I dati sulla mortalità rilevati dallo studio
dell'Istituto Sanitario Nazionale non sono direttamente riconducibili a
specifici inquinanti.
E' la precisazione che giunge dall'Istituto dopo
le polemiche seguite alla pubblicazione dell'aggiornamento del progetto
Sentieri che già nel 2012 aveva segnalato le criticità per la salute
umana nelle zone colpite dall'emergenza rifiuti in Campania. Sentieri precisa l'Iss è uno studio di tipo "ecologico" ovvero non prende in
considerazione le esposizioni dei singoli individui a particolari
inquinanti, ma piuttosto esamina la situazione sanitaria delle
popolazioni che risiedono in luoghi in cui sono presenti sorgenti di
inquinamento. Pertanto le sue caratteristiche metodologiche non
consentono, in linea generale, la valutazione di nessi causali,
permettono tuttavia di individuare situazioni di possibile rilevanza
sanitaria da approfondire con studi mirati. La metodologia, inoltre, si
basa sulla individuazione a priori, in base a una revisione sistematica e
standardizzata della letteratura scientifica, delle patologie
associabili a quadri di contaminazione ambientale. Si tenga conto che
queste ultime patologie sono peraltro ad eziologia multifattoriale e
l'inquinamento puo' concorrere o esserne causa.
I
risultati che derivano dall'impostazione seguita dallo studio continua
in una nota l'Istituto Superiore di Sanità non consentono di
attribuire all'esposizione individuale a specifici inquinanti eccessi di
mortalità o ospedalizzazione o incidenza tumorale, ma consentono
invece di segnalare che le popolazioni che risiedono in territori ove
sono presenti sorgenti di inquinamento presentano eccessi di occorrenza
(mortalità, ospedalizzazione, incidenza) di patologie che sono
associate alla presenza di tali sorgenti. Tali dati sono coerenti con la
precedente Relazione Situazione epidemiologica della Regione Campania e
in particolare delle province di Caserta e Napoli (città esclusa), con
riferimento all'incidenza della mortalità per malattie oncologiche
pubblicata sul sito del Ministero della Salute il 19 dicembre 2012. Allo
studio della situazione epidemiologica nella cosiddetta Terra dei
Fuochi si e' aggiunto un aggiornamento relativo ai comuni che insistono
nel sito di interesse nazionale di Taranto in base alla legge salva-Ilva
approvata nel 2014.
L'aggiornamento dello studio
conferma che il quadro epidemiologico della popolazione residente nei 55
comuni della terra dei fuochi è caratterizzato da una serie di eccessi
della mortalità e dell'ospedalizzazione per diverse patologie che
ammettono fra i loro fattori di rischio accertati o sospetti
l'esposizione a un insieme di inquinanti ambientali che possono essere
emessi o rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti
pericolosi e/o di combustione incontrollata di rifiuti sia pericolosi,
sia solidi urbani. L'eccesso di mortalità rispetto al resto della
regione è del 10% per gli uomini e del 13% per le donne nei comuni in
provincia di Napoli, mentre per quelli in provincia di Caserta e'
rispettivamente del 4 e del 6%. Per quanto riguarda la salute infantile
non si osservano eccessi di mortalita' ma "resta meritevole di
attenzione il quadro che emerge dai dati di ospedalizzazione che
segnalano un eccesso di bambini ricoverati nel primo anno di vita per
tutti i tumori". Il tasso di ricoveri nel primo anno di età per i
tumori è risultato maggiore del 51% nella provincia di Napoli e del 68%
in quella di Caserta.
A Taranto la mortalita'
infantile registrata per tutte le cause è maggiore del 21% rispetto
alla media regionale. "Le analisi effettuate utilizzando i tre
indicatori sanitari sono coerenti nel segnalare eccessi di rischio per
le patologie per le quali è verosimile presupporre un contributo
eziologico delle contaminazioni ambientali che caratterizzano l'area in
esame, come causa o concausa, quali: tumore del polmone, mesotelioma
della pleura, malattie dell'apparato respiratorio nel loro complesso,
malattie respiratorie acute, malattie respiratorie croniche". Inoltre,
"il quadro di eccessi in entrambi i generi riguarda anche molte altre
patologie, rafforzando l'ipotesi di un contributo eziologico ambientale
in un'area come quella di Taranto ove è predominante la presenza
maschile nelle attività lavorative legate al settore industriale".
(ilVelino/AGV
NEWS)
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