Sarà il giudice dell'udienza preliminare Wilma
Gilli a prendere atto nell'udienza del 19 giugno prossimo dell'istanza
con cui i legali del gruppo Riva puntano a far trasferire da Taranto a
Potenza il processo per il disastro ambientale del siderurgico ma la
decisione, nel merito, spetterà alla Corte di Cassazione. E sicuramente
ci vorrà del tempo.
Il processo è fissato per il 19
giugno per il numero di testi, parti lese e avvocati previsto, è
stata scelta, come sede, la palestra dal comando provinciale dei Vigili
del fuoco di Taranto e non un'aula di Palazzo di Giustizia ma potrebbe
essere aggiornato, sia per la pausa estiva che riguarda l'attività
giudiziaria, sia in attesa delle decisioni della Cassazione. Dopo aver
chiuso l'indagine a fine ottobre con la notifica degli avvisi di
conclusione alle parti, nei mesi scorsi la Procura di Taranto all'inchiesta ha lavorato un pool specifico guidato dal procuratore capo
Franco Sebastio ha fatto le sue richieste: rinvio a giudizio per
tutti gli indagati. Erano 50 le persone fisiche sino ad un mese fa,
quando il 30 aprile scorso è avvenuta la morte di Emilio Riva. Sono,
inoltre, coinvolte anche tre società: Ilva, Riva Forni Elettrici e Riva
Fire, quest'ultima capogruppo che controlla la stessa Ilva.Per due figli di Emilio Riva, Nicola e Fabio, pesante l'accusa
in concorso: associazione a delinquere finalizzata al disastro
ambientale. Chiesto poi il rinvio a giudizio per reati diversi anche del
presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, ex prefetto di Milano, degli ex
direttori del siderurgico, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, dell'ex
consulente delle relazioni istituzionali dell'Ilva di Taranto, Girolamo
Archin¡ l'uomo, secondo l'accusa, utilizzato dai Riva, per esercitare
pressioni pro-azienda sugl enti locali, sulla politica e sindacato, e
di una serie di dirigenti dello stabilimento. Coinvolti anche, nel senso
che anche per loro è stato chiesto il processo, il governatore della
Regione Puglia, Nichi Vendola (concussione, per le pressioni esercitate
sui vertici dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente), e
il sindaco di Taranto, Ezio Stef¡no (omissione di atti d'ufficio, in
quanto non avrebbe dato seguito, come autorita' sanitaria locale, ad una
denuncia sull'inquinamento Ilva presentata in Procura).
Il Comune di Taranto ha intanto deciso di chiedere di potersi
costituire parte civile nel processo. Assente dalla seduta lo stesso
sindaco per motivi di opportunità, la giunta ha votato un atto di
indirizzo col quale si conferisce mandato al dirigente di individuare il
legale che rappresenter¡ il Comune nel giudizio. Contro l'Ilva, il
Comune di Taranto ha avviato nelle scorse settimane un'azione
risarcitoria chiedendo 3,3 miliardi di euro per i danni causati
dall'inquinamento dello stabilimento a valere sulla condanna definitiva
dei vertici aziendali pronunciata anni fa dalla Cassazione. Infine per
il processo del 19 giugno chiederanno di potersi costituire parte civile
tra gli altri anche la Regione Puglia una specifica decisione è
stata assunta nelle scorse settimane dalla giunta, la Fiom e la Cgil,
nonchè il comitato "Cittadini e lavoratori liberi e pensanti" di
Taranto e la Uil di Taranto e della Puglia.
(AGI)
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