02/08/13

Il Ddl del ministro Orlando sull’abbattimento degli abusi nelle aree a rischio idrogeologico Apprezzamenti di Wwf, Fai e Legambiente

Oggi il ministro dell’ambiente Andrea Orlano ha presentato il Disegno di legge per l’abbattimento degli abusi edilizi nelle aree a rischio idrogeologico. Il ministro ha quindi mantenuto la parola ed avviato quel percorso innovativo che dovrebbe contrastare il consumo di suolo con l’edilizia che «Deve e può superare la crisi convertendosi all’efficienza energetica, alla sostenibilità e soprattutto al riuso delle aree già edificate».

Orlando oggi ha detto che «su questa proposta c’è un largo consenso e penso che si riuscirà ad approvarla in tempi rapidissimi. Ma se si dovessero profilare ostacoli sono pronto a inserire il provvedimento in un decreto legge sulle misure per affrontare le emergenze ambientali. Non possiamo aspettare ancora: per convincersene basta pensare all’alluvione che recentemente ha sepolto sotto un mare di fango il sito archeologico di Sibari proprio per colpa di un intervento abusivo sul territorio».

Un percorso virtuoso che si scontra con una realtà molto meno virtuosa e che non eguali nei Paesi dell’Unione europea: secondo il Cresme in Italia dal 2003 al 2012 sono state realizzate 283.000 nuove case illegali, per un valore complessivo di circa 19,4 miliardi di euro. L’equivalente di una manovra finanziaria.

L’incidenza del mattone illegale nel mercato dell’edilizia è cresciuta nonostante la crisi, passando dal 9% del 2006 al 16,9% stimato per il 2013. Dati allarmanti che indicano una sempre maggiore diffusione dell’abusivismo edilizio, grazie anche alla mancanza di controlli e di demolizioni.

«Nello specifico si legge in una nota di Palazzo Chigi  nelle zone oggetto del ddl le condizioni di fragilità  del territorio (frane, alluvioni, erosione costiera etc.) rendono particolarmente urgente la necessità di realizzare interventi di messa in sicurezza, la cui concreta attuazione deve spesso fare i conti con l’esistenza di manufatti abusivi di vario genere: la mancata rimozione o demolizione di queste strutture realizzate illecitamente impedisce, o rende più difficoltosa, la progettazione e la realizzazione degli indispensabili interventi in questione».
Secondo una ricerca realizzata da Legambiente, tra il 2000 e il 2011, nelle città capoluogo di provincia è stato eseguito solo il 10,6% delle 46.760 ordinanze di demolizione emesse.

Il governo sembra concordare con Legambiente: «Una delle cause di questo deficit esecutivo è’ sicuramente attribuibile al fatto che, secondo le attuali norme, le amministrazioni comunali hanno l’obbligo di agire in sostituzione del soggetto inadempiente per poi rivalersi economicamente su di esso per le spese sostenute. Ciò comporta per gli enti locali l’esigenza di rilevanti disponibilità  finanziarie immediate. Ma spesso, come sappiamo, queste disponibilità’ non ci sono. Per far fronte a questa mancanza di risorse, la legge prevede l’istituzione di un nuovo capitolo nello stato di previsione della spesa del Ministero dell’Ambiente che renderà disponibili ai Comuni che ne faranno richiesta appositi finanziamenti per la rimozione o la demolizione dei manufatti realizzati in assenza o in totale difformità  del permesso di costruire. Per il 2013 è previsto uno stanziamento di 10 milioni di euro».

La proposta del ministero dell’Ambiente piace anche al Fondo ambiente italiano (Fai) ed al Wwf: «E’ anche ipotizzabile l’uso di questo strumento in aree molto sensibili dal punto di vista del governo idrico del bacino fluviale, le foci: un luogo in cui l’abusivismo ha spesso lasciato tracce pesanti».

Enrico Fontana, responsabile dell’osservatorio ambiente prende la palla al balzo e chiede che «il Parlamento approvi il prima possibile il disegno di legge presentato oggi dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, per rendere più agevole la rimozione e la demolizione di opere e immobili realizzati abusivamente nelle aree a rischio idrogeologico elevato. Con i 10 milioni di risorse economiche, previste dal Ddl, si potrebbero demolire almeno 250 scheletri di tre piani, veri e propri ecomostri che sfregiano il territorio italiano. L’abbattimento delle costruzioni illegali rappresenta, infatti, la migliore cura preventiva contro il vecchio e nuovo abusivismo. Un fenomeno illegale consolidato e diffuso in tutta Italia, anche grazie all’inerzia delle istituzioni preposte a contrastarlo, alla politica dei condoni, agli interessi della criminalità organizzata e a una carente programmazione urbanistica. Per questo è fondamentale rendere socialmente popolare la pratica delle demolizioni innescando un meccanismo di evoluzione culturale e di affermazione della legalità di cui il Paese ha fortemente bisogno. Con l’approvazione di questo Ddl si può cominciare a risolvere un problema, quello della mancanza di risorse economiche, spesso usato come alibi da amministrazioni locali compiacenti che non si impegnano come dovrebbero per l’affermazione della legalità.  L’auspicio è che inizi in Parlamento una nuova stagione normativa di lotta all’abusivismo edilizio e che, accanto ai fondi previsti dai Ministero dell’Ambiente, vengano approvate le norme proposte da Legambiente per facilitare l’azione delle ruspe demolitrici e richiamare le amministrazioni alle loro responsabilità».


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