Il governo studia il piano per l'emergenza: norme speciali per due anni. Punito anche chi abbandona un frigorifero
Pene più gravi per chi abbandona i rifiuti o vi dà fuoco. Il ministero dell’Ambiente ha pronta una legge per mettere un freno ai roghi tossici in Campania. Il testo sarà presentato in uno dei prossimi consigli dei ministri dal responsabile del dicastero, Andrea Orlando, che alla norma lavora da tempo.
Le norme saranno temporanee (due anni) e legate alla "persistenza di situazioni di grave criticità ambientale connesse alla gestione dei rifiuti". Una premessa necessaria per poter introdurre un inasprimento delle pene in una sola regione senza incorrere nello stop della Corte Costituzionale. Chiunque abbandoni, scarichi o depositi immondizia in luoghi non autorizzati, o vi appicchi il fuoco, è punito con la reclusione da due a cinque anni. Ancora più dura la pena se si abbandonano rifiuti pericolosi: si può restare in galera da tre a sei anni.
31/10/13
L’onda lunga delle invenzioni verdi
Al recente Maker Faire di Roma, l’evento dedicato agli innovatori, si
scopre che in tanti inventano e creano guardando alla sostenibilità
La tecnologia va guardata da vicino, per capire che non è cosa facilmente archiviabile come “materia da nerd”. Ne sono la prova i tanti progetti e prototipi rivolti all’ambiente che si sono messi in mostra nel corso del Maker Faire Rome, l’evento dedicato agli innovatori che si è svolto i primi di ottobre a Roma. Un posto nel quale scoprire che anche una stampante 3D può guardare alla sostenibilità.
I progetti degni di nota sono molti, alcuni prototipi in cerca di aiuto per entrare sul mercato, altri già in commercio.
"Aretha" è un pannello solare per la produzione di acqua calda. E sai che novità, dirà qualcuno. Ciò che la differenzia dagli altri è che si tratta di una macchina che ognuno può costruirsi da solo con materiali di recupero. Quella che Paolo Bonelli mostra, per esempio, ha al suo interno il vecchio radiatore di un’auto. E non serve molto altro in realtà, se non un bel serbatoio, anche di esso di qualsiasi materiale, purché ben coibentato (con paglia compressa, lana di pecora e altri isolanti naturali). Uno dei suoi creatori, Paolo Bonelli, racconta che un paio di modelli sono attualmente attivi a Milano e in un agriturismo nei pressi di Piacenza.
La tecnologia va guardata da vicino, per capire che non è cosa facilmente archiviabile come “materia da nerd”. Ne sono la prova i tanti progetti e prototipi rivolti all’ambiente che si sono messi in mostra nel corso del Maker Faire Rome, l’evento dedicato agli innovatori che si è svolto i primi di ottobre a Roma. Un posto nel quale scoprire che anche una stampante 3D può guardare alla sostenibilità.
I progetti degni di nota sono molti, alcuni prototipi in cerca di aiuto per entrare sul mercato, altri già in commercio.
"Aretha" è un pannello solare per la produzione di acqua calda. E sai che novità, dirà qualcuno. Ciò che la differenzia dagli altri è che si tratta di una macchina che ognuno può costruirsi da solo con materiali di recupero. Quella che Paolo Bonelli mostra, per esempio, ha al suo interno il vecchio radiatore di un’auto. E non serve molto altro in realtà, se non un bel serbatoio, anche di esso di qualsiasi materiale, purché ben coibentato (con paglia compressa, lana di pecora e altri isolanti naturali). Uno dei suoi creatori, Paolo Bonelli, racconta che un paio di modelli sono attualmente attivi a Milano e in un agriturismo nei pressi di Piacenza.
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Scienza e studi ambientali,
Sostenibilità
Hera premia l'energia recuperata
Pile ricaricabili in omaggio a chi conferisce batteria esausta
Da novembre, recandosi ad una qualsiasi delle 141 stazioni ecologiche di Hera e conferendo una vecchia batteria dell'automobile, si riceverà in omaggio una confezione con quattro pile ricaricabili di ultima generazione.
L'iniziativa è promossa da Hera, in collaborazione con i Consorzi Ecolight e Remedia, con una valenza, in primo luogo, ambientale. Questo tipo di rifiuto, se smaltito in modo improprio, ha infatti un alto potere inquinante: per questo deve essere smaltito correttamente attraverso la consegna alla stazione ecologica.
La promozione si inserisce nell'ambito delle iniziative volte a incrementare l'utilizzo da parte dei cittadini delle 141 stazioni ecologiche Hera distribuite sul territorio di tutte le province presidiate. Nei primi 9 mesi 2013 i conferimenti alle stazioni ecologiche sono stati complessivamente oltre 1.750.000, circa 6.500 al giorno, con un incremento positivo del 12% rispetto all'analogo periodo dell'anno scorso.
Risparmio energetico, arriva la nuova server farm di Eni
Il Green Data Center di Eni, appena inaugurato nel pavese,
rappresenta un nuovo standard di risparmio energetico e di riduzione dei
consumi.
Pochi giorni fa, precisamente il 29 ottobre, c'è stata l'inaugurazione di una nuova server farm di Eni a Ferrera Erbognone, nelle campagne pavesi della Lomellina. Il nome dell'impianto è Green Data Center ed è indicativo di quanto sia all’avanguardia per quel che riguarda i consumi e dunque l'ecosostenibilità.
Infatti le server farm sono impianti che generalmente hanno un consumo di energia elettrica molto elevato e che dunque si possono definire altamente inquinanti: invece il Green Data Center di Eni, per la cui costruzione l'azienda ha investito la bellezza di 100 milioni di euro, ha un consumo decisamente ridotto per gli standard del settore, al massimo 50 chilowatt per metro quadro.
Come dice Paolo Scaroni, l'Ad di Eni, per quanto oneroso si tratta di un investimento che consentirà di far risparmiare alla società circa 30 milioni di euro all'anno per i costi operativi, dunque che nel giro di un trienno o poco più avrà già ammortizzato il costo.
L'Eni Green Data Center è totalmente interrato, ospita i sistemi informatici di elaborazione e di gestione dell'azienda, 7mila sistemi e 60mila core Cpu ma anche un sistema di elaborazione sismica. Da solo porta ad un abbattimento dell'1% delle emissioni di anidride carbonica in Italia in base al Protocollo di Kyoto, risulta essere il primo al mondo sia per l'efficienza energetica che per il rapporto tra l'energia totale utilizzata e quella dedicata all'informatica (solo 1,2 contro una media del resto d'Italia compresa tra 1 e 2).
Pochi giorni fa, precisamente il 29 ottobre, c'è stata l'inaugurazione di una nuova server farm di Eni a Ferrera Erbognone, nelle campagne pavesi della Lomellina. Il nome dell'impianto è Green Data Center ed è indicativo di quanto sia all’avanguardia per quel che riguarda i consumi e dunque l'ecosostenibilità.
Infatti le server farm sono impianti che generalmente hanno un consumo di energia elettrica molto elevato e che dunque si possono definire altamente inquinanti: invece il Green Data Center di Eni, per la cui costruzione l'azienda ha investito la bellezza di 100 milioni di euro, ha un consumo decisamente ridotto per gli standard del settore, al massimo 50 chilowatt per metro quadro.
Come dice Paolo Scaroni, l'Ad di Eni, per quanto oneroso si tratta di un investimento che consentirà di far risparmiare alla società circa 30 milioni di euro all'anno per i costi operativi, dunque che nel giro di un trienno o poco più avrà già ammortizzato il costo.
L'Eni Green Data Center è totalmente interrato, ospita i sistemi informatici di elaborazione e di gestione dell'azienda, 7mila sistemi e 60mila core Cpu ma anche un sistema di elaborazione sismica. Da solo porta ad un abbattimento dell'1% delle emissioni di anidride carbonica in Italia in base al Protocollo di Kyoto, risulta essere il primo al mondo sia per l'efficienza energetica che per il rapporto tra l'energia totale utilizzata e quella dedicata all'informatica (solo 1,2 contro una media del resto d'Italia compresa tra 1 e 2).
Crescita e clima, il divorzio che non ti aspetti (soprattutto in Commissione Ue)
La Commissione europea (e non solo) sta dicendo da tempo che la crisi economica, azzoppando la crescita, ha giocato un fortissimo ruolo nel calo delle emissioni di CO2. Ma potrebbe essere un’esagerazione: il contributo nettamente maggiore proverrebbe invece dal boom delle rinnovabili.
Tutto è cominciato da una frase contenuta in un rapporto della Commissione Ue pubblicato nel novembre 2012 sul bilancio del funzionamento di scambio delle quote di emissioni (Eu.Ets): "La crisi economica è chiaramente la causa maggiore di una forte riduzione delle emissioni di CO2".
Un’idea che ha preso piede rapidamente e che anche noi di greenreport.it abbiamo più volte riferito, ma che lo studio "La politique climat-énergie de l’UE : un rôle majeur dans la réduction des émissions de CO2 des secteurs de l’énergie et de l’industrie" sembra smentire. Il report è stato pubblicato su Tendances Carbone, il bollettino mensile del mercato europeo di CO2 edito da Cdc Climat, la filiale della Caisse des Dépôts dedicata alla transizione energetica ed ecologica dell’economia.
Il bollettino Cdc ricorda che "All’inizio di ottobre 2013, l’Agenzia europea dell’ambiente aveva indicato che l’Unione europea aveva già ridotto le sue emissioni di CO2 del 18% del 2012 in rapporto al 1990. A maggio, la Commissione europea annunciava già una tendenza al ribasso per le emissioni di CO2 degli impianti coperti dall’Eu Ets: 1 867 Mt CO2 nel 2012, cioè un calo del 2% in rapporto al 2011 e del 12% dal 2008. In totale, escludendo l’aviazione e in un perimetro costante (escludendo la Bulgaria, la Romania, l’Islanda e la Norvegia che si sono unite all’Ets dopo il 2005), le emissioni di CO2 dell’Eu Ets sono calate da del 12,3% dal 2005 al 2012".
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Commissione Ue,
emissioni di CO2
Fotovoltaico al diamante La via «preziosa» del solare
Il cristallo emette elettroni se scaldato a 850 gradi con sistemi ottici di concentrazione della luce del Sole
Se i diamanti "sono i migliori amici delle ragazze" potrebbero diventare anche validi alleati dell’ambiente. Come? Aiutando a trasformare in energia i raggi solari. In questo fotovoltaico «prezioso» in realtà, i diamanti utilizzati sono sintetici, "costruiti" a partire da idrogeno e metano. Secondo Daniele Maria Trucchi, a capo del laboratorio Diamond and carbon compounds, "questo semiconduttore può essere competitivo anche in termini economici rispetto a silicio e gallio, i più utilizzati in elettronica".
Perchè il Diamante-Trucchi spiega: "Il diamante ha una grande capacità di emettere elettroni se scaldato a più di 650 gradi centigradi. Questa temperatura si ottiene grazie a sistemi ottici capaci di concentrare la radiazione solare in punti molto focalizzati. È un po’ il risultato che si ottiene facendo passare la luce solare attraverso una lente".
Se i diamanti "sono i migliori amici delle ragazze" potrebbero diventare anche validi alleati dell’ambiente. Come? Aiutando a trasformare in energia i raggi solari. In questo fotovoltaico «prezioso» in realtà, i diamanti utilizzati sono sintetici, "costruiti" a partire da idrogeno e metano. Secondo Daniele Maria Trucchi, a capo del laboratorio Diamond and carbon compounds, "questo semiconduttore può essere competitivo anche in termini economici rispetto a silicio e gallio, i più utilizzati in elettronica".
Perchè il Diamante-Trucchi spiega: "Il diamante ha una grande capacità di emettere elettroni se scaldato a più di 650 gradi centigradi. Questa temperatura si ottiene grazie a sistemi ottici capaci di concentrare la radiazione solare in punti molto focalizzati. È un po’ il risultato che si ottiene facendo passare la luce solare attraverso una lente".
Rifiuti e differenziata: una voragine divide Nord e Sud
Il 25 % dei Comuni italiani raggiunge l’obiettivo del riciclo, di
questi però solo il 10% è del Sud e solo il 15% ha una popolazione
superiore ai 10.000 abitanti.
L’Italia della differenziata cresce ma in maniera disomogenea. E’ quanto rivela il terzo Rapporto sulla raccolta differenziata e il riciclo, il documento realizzato dal gruppo di lavoro dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e ANCITEL Energia e Ambiente. I dati presentati ieri rivelano ancora una volta un Paese a due velocità, nonostante i trend di crescita della buone pratiche siano tutti positivi. I principali indicatori segnalano infatti che nel 2012 il tasso di riciclo a livello nazionale si attestato al 38,6% contro il 35,2% dell’anno precedente; in aumento anche la percentuale di raccolta differenziata che raggiunge il 39,9%. La differenza tra queste ultime due percentuali è purtroppo il sintomo di una raccolta, in parte, ancora “infruttuosa e solo nominale” nonostante il tasso di avvio a riciclo per diverse realtà territoriali abbia già superato gli obiettivi del 50% ottenendo come “risultato ambientale” 2,1 milioni di tonnellate in meno di CO2. “Il primo dato che deve far riflettere però – Filippo Bernocchi, delegato Anci ai Rifiuti - consiste nell’ampio divario tra il nord e il sud del Paese”. Se infatti al Nord la percentuale sfiora il 55%, il dato del Sud si attesta solo intorno al 25%.
L’Italia della differenziata cresce ma in maniera disomogenea. E’ quanto rivela il terzo Rapporto sulla raccolta differenziata e il riciclo, il documento realizzato dal gruppo di lavoro dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e ANCITEL Energia e Ambiente. I dati presentati ieri rivelano ancora una volta un Paese a due velocità, nonostante i trend di crescita della buone pratiche siano tutti positivi. I principali indicatori segnalano infatti che nel 2012 il tasso di riciclo a livello nazionale si attestato al 38,6% contro il 35,2% dell’anno precedente; in aumento anche la percentuale di raccolta differenziata che raggiunge il 39,9%. La differenza tra queste ultime due percentuali è purtroppo il sintomo di una raccolta, in parte, ancora “infruttuosa e solo nominale” nonostante il tasso di avvio a riciclo per diverse realtà territoriali abbia già superato gli obiettivi del 50% ottenendo come “risultato ambientale” 2,1 milioni di tonnellate in meno di CO2. “Il primo dato che deve far riflettere però – Filippo Bernocchi, delegato Anci ai Rifiuti - consiste nell’ampio divario tra il nord e il sud del Paese”. Se infatti al Nord la percentuale sfiora il 55%, il dato del Sud si attesta solo intorno al 25%.
L. Stabilità: parlamentari Pd ambiente, “Economia trovi risorse per difesa”
"E' priorità senza discussioni. Se permangono
le condizioni attuali sarà più difficile trovare il consenso in
Parlamento sulla legge di stabilità". "A 50 anni da un disastro anche
simbolico come quello del Vajont e a pochi giorni dalle ultime alluvioni
che hanno provocato danni e purtroppo altre vittime in Puglia, Toscana,
Liguria e in molte altre regioni italiane; dopo che il ministro
dell'Ambiente ha chiesto di stanziare 500 milioni di euro e che il
Senato e la Camera hanno approvato ordini del giorno ad hoc, non è
possibile destinare alla difesa del suolo la cifra ridicola di 30
milioni per il 2014. E' assolutamente necessario uno sforzo in più e
soprattutto un cambiamento di prospettiva. La lotta al dissesto
idrogeologico deve diventare la prima opera pubblica per un Paese che ha
nel paesaggio e nel territorio i pilastri dell'economia. L'Economia
trovi le risorse per una priorità senza discussioni". Lo dicono i
parlamentari del Pd Ermete Realacci, presidente della commissione
Ambiente della Camera, Massimo Caleo ed Enrico Borghi, rispettivamente
capigruppo del Pd nella commissione Ambiente del Senato e di
Montecitorio. "Come ha sottolineato anche il ministro Orlando
proseguono i parlamentari democratici la legge di stabilità ha
dimenticato l'ambiente. Ci rendiamo conto che la coperta è corta, ma è
anche questione di scelte. E' per questo che presenteremo emendamenti in
entrambi i rami del Parlamento e ci auguriamo un'apertura del governo,
finalizzata tra l'altro a creare buona occupazione. Se permangono le
condizioni attuali sarà più difficile trovare il consenso in Parlamento
sulla legge di stabilità".
(9Colonne)
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Alessandro Bratti
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ministro dell'Ambiente,
Sostenibilità,
Suolo
30/10/13
Sostenibilità: 25 industrie della carta “leader in trasparenza”, due italiane hanno reso pubblici i dati sull'impatto ambientale per l'Epci 2013 del Wwf
"Leadership in trasparenza" riconosciuta dal Wwf a 25 tra le più grandi aziende mondiali del settore
carta e cellulosa che hanno reso volontariamente pubblici i dati sul
proprio impatto ambientale partecipando all'Environmental Paper Company
Index 2013 (Epci), l'iniziativa del Wwf che ha analizzato quaranta
categorie di prodotti (più del doppio di quelli valutati nell'indice
2011) secondo alcuni criteri chiave, come approvvigionamento
responsabile delle risorse forestali, impatto ambientale dei processi produttivi e reporting socio-ambientale.
Queste 25 aziende rappresentano un terzo dei 70 attori globalmente significativi nel settore e producono complessivamente 82 milioni di tonnellate di polpa di cellulosa e carta, il 14% di carta e cartone al mondo, il 28% della carta grafica, il 29% della carta stampata, il 14% di tissue (carta per usi igienico-sanitari), il 6% di carta per imballaggi e il 14% della polpa di cellulosa a livello mondiale. E ci sono anche due italiane, Sofidel e Fedrigoni. Il gruppo Sofidel, marchio Regina, ha da tempo avviato un confronto con il Wwf sul tema dell'approvvigionamento responsabile (oggi il 99,8% della cellulosa utilizzata proviene da fonti certificate), e ha aderito al programma Climate Savers per la riduzione delle emissioni climalteranti.
Queste 25 aziende rappresentano un terzo dei 70 attori globalmente significativi nel settore e producono complessivamente 82 milioni di tonnellate di polpa di cellulosa e carta, il 14% di carta e cartone al mondo, il 28% della carta grafica, il 29% della carta stampata, il 14% di tissue (carta per usi igienico-sanitari), il 6% di carta per imballaggi e il 14% della polpa di cellulosa a livello mondiale. E ci sono anche due italiane, Sofidel e Fedrigoni. Il gruppo Sofidel, marchio Regina, ha da tempo avviato un confronto con il Wwf sul tema dell'approvvigionamento responsabile (oggi il 99,8% della cellulosa utilizzata proviene da fonti certificate), e ha aderito al programma Climate Savers per la riduzione delle emissioni climalteranti.
"Bonifica dei siti industriali, Ferrara il modello da seguire"
Pubblicato da
Alessandro Bratti
alle
21:02
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Sostenibilità
L.Stabilita':Orlando,frustrante Pd non citi priorita' Ambiente
In elenco modifiche mancano i fondi per dissesto idrogeologico
"In questa battaglia per costruire un nesso tra ambiente e società e tra ambiente ed economia ho trovato frustrante che il mio partito, il Pd, sulla Legge di Stabilità abbia segnalato un elenco di priorità per correggere la manovra senza citare l'ambiente, in particolare i fondi per il dissesto idrogeologico del territorio la più grande opera infrastrutturale di cui ha bisogno l'Italia". Così il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, è intervenuto ad un convegno a Palermo, rilevando che "stiamo continuando a sprecare risorse per i costi di disastri che dovremmo prevenire".
(ANSA).
"In questa battaglia per costruire un nesso tra ambiente e società e tra ambiente ed economia ho trovato frustrante che il mio partito, il Pd, sulla Legge di Stabilità abbia segnalato un elenco di priorità per correggere la manovra senza citare l'ambiente, in particolare i fondi per il dissesto idrogeologico del territorio la più grande opera infrastrutturale di cui ha bisogno l'Italia". Così il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, è intervenuto ad un convegno a Palermo, rilevando che "stiamo continuando a sprecare risorse per i costi di disastri che dovremmo prevenire".
(ANSA).
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Alessandro Bratti
alle
20:51
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Dissesto idrogeologico,
ministro dell'Ambiente
Nucleare: Bratti (Pd), grave che ancora non si sappia dove stoccare scorie
"Occorre accelerare la costituzione del deposito temporaneo unico. E' molto grave che ad oggi non sia ancora stato deciso dove stoccare in sicurezza le scorie radioattive. Oggi ci è stato detto che la Francia non è più disponibile ad accettare le nostre scorie per il riprocessamento perché non crede che il nostro Paese stia organizzandosi per gestire il ritorno di questi rifiuti. Anche da Shellafield in Inghilterra dove sono state lavorati i nostri rifiuti ci chiedono di riprenderli al più presto. L'Italia ha detto no al nucleare ma questo non significa che il nostro Paese non si debba attrezzare per gestire le scorie che provengono dai vecchi impianti e quelle a bassa radioattività che si continuano a produrre giornalmente ad esempio nelle strutture sanitarie". Lo ha dichiarato Alessandro Bratti, deputato del Partito democratico, ed Ecodem, a margine dell'audizione tenuta oggi presso le Commissioni Attività produttive e Ambiente durante la quale sono stati ascoltati i rappresentanti di Ispra, nell'ambito di un'indagine conoscitiva in relazione alla discussione di una risoluzione sulla messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi.
(AGENPARL)
Pubblicato da
Alessandro Bratti
alle
20:45
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