09/12/13

Orenove/ Renzi stravince le primarie: Ora cambio il Pd


Assolutamente da non perdere

Le primarie del Pd, alle quali hanno partecipato più di due milioni e mezzo di votanti, hanno decretato Matteo Renzi nuovo leader del partito. Il sindaco di Firenze ha raccolto quasi il 70 per cento dei consensi, gli sfidanti Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati rispettivamente il 18 e il 14 per cento. Scrive La Repubblica: ''Tocca a una nuova generazione. Coinvolgeremo gli anziani ma tocca a noi che andavano alle medie quando cadeva il muro di Berlino. Non ce la danno più un'altra occasione per cambiare le cose'''. Sono quasi le 22,30 quando Renzi, completo blu, camicia bianca e cravatta blu arriva all'Obihall. Ha aspettato le parole di Epifani, di Cuperlo, poi quelle di Civati. All'Obihall però, il teatro tenda all'ingresso sud di Firenze, la festa comincia poco dopo le 20, quando sul sito di Renzi appare la percentuale del 70 per cento. Per la prima volta una festa con decine di bandiere Pd, non appoggiate in un angolo, ma sventolate gioiosamente dai fan: il fortino è ormai espugnato. 'Questa non è la fine della sinistra, è la fine di un gruppo dirigente della sinistra. Quei giocatori hanno giocato tanto e ora gli diamo il cambiò, manda a dire Renzi a chi lo accusa di non essere di sinistra (..) "Se mi avete dato fascia di capitano di questa squadra non farò passare un giorno senza lottare su ogni pallone" Renzi ringrazia Pittella, Civati: "Caro Pippo, non l'avremmo mai detto che solo in tre anni la Leopolda sarebbe stata maggioranza nel Pd". Renzi ringrazia anche Cuperlo: "Se c'è una persona a con cui ho voglia di dialogare dentro il Pd è proprio Cuperlo". (?) "Abbiamo avuto questi voti per scardinare un sistema. Non può bastare essere iscritto al club degli amici per amici per avere un ruolo, non sostituiremo un gruppo dirigente con un altro. Non c'è amicizia più grande di chi dice le cose in faccia."
Il vincitore entra nel merito di alcuni temi strategici della politica. Il primo è la legge elettorale. "Il Pd metterà tutto il proprio impegno per una legge elettorale che garantisca il bipolarismo". Un richiamo alla vecchia classe dirigente riguarda questo tema. Dopo la sentenza della Consulta "qualche politico di lungo corso neocentrista ha gridato. Ma stasera, con il risultato delle primarie, quella bottiglia gliela abbiamo mandata di traverso". Ma" il bipolarismo è salvo". Sulla questione dei costi della politica annuncia annuncia che si metteranno subito in campo provvedimenti. "Il Pd da domani mattina metterà tutto il proprio onore nel corretto gioco fra destra e sinistra, nel tagliare in miliardo di euro ai costi della politica, così lo spieghiamo a quelli del Vaffa Day". E ancora: i rapporti con il sindacato. 'Non serve avere una tessera di partito per avere buona idea. Non dobbiamo più vedere respingere chi sta fuori, come la gente respinta dai seggi. In un paese civile non può bastare l'iscrizione al sindacato per fare carriera. Il sindacato deve cambiare con noi". Quello che è certo è che "questa non è la fine della sinistra ma di un gruppo dirigente della sinistra. Stiamo cambiando i giocatori, non stiamo andando dall'altra parte del campo''. Sul Corriere della Sera le reazioni degli sconfitti. "Una vera e propria dè bacle per Gianni Cuperlo, candidato della sinistra bersaniana e dalemiana, il piu' filogovernativo dei tre. E un risultato accettabile per Pippo Civati, che partendo da outsider, in una situazione di larga inferiorita", ha fallito il colpaccio. Ma la dè bacle non riguarda tanto, o solo, la persona del mito Cuperlo, non certo un campione nella comunicazione. L'ex segretario della Fgci è stato sopraffatto dall'appeal mediatico di Renzi, ma è stato portato a picco soprattutto da un apparato ingombrante che lo ha trascinato a fondo. E quindi la sconfitta di Cuperlo è anche la sconfitta del vecchio Pci. Di dirigenti storici come Massimo D'Alema e Pier Luigi Bersani. E di quella sinistra ex o post comunista che fino a poco tempo fa manteneva saldamente posizioni di potere dentro il partito. Eloquente il silenzio, fino a tarda sera, dei dirigenti di peso del vecchio Pd e in particolare di quelli legati al Pci. Alle dieci di sera, Cuperlo fa apparizione in una mesta piazza di Pietra. Fa i complimenti a Renzi per "l'ampio consenso", e si assume completamente la responsabilità della sconfitta, alludendo scherzosamente anche "alle tante cravatte che ho sbagliato". Ma avverte anche: 'Non scenderemo dal treno, non rinunceremo alle nostre idee. L'unità è un valore, ma basata sulla chiarezza reciproca". Un modo per dire che c'è ancora una parte del partito che resiste, anche se Cuperlo non può non sapere che una parte dell'apparato ha già traslocato in direzione Renzi e un'altra parte sarà probabilmente rottamata definitivamente dal neo segretario. Farà pesare i suoi voti anche Civati, che non a caso, a urne ancora aperte, spiegava: 'Sarà interessante vedere le proporzioni, perchè poi si va in assemblea". Il terzo incomodo chiederà a Renzi una decisa presa di distanza dal governo, come spiega subito: "Il risultato degli elettori del Pd ci dice che il lungo patto con Alfano e Giovanardi si deve rivedere". E a sera, non rassicura affatto il premier: "Non negoziero" la mia posizione sul governo, a partire dalla richiesta del voto". Civati è combattuto tra l'essere felice per i 300 mila che l'hanno votato, "un risultato clamoroso", e la consapevolezza della sconfitta: 'Non ci possiamo nascondere che avremmo potuto fare molto di più. Negli ultimi giorni confidavamo in un risultato migliore". La Stampa delinea gli scenari futuri del partito. "Di fronte ad una vittoria così schiacciante ieri sera si faceva strada la volontà di tenere unito il partito e metterlo al riparo da rigurgiti scissionisti. Non ci sarebbe da stupirsi dunque se nella segreteria che verrà annunciata stamane spuntassero fuori nomi che fanno capo a Cuperlo e Civati. Perchè "vogliamo un partito inclusivo ma nella chiarezza", spiega Dario Nardella. Quindi, anche se è esclusa l'offerta di una vicesegreteria a Cuperlo, potrebbe avere un riscontro l'appello di Prodi affinchè vincitori e vinti facciano squadra, ? diretta da chi ha vinto, ma con gli equilibri che rendono forte un partito politico?. Ancor più dopo le percentuali uscite dai gazebo la squadra nominata da Renzi potrebbe avere un carattere inclusivo: insomma una compagine che non schiacci in un angolo i perdenti ma che marchi il profilo di una nuova classe dirigente di trenta-quarantenni, giovane e non spaccata verticalmente tra vincitori e vinti. Un profilo unitario dovrebbe darlo anche la presidenza dell'assemblea federale, che potrebbe essere offerta ad una personalità con una storia marcatamente di sinistra. Dei sei uomini e sei donne che entreranno nella segreteria del leader, il nome certo è quello di Luca Lotti, braccio destro del sindaco, forse ci sarà Stefano Bonaccini all'organizzazione e Lorenzo Guerini alla tesoreria, magari verrà confermata Debora Serracchiani. Mentre di sicuro non ci saranno la Boschi o la Bonafè, che comunque avranno un ruolo nel partito per la stretta vicinanza col sindaco fin dalle primarie dell'anno scorso. Ma non ci saranno solo renziani o nomi graditi all'alleato Franceschini, perchè sono possibili ingressi di esponenti legati a Civati e Cuperlo: ieri giravano nomi di giovani turchi? come Matteo Orfini o Fausto Raciti; o come il bersaniano Enzo Lattuca, il più giovane deputato eletto a febbraio col Pd. Insomma, che siano questi od altri, sarebbe un significativo segnale che il sindaco darebbe salvo ripensamenti notturni di un partito aperto e non di una compagine di vincitori chiusi nella fortezza (?) Renzi potrebbe anche dare spazio alle minoranze facendo diventare più "esecutiva" e frequente la convocazione della Direzione, che tra membri di diritto e designati per quote, conta 120 persone, in cui avrà la maggioranza dei due terzi così come in Assemblea nazionale. Ma dopo una campagna anche molto aspra, con Renzi dipinto come una sorta di? berluschino?, con allarmi sulla fine della sinistra in caso di sua vittoria, sarebbe difficile una gestione unitaria della? ditta? nel se nso piu' classico. Non sarà poi indifferente vedere a fine marzo quanti saranno i segretari regionali di fede renziana eletti con le primarie per capire la geografia di potere interno. Ma è la dinamica con i gruppi parlamentari il vero motivo di preoccupazione dei renziani. Il leader non sembra intenzionato a sostituire ora i due capigruppo, Speranza e Zanda, ma bisognerà vedere come gestiranno i prossimi giri di bo? Certo la tenuta del gruppo sarà la cosa più difficile, anche perchè dei 190 che hanno firmato la mozione per Matteo due terzi sono filo governativi?, ammettono i fedelissimi del sindaco. Il quale dovrà misurarsi pure con grane interne al partito da delegare ai colonnelli: minori risorse che potrebbero indurre a cercare una nuova sede meno costosa del Nazareno, contratti di solidarietà per i 140 dipendenti nazionali. Domani ci sarà il primo banco di prova politico nel confronto con i gruppi parlamentari sul sostegno al governo. "Io non ho dubbi che l'assemblea sarà il primo passaggio in cui si vedrà che Pd e governo marceranno assieme per tutto il 2014", assicura Franceschini".

(ilVelino/AGV NEWS)

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