Nella relazione trimestrale sullo stato di avanzamento dei lavori nello
stabilimento siderurgico firmata dal commissario straordinario si legge
anche che la qualità dell'aria è migliorata. Ma i lavoratori continuano
ad ammalarsi e l'Asl ha interessato la procura di Taranto
Nel
reparto Carpenteria dell’Ilva di Taranto è esclusa “una esposizione dei
lavoratori ad agenti inquinanti”. È quanto si legge in un passaggio
della relazione trimestrale sullo stato di avanzamento dei lavori nello
stabilimento siderurgico firmata dal commissario straordinario Enrico
Bondi.
Il documento, che racconta dei miglioramenti della qualità
dell’aria al quartiere Tamburi e dell’incremento nelle vendite di
acciaio del 60% rispetto al periodo gennaio-marzo 2013, ha dedicato un
piccolo paragrafo a una vicenda che in queste settimane sta inquietando
profondamente cittadini e operai dell’Ilva. Perché nel reparto
Carpenteria dell’Ilva sarebbero già una decina, secondo la Fiom di
Taranto, i casi di lavoratori colpiti da tumori alla tiroide. Circa 10
casi su circa 150 operai in servizio. Uno di loro, Nicola Darcante, 39
anni padre di due bambine di otto e due anni, è morto proprio pochi
giorni fa. Ha provato a curarsi a Pisa, ma senza alcun risultato: sei
mesi dopo la scoperta della malattia è stato ucciso dal cancro alla
tiroide. Durante il suo funerale, i colleghi hanno spiegato che
nonostante questa incidenza di tumori, durante le visite annuali in
fabbrica i medici hanno semplicemente toccato il collo per verificare la
presenza di noduli. E così, gli operai sono costretti a pagare di tasca
propria le analisi del sangue e le ecografie per conoscere le proprie
condizioni di salute. “Alcuni di noi ha spiegato Giovanni Lippolis collega di reparto di Darcante non hanno ancora fatto accertamenti
perché hanno paura di sapere cosa li attende”.
Eppure nella relazione, il commissario Bondi scrive che dopo le rivendicazione della Fiom sul nesso causale tra “la mansione di carpentiere e vetroresinatore ed il carcinoma tiroideo presso l’Area Carpenteria, si è immediatamente provveduto ad effettuare con gli enti sociali competenti, con il Politecnico di Torino e con ditte terze specializzate i monitoraggi ambientali presso l’area oggetto” e che non vi sono pericoli per gli operai. “Esiti negativi in tal senso – si legge ancora nel documento – sono stati divulgati, da ultimo, anche dagli organismi di controllo (Arpa e Asl), intervenuti sempre su richiesta delle organizzazioni sindacali”.
In realtà al sindacato dei metalmeccanici i risultati degli accertamenti compiuti dall’Asl non mai stati resi noti. Anzi. Alle ripetute richieste di chiarimenti firmati dal segretario provinciale Donato Stefanelli e dai delegati della Fiom, solo qualche ora fa il Dipartimento di prevenzione dell’Asl ha risposto che non solo gli accertamenti “sono tuttora in corso”, ma soprattutto che “tali approfondimenti hanno determinato la trasmissione di tutti gli atti alla locale procura della Repubblica”. Insomma da un lato Bondi spiega che non vi sono pericoli per gli operai, dall’altro l’Asl annuncia di aver interessato la magistratura. Gli operai, intanto, continuano a lavorare in fabbrica in attesa di trovare la forza di sottoporsi agli esami clinici. A spese proprie.
(Q.IL FATTO)
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