25/03/08

A proposito di impegni ambiziosi


La favola dell'ecoparlamento
Completata la "rivoluzione ecologica" del Bundestag tedesco
(Grazie al sito del www.partitodemocratico.it)
Già da tempo lo definivano il più verde dei parlamenti, e non soltanto per il colore della bandiera che ne ornava la sommità. Oggi la rivoluzione ecologica giunge al suo completamento ideale, mentre la sede del Bundestag si appresta a divenire già dall’estate il primo parlamento al mondo completamente funzionante grazie al solo uso di energia rinnovabile. Molti cittadini tedeschi si erano già abituati a vederlo così. Senza la consueta cupola in cima, solo con quella sorta di lanterna sul tetto, ed uno strano cono capace di attrarre la luce esterna e convogliarla all’interno dell’edificio.


Al di sotto della base, nell’area delle cantine, si indovinava appena il ronzìo del co-generatore intento a bruciare combustibili rinnovabili. Per il suo funzionamento, il congegno non aveva infatti bisogno che di olio di palma, rape e semi di girasole. Questa serie di accorgimenti aveva permesso alla sede del Bundestag di ridurre le emissioni atmosferiche di anidride carbonica addirittura del 94 per cento. L’utilizzo di un simile sistema consentiva poi all’edificio di disporre del corretto funzionamento degli impianti di illuminazione, riscaldamento, condizionamento dell’aria ed acqua corrente.

Purtroppo, il quantitativo di energia prodotta non ammontava che al 40 per cento del totale necessario. Il rimanente 60 veniva ricavato ancora nel modo tradizionale, attingendo a risorse quali la rete elettrica, il carbone fornito da un’azienda di Lipsia, il gas o addirittura il nucleare. Fino a qualche tempo fa, i progressi registrati a Berlino si fermavano qui. Senza dubbio molto avanti in materia di risparmio energetico, proprio come la Germania sognata da Angela Merkel. Aperta, democratica e verde. Certamente un simbolo, anzi un cardine nella lotta alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Ma qualcosa mancava. Il vero progresso, quello sostanziale, si faceva ancora attendere.

E’ toccato ad una sottocommissione parlamentare preparare il terreno per il passo decisivo. Ed è bastato emettere un bando di gara per la scelta di un fornitore di energia, andando a cercare nel novero delle società affermatesi nel campo delle fonti rinnovabili. Cosa non insolita nella Germania di oggi, che anzitutto conta su un governo in prima linea nell’adozione di sistemi energetici alternativi e lotta all’emissione selvaggia di gas serra. Concetti come quelli di energia eolica, solare e biomassa non sono affatto estranei al cittadino medio.

Incentivi sono stati in più previsti per i consumatori che producano essi stessi energia rinnovabile. In caso quest’ultima superi il personale fabbisogno, esiste la concreta possibilità di rivenderla alla rete elettrica nazionale, che già conta su una percentuale di energia “pulita” pari al 13 per cento sul totale nazionale. Non stupisce, allora, che le innovazioni studiate per il nuovo edificio parlamentare consentano all’edificio di comportarsi come un’autentica centrale elettrica in miniatura. Capace di immagazzinare eventuale energia in esubero a 300 metri di profondità.

In inverno, l’energia riscalda l’acqua per fornire calore all’edificio. In estate, serve invece ad alimentare gli impianti di refrigerazione e condizionamento. Così, la sede del Bundestag si trasfigura oggi divenendo icona della strenua battaglia ecologica globale. Non poteva essere scelto un simbolo migliore. Ultimato nel 1894, il Reichstag ha dapprima fatto da culla agli ambiziosi sogni imperiali tedeschi, per divenire rapidamente, a cavallo della prima guerra mondiale, teatro del sogno democratico della Repubblica di Weimar.

Divorato dalle fiamme nella tristemente nota Kristallnacht, la Notte dei Cristalli, dal 1933 è servito da muta scenografia per le celebrazioni nazionalsocialiste presso la Porta di Brandeburgo. Inghiottito dal Muro nel dopoguerra, ha perso di importanza fino all’abbattimento di quest’ultimo e alla riunificazione delle due Germanie, che ha riportato la capitale tedesca a Berlino. Il 19 aprile del 1999 un nuovo Reichstag ha finalmente fatto il suo trionfale ingresso nell’immaginario della popolazione, maestoso e sfavillante nel restyling firmato dal genio di Sir Norman Foster.

240 operai hanno lavorato senza sosta ogni giorno tra le sue antiche mura, diretti da una squadra di 50 tecnici. Nel solo periodo compreso tra ottobre 1995 e febbraio 1996, l‘opera di demolizione di un terzo della struttura preesistente ha comportato la rimozione di 45.000 tonnellate di materiale. 600 milioni di marchi sono stati investiti allora per rendere il complesso delle sue 750 sale il parlamento più moderno del globo. La nuova lanterna posta sulla cima, con uno schermo studiato per seguire il sole e perciò composto di 365 specchi automatizzati da cellule fotovoltaiche, ne ha fatto secondo il progettista Foster “il Parlamento più trasparente del mondo.”

Oggi la rotta indicata a suo tempo dall’architetto sembra approdare ad un nuovo, eclatante traguardo. Già museo vivente della storia del suo popolo, diventa anche bandiera nella dura lotta per lo sviluppo sostenibile e la sopravvivenza del pianeta.

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