08/10/14

Coimpo, l’autista fu il primo a cadere


Le immagini della videosorveglianza confermano la dinamica. Analisi anche su una seconda vasca. E la difesa chiede il dissequestro dell’azienda


L’analisi dei fotogrammi delle immagini a circuito chiuso della «Coimpo» da parte degli inquirenti confermerebbe la dinamica dell’incidente sul lavoro, nell’azienda a Ca’ Emo di Adria, avvenuto poco prima delle 10 dello scorso 22 settembre e costato la vita a quattro persone. Il primo a sentirsi male sarebbe stato il camionista Giuseppe Baldan, 48 enne veneziano di Campolongo Maggiore e impiegato della «Psc Prima» di Marano di Mira, che avrebbe perso i sensi vicino alla propria autocisterna, con la quale operava in una vasca di lavorazione, versando sostanze da cui si sarebbero sprigionati i miasmi tossici. Vedendo l’uomo in difficoltà, l’impiegato 28enne Nicolò Bellato e l’operaio 47enne Marco Berti, sarebbero saliti di corsa su un pick-up, per soccorrerlo. Arrivati sul luogo dell’incidente, però, si sarebbero subito accasciati al suolo, privi di strumenti di protezione. Le telecamere, inoltre, avrebbero ripreso Massimo Grotto, l’operaio adriese di 41 anni, che aveva perso i sensi, mentre stava lavorando su una ruspa, poco distante dal punto da cui sono partite le esalazioni letali.
Grotto deve la vita  al pronto intervento di Rossano Stocco, 54 anni di Villadose che, titolare della vasca incriminata (e, dunque, tra gli indagati insieme ai legali rappresentanti della «Coimpo»), ha indossato una maschera antigas, riuscendo a trarlo in salvo. Non vi sarebbero, invece, immagini che ritraggono la quarta vittima, ossia l’operaio 53 enne Paolo Valesella che aveva cercato di fuggire, trovando la morte a circa 300 metri dal punto dell’incidente. Elementi importanti che si aggiungono in un’indagine complessa, coordinata dal Pm rodigino Sabrina Duò. Il procuratore, questo giovedì, dovrebbe affidare la consulenza per una campionatura non solo della vasca dov’è accaduto l’incidente, ma anche di una seconda struttura simile dentro lo stabilimento.
La raccolta dei campioni,  che dovrebbe chiarire l’esatta natura delle sostanze trattate, sarà con ogni probabilità effettuata dal Nucleo provinciale batteriologico-chimico- radiologico (Nbcr) dei vigili del fuoco di Rovigo che dispongono di competenze e strumentazioni adeguate per operare in un contesto così delicato. Intanto, i difensori della «Coimpo» avrebbero avanzato al Tribunale del riesame la richiesta di revoca del sequestro del sito produttivo, cui sono stati apposti i sigilli subito dopo il gravissimo incidente. Le indagini della Procura procedono sia per omicidio colposo plurimo, con cinque indagati, sia per verificare eventuali violazioni delle norme sulla sicurezza del lavoro. Se emergessero irregolarità, l’azienda potrebbe essere condannata a una pesantissima multa di natura economica.

Corriere Rovigo

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