"Se si va avanti così, il futuro sarà solo la
chiusura.
Stanno solo aspettando che tutti diventiamo più assuefatti al
possibile disastro, come successo a Piombino". Lo ha detto all'ANSA
Giorgio Cremaschi, storico sindacalista della Fiom Cgil, presidente del
Comitato centrale dell'organizzazione dei metalmeccanici dal 2010 al
2012 e ora iscritto a Cgil-Spi, intervenendo a Taranto al dibattito su
ambiente e lavoro organizzato dal Comitato 'Cittadini e lavoratori
liberi e pensanti. "Il futuro ha spiegato Cremaschi è quello. Se
non si fanno gli investimenti, se non si fa il risanamento ambientale,
se non si mettono i soldi, se non si prendono i soldi alla famiglia
Riva, con tutto il rispetto per il lutto che ha avuto, e non si prendono
i soldi alla finanza e alle banche, la strada è solo quella della
chiusura, il mercato chiude. Le vicende dell'Ilva sono una situazione
che allo stato attuale non hanno alcuna soluzione positiva per la gente,
nè per quelli che lavorano, nè per quelli che respirano i fumi''.
Sono "un simbolo della crisi di questo paese ha aggiunto Cremaschi e
dell'incapacità delle classi dirigenti di affrontarla con politiche
nuove. La verità è che si sta ancora cercando di affidarsi a una
spontaneità del mercato, degli investimenti, che non c'è e non ci
sara'". A 800 chilometri da Taranto, ha concluso, ''chiude l'altoforno
di Piombino, quindi siamo di fronte al fatto che c'è la nocività dei
fumi e c'è la nocività della disoccupazione: contro entrambe non si
sta facendo niente. Quindi considero questo primo maggio un primo maggio
di lotta''.
(ANSA)
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