15/07/08

A come agricoltura: verso la riconversione ambientale della economia

E’ la capacità di ‘produrre’ risparmio energetico il vero ed unico parametro per stabilire come e quanto premiare le azioni ambientali degli agricoltori e delle organizzazioni ortofrutticole. In un documento redatto dal Ministero per le politiche agricole e forestali sulla disciplina ambientale applicabile ai programmi operativi delle Op per il 2008, si premiano infatti in misura crescente le iniziative che riescono a sviluppare, sotto l’ombrello della tutela ambientale, un uso razionale (o addirittura un non uso) delle risorse, siano esse idriche, fossili, chimiche ecc.

In particolare le azioni e gli interventi previsti dalla disciplina ambientale per i programmi delle Op sono suddivise tra area agricola (aziende) e area extra agricole (Op) e prevedono per le prime: impatto ambientale (produzione integrata, biologico, taratura irroratrici, macchine agricole di precisione, gestione dei rifiuti, biotech agricolo); gestione del suolo (piani di concimazione sovescio con piante biocidi); risorse idriche (impianti idrici più efficaci, drenaggio sotterraneo). Mentre per le seconde, le organizzazioni di produttori: trattamenti di depurazione e di ottimizzazione delle acque; trasporto combinato (per abbattere costi gasolio di quello su gomma); sistemi di cogenerazione (per alimentare celle frigo e riscaldare locali di lavorazione); riciclo dei rifiuti da imballaggi; smaltimento dei derivati dal petrolio (resine e plastiche); gestione dei rifiuti organici (compostaggio, filiere energetiche corte, ecc).

Interessante il criterio con cui verranno dati gli aiuti, ovvero partendo dal principio che sono finanziabili solo le iniziative e gli interventi che danno valore aggiunto rispetto a quanto viene richiesto dalla disciplina normativa. Ciò significa che non sono finanziabili gli obblighi già previsti dalla condizionalità, ovvero lo strumento che ha il duplice obiettivo di incrementare la sostenibilità ambientale delle attività agricole e, nel contempo, di favorire una maggiore accettabilità sociale dell’agricoltura, corrispondendo alle esigenze di compatibilità ambientale, paesaggistica e di produzione di alimenti sani e di qualità che i cittadini dell´Unione richiedono al settore primario.

Il punto è che, come mette in evidenza anche Italia Oggi, dato che la redditività delle aziende ortofrutticole – ma il discorso si può allargare a tutte le aziende – sarà sempre più legata alla competitività che le stesse sapranno sviluppare sui mercati esteri e che, uno dei fattori determinanti per conquistare e mantenere nuovi spazi resta sempre il prezzo, un primo passo è l’abbattimento dei costi di produzione. Nella fattispecie quelli energetici, ma anche quelli idrici che comportano un beneficio anche all’ambiente. Rovesciando la cosa, l’industria in generale ma un settore come quello ortofrutticolo in particolare non può prescindere dal rispetto dell’ambiente onde evitare di segare il ramo sul quale sta seduta. Il mercato a queste conclusioni ci arriva da solo, ma le conseguenze sono quasi sempre ingovernabili. Se invece, come in questo caso, il governo mette mano e incentiva i comportamenti virtuosi è un seme piantato nel terreno dell’economia ecologica.
Via greenreport

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