25/05/14

Lavoro, salute, ambiente: cosa potrà fare il nuovo Parlamento europeo

I provvedimenti incideranno sulla vita di circa 500 milioni di cittadininvestimenti pubblici per creare posti di lavoro e per rilanciare le piccole imprese. Reddito minimo garantito per combattere la povertà con l’inclusione sociale.

Tutela dai rischi per la salute provocati dall’uso della chimica in agricoltura, dalle onde elettromagnetiche nelle telecomunicazioni o dagli effetti collaterali di molte medicine. Difesa dell’ambiente e delle minoranze. Controlli sulla speculazione finanziaria e sui miliardi pubblici elargiti dalla Banca centrale europea di Francoforte e dalla Banca europea degli investimenti di Lussemburgo. Azzeramento dei costi di roaming entro il 2015 per chi usa il telefonino tra i 28 Paesi membri. Questi sono solo alcuni dei molti temi su cui il nuovo Europarlamento potrà intervenire incidendo sulla vita quotidiana di circa 500 milioni di cittadini europei. Può risultare quindi utile votare per farsi rappresentare adeguatamente a Bruxelles e a Strasburgo nell’unica istituzione comunitaria eletta direttamente dai cittadini, che può riequilibrare dalla parte della collettività l’attuale strapotere del Consiglio dei governi e degli euroburocrati della Commissione europea. Il Trattato di Lisbona ha moltiplicato i settori dove gli eurodeputati hanno un reale potere co-decisionale nell’approvazione delle leggi europee, promosse dalla Commissione e finalizzate dal Consiglio.La presidenza della Commissione
In più, in questa campagna elettorale, l’Europarlamento è impegnato a guadagnare ancora più peso politico. I cinque principali europartiti (popolari, socialisti, liberali, verdi ed estrema sinistra) hanno presentato un loro candidato per la presidenza della Commissione europea. In questo modo sarebbero i cittadini a votare una nomina finora decisa dai capi di Stato e di governo (spesso con trattative riservate). L’obiettivo non è scontato. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha già anticipato che i premier non rinunciano alla loro prerogativa. Ma l’esito di questo «braccio di ferro» istituzionale resta aperto perché l’Europarlamento può far pesare il suo diritto di approvare (o bocciare) il nuovo presidente della Commissione.

Stipendi e privilegi
Nella legislatura in scadenza una gran massa di eurodeputati non sono apparsi il meglio che i 28 Paesi membri avrebbero potuto inviare in Europa. In tanti si sono attirati critiche per la sudditanza a lobby potenti, per le scarse capacità o per l’assenteismo. Resta il problema dei loro stipendi e privilegi, spesso eccessivi in relazione al lavoro effettivamente svolto. Uno scandalo ha confermato i sospetti sull’esistenza di un mercato «sommerso» degli emendamenti a pagamento, che possono penalizzare milioni di cittadini con poche righe inserite in direttive di centinaia di articoli.

I risultati
Ma l’Europarlamento ha comunque prodotto risultati importanti per i 500 milioni di europei. Durante la crisi è stato l’unica istituzione Ue impegnatasi almeno a protestare per le eccessive misure di austerità imposte da Bruxelles ai Paesi dell’Eurozona con difficoltà di bilancio, che si sono poi rivelate recessive e generatrici di disoccupazione dilagante. Ha preteso dai vertici della Bce maggiore trasparenza nelle decisioni destinate a muovere valanghe di miliardi dei contribuenti (spesso a vantaggio di banche private). Ha ottenuto che l’Unione bancaria consentisse - almeno in parte - di non far più pagare ai contribuenti i salvataggi di banche travolte da spericolate speculazioni finanziarie. Ha promosso una tassa anti-speculatori (sul modello della Tobin tax) in corso di approvazione da 10 Paesi membri, tra cui Germania, Francia e Italia. Ha sollecitato limiti agli «stipendi d’oro» e ai bonus dei banchieri. Ha accolto le proteste popolari tenendo fuori l’Europa dall’accordo Acta, voluto dagli Stati Uniti e già accettato da altri Stati extracomunitari, che limita la libertà della rete informatica e la condivisione non commerciale di informazioni, video e musica. Ha chiesto il blocco dell’accesso ai dati finanziari e di cittadini europei, concesso alla Casa Bianca limitatamente ad esigenze antiterrorismo, quando il caso Snowden ha svelato le degenerazioni dello spionaggio Usa (arrivato a intercettare il telefonino della cancelliera Merkel). Ha rafforzato il programma Erasmus di studio all’estero per i giovani estendendolo alla formazione e allo sport. Ha limitato l’invadenza delle potenti e ricche lobby del tabacco nelle nuove regole anti-fumo, che hanno allargato al 65% della superficie dei pacchetti di sigarette gli allarmi shock sui gravi rischi per la salute. Ha approvato maggiori garanzie per i consumatori negli acquisti online.

I prossimi obiettivi
Nella prossima legislatura ci sarà da attuare una politica estera Ue con la Russia in grado di stemperare le tensione esplose per il caso Ucraina. Si dovranno convincere i grandi inquinatori mondiali (Stati Uniti, Cina, India) a condividere la linea europea orientata a una maggiore attenzione all’ambiente. L’Europarlamento dovrà tutelare i piccole imprenditori dagli effetti del mega-accordo di liberò scambio tra Ue e Usa, in corso di definizione tra Bruxelles e Washington sotto la pressione di lobby di grandi imprese. Nuove misure dovrebbero garantire i consumatori dall’avanzata del «cibo spazzatura» e degli ogm. È attesa una azione più incisiva per la protezione dei bambini dalla pedofilia (anche via Internet). È urgente fermare il traffico di esseri umani e le tragedie provocate dall’afflusso di immigrati illegali verso l’ Ue. Un dossier importante riguarda il lavoro nero e l’uso illegale di manodopera (facendola figurare come assunta in un altro Paese Ue dove sono previsti salari e diritti minori). Ancora una volta è annunciato (stavolta entro il 2016) il registro obbligatorio dei lobbisti, che può aumentare la trasparenza e ridurre gli alti rischi di corruzione nel rapporto dei gruppi di pressione con eurodeputati ed euroburocrati. Naturalmente nelle Aule di Bruxelles e Strasburgo sarebbe possibile varare tanti altri interventi nella legislatura quinquennale. Molto dipenderà dalla qualità dei candidati messi in lista dai partiti. Ma è decisiva anche la responsabilità degli elettori nel votare i migliori (o i meno peggio).

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