Nasce SPRING il cluster dalla biochimica che vede insieme MIUR,
Novamont, M&G e ENI per rilanciare il settore. Partendo dalla
ricerca
Torna in auge in Italia la chimica verde, ovvero la
produzione di materiali come bioplastiche, fatte non più sfruttando
combustibili fossili ma biomasse. La scorsa settimana è nata infatti
SPRING, (Sustainable Processes and Resources for Innovation and National
Growth), uno dei Cluster Tecnologici promossi dal Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nell’ambito del
Programma Quadro per la Ricerca Europea Horizon 2020.
L’obbiettivo di SPRING è fare ricerca per trovare nuovi usi per materie prime rinnovabili.
Stop al petrolio e ai suoi derivati e largo a colture e piante per
essere bioraffinate con lo scopo di produrre sia biomateriali (come la
plastica riciclata, che componenti biochimici (per tessuti, da usare
come combustibili, come polimeri, eccetera).
Il progetto nasce incrociando i finanziamenti del MIUR con il know -how colossi della biochimica come la novarese Novamont (ex Montedison), già produttore leader del mater-bi, il colosso Mossi&Ghisolfi e la Versalis, costola di ENI. L’obbiettivo del Cluster che vede oltre 150 soggetti coinvolti, oltre i 3 big della chimica, promuovere azioni di ricerca, di trasferimento tecnologico, di divulgazione e di formazione, che diano impulso alla bioeconomia e alla trasformazione dei processi e dei prodotti industriali convenzionali in prodotti e processi efficienti nell’uso delle risorse e dell’energia.
Un’operazione nel pieno rispetto dell’ambiente, garantiscono gli ideatori: niente impatti sulla filiera alimentare. Si impiegheranno sopratutto piante e erbe locali, scarti di produzione o colture dedicate, sorte su terreni marginali o contaminati, senza che impattino le produzioni di alimenti di nessun tipo.
«La chimica da biomasse, nota anche come chimica verde è un bell’esempio per far capire a tutti che il settore offre soluzioni possibili per una sostenibilità che tenga conto, oltre che degli aspetti ambientali, anche delle implicazioni economiche e sociali», spiega a La Stampa Cesare Puccioni, Presidente di Federchimica. «Ci aspettiamo che le Istituzioni ne comprendano pienamente il ruolo e vorranno adottare politiche di sostegno adeguate per un settore in cui l’Italia è all’avanguardia, che apre vasti orizzonti sul fronte tecnologico e di sviluppo industriale».
L’Italia che ha sempre avuto una posizione da leader nel settore della biochimica, negli ultimi anni ha visto la sua posizione indebolirsi a discapito di gruppi internazionali, come BASF. Sebbene imprese quali Biochemtex del Mossi&Ghisolfi Group abbiano lanciato importanti invenzioni come la prima bioraffineria avanzata al mondo in grado di produrre bioetanolo dai residui agricoli , c’è bisogno di nuova ricerca che possa mettere sempre più a frutto gli output inutilizzati della produzione italiana (scarti agricoli, scarti zootecnici, derivati forestali, ecc).
Per questo dunque lo sforzo, coordinato anche da Federchimica, di creare SPRING. Secondo Daniele Ferrari, Amministratore delegato di Versalis, «SPRING darà un importante stimolo ad un percorso virtuoso per il rilancio della competitività dell’industria chimica nazionale».
Segnali incoraggianti arrivano anche da nuovi impianti, come lo stabilimento a Porto Torres, in Sardegna, che aprirà a metà giugno. il primo di tre stabilimenti dedicato alla realizzazione di bio-lubrificanti di origine vegetale, frutto della joint venture tra Novamont e Versalis. Un assaggio di quello che il progetto SPRING potrebbe generare con la messa a sistema delle risorse delle università e dell’impresa privata. Per un rilancio della bioeconomia made in Italy.
(LA STAMPA)
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