L'associazione ha creato una cartina interattiva con gli 80 Comuni
danneggiati dai 112 disastri atmosferici che si sono abbattuti sulla
Penisola dal 2010, lamentando la mancanza di una strategia per
combatterli e una spesa miliardaria per correre ai ripari
Dal 2010 a questa parte ben 80 Comuni sono stati danneggiati da 112 diversi fenomeni atmosferici che si sono abbattuti sulla Penisola, causando 138 vittime in quattro anni. Legambiente
ha creato una mappa interattiva dell’Italia, in continuo aggiornamento,
che prende in considerazione le conseguenze sui centri urbani di trombe
d’aria, alluvioni, frane, esondazioni. Secondo l’associazione, le
politiche del governo sulla prevenzione risultano ancora inefficaci. “I fondi europei
forniti alle Regioni per la programmazione di spesa 2014-2020 rischiano
di essere sprecati in assenza di strategie chiare in ambito locale e
nazionale”, si legge in una nota. Anche perché dal 1944 al 2012 lo Stato
italiano ha speso 61,5 miliardi di euro solo per riparare i danni provocati da eventi estremi.
Il governo si sta muovendo per intervenire su questa situazione, ma secondo l’associazione i provvedimenti non tengono conto dei continui cambiamenti climatici, che devono necessariamente essere considerati quando si individuano le cause dei disastri ambientali. “Può un Paese dove l’81,2 % dei Comuni è a rischio di dissesto idrogeologico e con quasi 6 milioni di persone che abitano in aree a rischio, continuare senza una strategia che dia risposte urgenti e integrate a questi fenomeni climatici?”, si chiede Legambiente.
I disagi dovuti al maltempo delle ultime settimane, che hanno provocato vittime in Liguria, Toscana, Piemonte e numerosi danni in tutte le regioni del centro-nord, hanno spinto l’associazione ambientalista a studiare, nei centri a rischio, le “scelte insediative o i fenomeni di abusivismo edilizio che ne hanno aggravato gli impatti”, per “arrivare a individuare nuove strategie di adattamento per le città”. La mappa mette in evidenza le aree più a rischio del Paese, con informazioni che si riferiscono ai danni già subiti e alle condizioni di sicurezza dei centri storici: “In quei territori – avverte Legambiente – vanno accelerati gli interventi di messa in sicurezza e allerta dei cittadini”.
I maggiori danni si sono verificati nei casi di piogge intense, come quelli dei nubrifagi avvenuti nelle province sarde di Olbia, Nuoro e dell’Ogliastra; a Messina e in Basilicata. Nei maggiori centri italiani gli effetti sono stati ugualmente gravi: il report ricorda le quattro alluvioni in tre anni a Genova; le 9mila famiglie coinvolte dai danni per 100 milioni di euro nel comune di Parma, in seguito all’esondazione del torrente Barganza dello scorso ottobre; i cinque allagamenti nell’ultimo anno a Roma; le 4 esondazioni del Seveso, unite alle 9 del Lambro a Milano e i numerosi disagi, legati soprattutto alle ultime alluvioni, delle province toscane.
Nello specifico, le piogge intense hanno generato 30 casi di allagamenti, 32 di danni alle infrastrutture e 8 gravi danni al patrimonio storico. Inoltre, sono 22 gli eventi causati da trombe d’aria e 20 quelli nati da esondazioni fluviali. Nel complesso, il maltempo ha causato 29 giorni di disagi ai trasporti urbani: i mezzi di Roma sono stati bloccati per 10 giorni, che scendono a 9 nel caso di Milano, 8 a Genova, 6 a Napoli e 5 a Torino. Problemi anche per l’erogazione di energia elettrica. Tra il 2010 e il 2014 sono stati complessivamente 38 i giorni di blackout, con una distribuzione omogenea dei disagi che interessa tutto il territorio nazionale. Legambiente ricorda il caso del 4 febbraio 2012, quando quattro regioni (Lazio, Abruzzo, Molise e Campania) segnalarono, insieme, 120.480 utenze senza elettricità.
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