnale acustico,spostamento a sinistra nella propria corsia di marcia;arresto del veicolo di fronte alla persistenza del pedone nell'occupare la sede stradale.
La teste Isabelle I frastornata dall'improvviso accaduto,stravolta e angosciata-ebbe la sensazione che (Bergamini) si fosse tuffato sotto le ruote di un grosso automezzo,con lo stesso atteggiamento che si assume quando si fanno i tuffi in piscina,avrebbe impattato con il capo e con le braccia contro una parte di fiancata del camion e ne avremmo trovato le tracce sul suo cadavere.Nessuna lesione,invece,è stata fornita dall'imputato-nel tentativo di ricalcare quella della ragazza-appare ingenuamente non veritiera.Anche la versione fornita dall'imputato-nel tentativo di ricalcare quella della ragazza-appare ingenuamente non veritiera ed è contraddetta dalla perizia medica.
Il primo giudice ha aderito acriticamente alla ipotesi del suicidio prospettata dalla Isabella I e non ha colto tutte le contraddizioni e le imprecisioni che si rinvengono nella deposizione di lei,assunta a elemento decisivo della vicenda.La ragazza ha riferito frasi pronunziate dal Bergamini e subito dopo le ha smentite,non ha mai detto però,che il giovane le abbia espresso il proposito di suicidarsi.
Ma perchè poi Bergamini avrebbe desiderato suicidarsi? Era giovane,aveva successo,ragazze e denaro.Parenti,amici e compagni di squadra hanno concordemente riferito la sua grande volontà di vivere e della sua voglia di giocare una grande partita il giorno successivo.Dov'è allora quel "mal di vivere" che conduce al suicidio?"

Il 10 giugno 1992 la Corte d'appello di Catanzaro confermò l'assoluzione del camionista Pisano.Nella motivazione,i giudici affermarono che la testimonianza della Isabella I,su questo deliberato suicidio è chiara e completamente affidabile,perchè nessun ragionevole motivo indica un interesse a mentire...La genuinità delle parole (della ragazza) trova riscontro,oltre che nella versione subito data dall'esterefatto camionista,nell'immediato e disperato racconto da lei fatto telefonicamente al maresciallo dei carabinieri Barbuscio Francesco.
Secondo la Corte d'Appello,insomma,il giocatore Donato Bergamini si era "deliberatamente suicidato",anche se non se ne conosceva il perchè.Una conclusione basata sulla testimonianza di Isabella I,definita "completamente affidabile" in quanto non aveva "nessun ragionevole motivo o interesse a mentire" anche se la giovane aveva certamente mentito:raccontando di un "tuffo da piscina" di Bergmini sotto il camion e nascondendo la telefonata al giocatore Marino.

UNA FERITA SEMPRE APERTA

Il padre di Donato Bergamini,Domizio, vive con la moglie in un paesino del ferrarese e lavora nell'agricoltura.Ha sessant'anni e una faccia solare da tipico romagnolo,schietto e affabile.E' un uomo che non ha paura di ammettere: "Io non sono un tipo coraggioso". Di certo,però, è un uomo forte,perchè nonostante quello che gli è capitato non ha perso la cordialità.
Dal 18 novembre 1989 la vita di Domizio e dei suoi familiari è stata sconvolta da un dramma che sembra non finire mai.Non solo Donato è morto a ventisette anni,ma non si sa come e neanche perchè.Cosi il dolore per i Bergamini è un tormento senza pace,una ferita che resta sempre aperta.
"Solo due cose sono sicuro",mi dice Domizio quando lo vado a trovare,un giorno di maggio del 2001: "La prima è che Denis non si è suicidato,ma è stato ammazzato.La seconda è che la verità sulla morte di mio figlio non la sapremo mai".

CHI VI DIEDE LA NOTIZIA,LA SERA DEL 18 NOVEMBRE? E COME ANDARONO LE COSE QUANDO ARRIVASTE A COSENZA?

ci hanno chiamato i carabinieri di qua,al telefono ha risposto mia moglie,io non ero ancora ritornato dal lavoro:hanno detto che Denis era grave all'ospedale perchè aveva avuto un incidente.Appena l'ho saputo ho pensato che avesse avuto un incidente in macchina insieme a Padovano:ma quando mi è venuto in mente che era sabato e che dovevano essere in ritiro con la squadra,ho ripensato alla telefonata che Denis aveva ricevuto lunedi sera e ho detto a mia moglie:"Me lo sentivo:lo hanno ammazzato".Siamo partiti subito,abbiamo viaggiato tutta la notte,ogni tanto ci dovevamo fermare perchè mia moglie si sentiva male.
La mattina dopo siamo arrivati all'ospedale di Trebisacce,ma Denis non ce l'hanno lasciato vedere.Allora siamo andati dai carabinieri,c'era quel maresciallo Barbuscio che mi ha voluto parlare a quattr'occhi ,senza mia moglie e mio genero.Mi ha spiegato che sabato sera Denis aveva deciso di scappare dall'Italia e aveva chiesto alla sua fidanzata di accompagnarlo a Taranto;ma siccome lei non voleva lasciarlo andare all'estero,lui aveva parcheggiato la macchina in uno spiazzo vicino alla Statale Jonica e all'improvviso si era suicidato buttandosi sotto un camion,e il camion l'aveva trascinato per sessanta metri...Dentro di me ero di marmo:mio figlio era morto davvero,ma quello che mi stava dicendo quel carabiniere era completamente assurdo.
Il maresciallo aveva sulla scrivania due o tre foto dell'incidente,le ho guardate e gli ho domandato perchè il suo corpo di Denis era mezzo metro davanti al camion;lui mi ha risposto che il camionista aveva fatto marcia indietro per vedere se era ancora vivo.Ho guardato ancora le foto,e gli ho domandato perchè la Maserati di Denis era dietro il camion e non era parcheggiata nella piazzuola al lato della strada;mi ha risposto che la ragazza aveva preso la macchina per soccorrere mio figlio nel punto in cui era fermato il camion,cioè dopo sessanta metri...Una storia assurda,non ho creduto a una sola parola.Ho chiesto al maresciallo di accompagnarmi subito sul posto dell'incidente,perchè volevo rendermi conto cos'era successo su quella strada ,di come era morto mio figlio.Lui è uscito dalla stanza,ha parlato con altri carabinieri,poi ci hanno accompagnato là.Oltre a mia moglie,con me c'era anche mio genero.
La piazzuola era un grande spiazzo non asfaltato,un terreno pieno di sassi e buche circondato da cespugli,e a camminarci-siccome pioveva-le scarpe sprofondavano nel fango,un fango argilloso che si attaccava alle suole.Come aveva fatto la Maserati,che è alta da terra pochi centimetri,a arrivare in un posto del genere senza impantanarsi? E perchè non c'erano i segni delle ruote?Quando,dopo il funerale,i carabinieri ci hanno consegnato la Maserati,la macchina di mio figlio era perfettamente pulita,le ruote non avevano neanche una briciola di fango.
Circa un mese dopo uno dei magazzinieri del Cosenza -uno di quei due che poi sono finiti morti su quella stessa Statale Jonica,investiti anche loro da un camion-ci ha fatto avere di nascosto le scarpe che Denis aveva indosso quella sera:le scarpe di mio figlio,che erano di camoscio,non avevano neanche un velo di fango,neanche un graffio,erano come nuove.Perchè secondo me Denis in quella piazzuola quella sera non c'è stato proprio.

AVETE GUARDATO ANCHE NEL POSTO PRECISO DOVE ERA STATO TROVATO IL CORPO DI DONATO SOTTO IL CAMION?

Ho chiesto al maresciallo quale fosse il punto preciso dell'incidente,lui mi ha indicato un punto della strada all'altezza di metà della piazzuola,ma sull'asfalto non c'era nessun segno.Il punto l'abbiamo visto dieci giorni dopo,quando siamo tornati laggiù per essere interrogati dal giudice,e sono voluto tornare sul posto.Più avanti della piazzuola di una cinquantina di metri,subito dopo l'inizio del guard rail,sull'asfalto c'era una macchia di sangue grande come un piattino.Di sangue ce n'era molto di più sul guard-rail e subito sotto,infatti a quel punto abbiamo capito che il corpo di Denis era stato appoggiato sul guard rail.Ho detto a mio genero: "Vuoi vedere che in mezzo a quei cespugli c'è un sentiero che collega questo punto con la piazzuola? Infatti il sentiero c'era.Allora ho detto:"Andiamocene via,tanto è chiaro che Denis lo hanno ammazzato da un'altra parte e poi,camminando per quel sentiero,lo hanno portato fino a qui per abbandonarlo in mezzo alla strada.

DOPO IL PRIMO SOPRALLUOGO,I CARABINIERI VI ACCOMPAGNARONO ALL'OBITORIO DELL'OSPEDALE,PER IL RICONOSCIMENTO DELLA SALMA...

Esatto.Mi aspettavo di vedere il corpo di Denis distrutto,figurarsi:investito da un camion enorme e trascinato per sessanta metri...Invece no:il corpo di mio figlio,che era coperto da un lenzuolo,sembrava intatto.Ci hanno mostrato solo la faccia:Denis era quasi sorridente,aveva solo un segnetto alla tempia,ma per il resto era perfetta.Come può uno che è stato schiacciato da un camion e trascinato per sessanta metri avere la faccia intatta? Mi sembrava di diventare matto dalla disperazione e dalla rabbia:non solo mio figlio era morto,ma ci stavano prendendo per il culo...
Finito il riconoscimento,li all'ospedale è arrivato il presidente Serra:ci ha detto che secondo lui non era proprio il caso di fare l'autospia ,e che se fosse stata fatta avremmo dovuto fermarci a Cosenza per tutta la settimana.Gli ho risposto che ci stava bene non farla,perchè l'unica cosa che volevamo in quel momento era di riprenderci Denis e riportarlo subito a casa.Allora Serra ci ha chiesto se si poteva fare prima il funerale a Cosenza,l'indomani gli abbiamo detto di si,perchè forse Denis l'avrebbe voluto dopo cinque anni passati là.

COSI NIENTE AUTOPSIA,E LA MASERATI DI DONATO VE L'HANNO CONSEGNATA SUBITO SENZA AVERCI FATTO SOPRA NESSUN TIPO DIESAME DI IMPRONTE O ALTRO...

Certo,perchè avevano già deciso che Denis si era suicidato come raccontava quella tizia.Quando i carabinieri ci hanno consegnato la Maserati io sono restato li senza parole:ma come,non dovevano fare gli accertamenti,prendere le impronte digitali,cercare se c'erano prove...Niente,la macchina ce l'hanno consegnata subito,e era tutta bella pulita:il pomeriggio di sabato aveva fatto piu di cento km e dicevano che era stata parcheggiata per quasi due ore nella piazzuola piena di fango,ma la macchina era pulitissima,le ruote erano belle lucide...Ci hanno ridato anche il portafoglio di Denis,pulito e in ordine,e l'orologio che funzionava perfettamente e non aveva neanche un graffio...Allora ho capito che non c'era nessuna speranza di sapere la verità.

PERO' NON VI HANNO CONSEGNATO I VESTITI CHE DONATO AVEVA INDOSSO QUELLA SERA...

La storia dei vestiti è ancora più incredibile.Il lunedi,dopo il funerale,siamo partiti verso casa,avevamo lasciato Cosenza da un'ora.In macchina con me c'era il frate,padre Fedele che a un certo punto mi fa: "I vestiti di Denis ve li hanno dati? "No" ,gli rispondo.E lui:"Bisogna farseli ridare,perchè tuo figlio è stato ucciso,e in quei vestiti c'è la prova! Ci siamo fermati al primo autogrill e lui ha cercato di telefonare al presidente Serra per farci dare il numero dell'ospedale di Trebisacce e il nome dell'infermiere,ma il presidente non c'era.Durante il viaggio abbiamo ritelefonato tre o quattro volte,ma senza risultato.La sera,da casa,ci siamo riusciti,e finalmente trovo l'infermiere:gli dico chi sono e chiedo dei vestiti di mio figlio:lui mi risponde che sono chiusi in un sacco,pronti per essere portati all'inceneritore.Gli dico di tenerli li, che parto subito per andarli a prendere:allora lui mi risponde che s'è sbagliato,che è inutile che io faccia un altro viaggio perchè i vestiti sono già andati all'inceneritore;alzo la voce,gli dico che andrò là con i carabinieri, e lui mi risponde:"Può venire con chi vuole,ma i vestiti sono già stati bruciati".
Tre o quattro settimane dopo un magazziniere del Cosenza,Domenico Corrente,ci ha fatto avere di nascosto le scarpe che Denis aveva indosso quella sera,scarpe di camoscio che nella suola di gomma avevano delle piccole ventose.Ce le ha portate a casa il direttore Ranzani,che ci ha pregato di non dire a nessuno che le avevamo avute.Non erano le scarpe di uno che aveva camminato nel fango sotto la pioggia e che era stato trascinato da un camion per sessanta ,metri:erano pulite.
Poi un altro magazziniere del Cosenza,Alfredo Rende,mi ha fatto sapere che alla fine del campionato sarebbe venuto a trovarmi per parlarmi della morte di Denis.Ma non ha potuto farlo,perchè dopo l'ultima giornata di campionato è morto anche lui, su quella stessa Statale Jonica.Dopo la tragedia sua moglie mi ha telefonato:mi ha confermato che il marito voleva venirmi a trovare per parlarmi della morte di mio figlio,ma purtroppo lei non sapeva nient'altro.

DOMIZIO:PROVI A RIASSUMERE LE ASSURDITA' DELLA VERSIONE UFFICIALE SULLA MORTE DI SUO FIGLIO.

"Ma è tutta una storia che non sta in piedi! Come si fa a credere che Denis,un sabato pomeriggio,cosi,all'improvviso,decida di scappare dall'Italia? E che scappi con in tasca 700 mila lire e senza un bagaglio? E perchè avrebbe dovuto farsi accompagnare da quella tizia dopo tre mesi che non si vedevano più?! Perchè hanno raccontato che si era buttato con un tuffo in piscina sotto un camion e che era stato trascinato per cinquanta metri,se non aveva neanche un graffio in faccia al torace e alle gambe? E perchè,se era stato quasi due ore in quella piazzuola sterrata sotto la pioggia,non c'era fango sulle ruote della Maserati e neanche sulle sue scarpe? Se il camion lo aveva trascinato per cinquanta metri,perchè le scarpe di camoscio che aveva indosso non avevano neanche un graffio? E com'è possibile che un camion da più di cento quintali in marcia non superi un corpo che ha buttato per terra,ma gli schiacci solo una parte del bacino? E perchè gli ha schiacciato la parte destra del bacino,e non quella sinistra,se mio figlio è stato trovato a faccia in giù? E che senso ha la storia della retromarcia:se uno mi finisce sotto le ruote,per vedere se è ancora vivo faccio retromarcia,cosi gli passo sopra due volte? Perchè quando sono arrivati i carabinieri quella tizia non c'era? Perchè quella tizia ha telefonato a tutti meno che ai carabinieri? Perchè la Maserati non è stata trovata ferma nella piazzuola,ma dietro al camion? Dietro o davanti?
Perchè i carabinieri hanno scritto nel verbale che la Maserati era sul posto,ma che era anche al bar-ristorante di Roseto Marina? E perchè hanno scritto che sulla strada c'era il segno del trascinamento del corpo per cinquanta metri,e invece non era vero? Perchè c'era il sangue sul guard-rail?
Tutte queste domande hanno un'unica risposta logica:le cose non sono andate cosi! Neanche si sa con precisione l'orario della morte di mio figlio,perchè l'autopsia è stata fatta due mesi dopo"

SECONDO LEI PERCHE' L'INCHIESTA DELLA MAGISTRATURA E' ANDATA COME E' ANDATA? VI ERAVATE ACCORTI CHE ANCHE SE AVESSERO CONDANNATO IL CAMIONISTA PISANO PER OMICIDIO COLPOSO,COMUNQUE LA VERITA' NON SAREBBE VENUTA FUORI?

L'inchiesta sulla morte di mio figlio è stata una vergogna fin dall'inizio,un vero scandalo.E la chiamano ancora giustizia! Si è visto subito da che parte tirava il vento:mio figlio era già stato condannato a essersi suicidato,fin dal primo momento ,punto e basta.Il resto è stata una perdita di tempo.
Abbiamo dovuto prendere due avvocati,uno a Ferrara e uno a Cosenza,ma non è servito a niente.Abbiamo dovuto insistere per fare l'autopsia,se no non facevano neanche quella...Ma io non ho mai avuto fiducia,non ho mai creduto che sarebbe stata cercata la verità,e cosi è andata.Perchè laggiù è tutto un altro mondo,là si parla anche quando si tace...
A un certo punto l'avvocato di qua mi ha detto che gli avvocati del Cosenza consigliavano di insistere sul fatto di accusare il camionista di omicidio colposo.Perchè? Perchè solo cosi si poteva incassare il miliardo dall'assicurazione sulla vita di Denis,e dividerlo fra noi familiari e il Cosenza,mentre se restava la tesi del suicidio l'assicurazione non avrebbe pagato.Gli ho risposto che di quei soldi non me ne fregava niente,che preferivo zappare la terra per tutta la vita che mi resta.E' stata una continua umiliazione!
Al processo in certi momenti sembrava di essere al cinema.C'era la ragazza che tremava come una foglia e non riusciva neanche a parlare,ripeteva le stesse cose come una macchinetta,si vedeva lontano un km che aveva una gran paura...A me uno dei miei avvocati mi ha detto:"Non esageri nel descrivere le reazioni di suo figlio dopo quella telefonata ,sennò rischiamo di tirare in ballo il Totonero.
Durante l'arringa il nostro avvocato di Cosenza ha detto:
"Vorrei tanto sapere come può essersi suicidato un ragazzo di 27 anni che giocava a calcio, che guadagnava centinaia di milioni,e che aveva una famiglia alle spalle, e com'è possibile che si sia fatto accompagnare sul posto del suicidio dalla ex fidanzata...Ho saputo che un anno dopo questo avvocato è stato ferito in un agguato.

VOI FAMILIARI,PRIMA O DOPO IL PROCESSO,AVETE MAI RICEVUTO INTIMIDAZIONI O MINACCE?

Mi ricordo che dopo il primo anniversario della morte di Denis sono tornato a Cosenza per un giorno,e per tutto il giorno sono stato pedinato da una macchina.E poi, qui a casa,i primi tempi arrivavano telefonate,tante telefonate mute.
A un certo punto ha cominciato a telefonarci una tizia che si qualificava come Dammatiana De Santis e diceva di chiamare da Cosenza.Parlava di cocaina nascosta dentro scatole di cioccolatini che quella tizia di Rende avrebbe dato a Denis quando il Cosenza andava in trasferta...Può darsi che quella Dammatiana fosse solo una mitomane,so solo che dopo un pò non ha più chiamato.

DOMIZIO:DOPO TANTI ANNI DALLA MORTE DI SUO FIGLIO,LEI CHE IDEA SI E' FATTO? PERCHE' DONATO NON C'E' PIU'?

Penso che mio figlio è scivolato dentro un giro sporco,e ho pagato lo sbaglio rimettendoci la vita...Di sicuro non era da solo,cioè c'erano altri della squadra insieme a lui,anzi penso che sia stato qualcuno di loro a tirarcelo dentro.Certo,Denis avrebbero potuto ammazzarlo con due colpi di pistola in mezzo alla strada,ma in questo caso ci sarebbe stata una inchiesta per omicidio che sarebbe arrivata anche all'interno del Cosenza,per cui penso che la messinscena del suicidio è stata fatto proprio per evitare questo.
Sono convinto che mio figlio è stato ammazzato,e non per una faccenda sua personale o di donne,ma per qualche brutta storia che aveva a che fare,poco o tanto,con la società del Cosenza,con la squadra,con il calcio.Saranno state le partite "vendute" e il Totonero,sarà stato l'ambiente del calcio a Cosenza gli ha tolto la vita a 27 anni.
Non sono convinto di questo perchè voglio fare di mio figlio un martire,o perchè per noi familiari sarebbe insopportabile l'idea che Denis si sia veramente suicidato.Lui non era un santo,era un ragazzo come tutti gli altri.Cosi uò anche darsi che Denis sia caduto nel giro della droga,può darsi che abbia fatto qualche "sgarro" (come si dice là) a qualche boss,o che abbia visto cose che non doveva vedere.Di una cosa però sono sicuro,anzi sicurissimo: che lui non avrebbe mai "venduto" una partita,e che non lo ha mai fatto.Denis può avere combinato i peggiori casini, ma sono certo che non ha mai,dico mai,truccato il risultato di una partita.E mi piace pensare che mio figlio possa essere stato ucciso proprio per questo"

DAL LIBRO:SENZA MAGLIA E SENZA BANDIERA-CARLO PETRINI (KAOS)

Dopo la pubblicazione del libro mi è arrivata una lettera anonima molto "informata" sulla morte di Donato.L'ignoto mittente conferma che Bergamini fu eliminato dalla malavita organizzata:quella ndragheta locale-scrive l'anonimo- che all'ombra del Cosenza calcio trafficava stupefacenti (cocaina),e "combinava" le partite per il Totonero con la complicità di 5 giocatori cosentini.Bergamini è stato "insaponato",scrive ancora l'anonimo,e conclude affermando che tutta la verità sul delitto la conoscono coloro che all'epoca erano addetti dello stadio San Vito.Peccato che le lettere anonime non servano a niente.
E pensare che basterebbe la campagna di un giornale,per far riaprire il "caso Bergamini" ,per indurre la magistratura a riesaminare la vicenda,per rimettersi a cercare la verità e fare giustizia.
VIA FACEBOOK

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