22/12/13

Rifiuti, la questione Scampia


Bisogna che tutto cambi. Se parli di cambiamento a Napoli prima o poi devi sbattere il muso contro la gestione dei rifiuti. 

Non è un caso che la città non sia ancora dotata di un impianto in grado di trattare i rifiuti cittadini e sia costretta a pagare per mandarli fuori regione. Nel Maggio 2012, ad un anno dall’avvento della giunta De Magistris, tira vento di cambiamento: il Comune di Napoli delibera la costruzione del primo impianto per il trattamento della frazione umida proveniente dalla raccolta differenziata. Lo chiamano impianto di compostaggio, perché se ne ricava il compost, materiale che può essere addirittura utilizzato per la bonifica delle terre campane tramutate negli ultimi vent’anni in sversatoi privati dei clan camorristici. Il sito, una volta in attività, sarà anche in grado di produrre e mettere sul mercato energia elettrica. Sarà il primo di tre impianti anaerobici in progetto, una struttura della capacità di trentatremila tonnellate l’anno per 13 milioni di euro. Il futuro è alle porte. Resta un problema: dove lo mettiamo? Ovviamente a Scampia.

Un colpo alla nuca. L’estremità Nord di Napoli nell’immaginario comune sono le Vele della 167, cemento armato, murales e amianto lanciati in aria come il grido di una ipotetica futuristica periferia in cui raccogliere il sottoproletariato urbano. Il quartiere ha sempre funzionato da discarica sociale. Il degrado delle Vele, le piazze di spaccio, i rom accampati accanto ai cumuli di rifiuti dati alle fiamme, a due passi dalla scuola elementare e proprio di fronte al deposito macchine e all’isola ecologica dell’ASIA; in un quartiere con la più alta percentuale di giovani e il più alto tasso di disoccupazione del territorio napoletano. Qualcosa non quadra. Per i comitati del più giovane quartiere d’Italia, da sempre contrari alla costruzione dell’inceneritore, l’impianto di compostaggio rappresenta una risorsa. Che non si tratti però di fare i guardiani dell’immondizia. Abbiamo chiesto delucidazioni in merito al piano di costruzione, ma da parte delle istituzioni non c’è stata risposta, dice Enzo Martelli dei volontari per Napoli Ripuliamo Napoli. All’inizio da parte nostra c’è stata apertura, poi il dialogo si è interrotto. Da Scampia Palazzo San Giacomo pare una sorta di ufficio che telegrafa promesse. L’amministrazione De Magistris ha parlato molto e non ha potuto o voluto fare quasi nulla. Ora la diffidenza è tanta. Abbattere le Vele, combattere la disoccupazione, dare alloggi a chi ne ha diritto. Noi chiediamo che oltre al sito di compostaggio sia effettuata anche un’opera di riqualificazione dell’intera zona di Scampia e che questo sia fatto senza speculazioni, dice Renato Marino del Gridas. Non ci stiamo a farci prendere in giro ancora una volta.
Non devono esistere le periferie e Napoli deve essere una città unica, raccontava De Magistris in campagna elettorale.

Un colpo alle gambe. Il bando di gara pubblicato sulla Gazzetta europea nella primavera del 2013 dice: “Progettazione, costruzione e gestione di un impianto di trattamento frazione umida da raccolta differenziata con produzione di energia elettrica”. Secondo il vicesindaco di Napoli la polemica scatenata da chi sostiene che a Scampia si stia realizzando una centrale elettrica è puramente strumentale. Sodano non perde occasione per ribadirlo: a Scampia stiamo realizzando un impianto per la produzione di compost di qualità.  La questione però è un po’ più complessa. In Italia per partecipare ad una gara di appalto un’impresa deve essere classificata, spiega l’ingegnere Luigi Grosso alla redazione di Mediaxpress. La pubblica amministrazione, nel bandire una gara di appalto deve indicare la categoria di attestazione alla quale dovrà appartenere l’impresa e una categoria prevalente. Ad esempio una categoria OG9 indica che l’impresa che possiede tale categoria SOA è specializzata nella costruzione di centrali elettriche, quindi difficilmente la stessa potrà essere specializzata anche in altro. Quale categoria prevalente è indicata nel bando per l’impianto di Scampia? L’OG9 ovviamente. Prevalentemente produzione di energia elettrica e poi produzione di compost. Il motivo è chiaro: guadagno tramite incentivi Cip 6 e vendita di energia elettrica.

 Se vogliamo che tutto resti com’è, bisogna che tutto cambi. L’impatto ambientale di un impianto del genere, che andrebbe a collocarsi in viale della Resistenza, tra un campo rom in condizioni di degrado e una scuola elementare, seppur limitato è innegabile. Per questi ed altri motivi, sono in molti a non condividere le risposte che fornisce l’ambiguo bando di gara: dai comitati di Scampia che lottano ogni giorno per il loro quartiere e chiedono risposte, fino al M5S che lo scorso 13 Dicembre ha presentato al Comune un piano alternativo per il recupero della frazione umida. Le risposte dai piani alti sono sempre di apertura, lo sono sempre state. Si valuta la proposta dei piccoli impianti aerobici distribuiti sul territorio dei 5 Stelle pur premettendo che sono impossibili da realizzare; si invitano i comitati ad un incontro dopo averne ignorato le richieste. Le risposte di un’istituzione democratica hanno spesso il sorriso e il tono rassicurante del galantuomo, quello che tutti in fondo, anche nei periodi di maggiore sfiducia, cercano. Risposte che hanno la faccia ambigua di Ferrer, il cancelliere che si rivolge affettuoso alla folla e si muove in carrozza durante le rivolte del pane, incitando il suo cocchiere: Adelante Pedro, con juicio.

MxPress

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