Il triangolo dei veleni La Terra di Lavoro brucia
Nel
triangolo dei veleni”, fra Napoli e Caserta, ci sono 42 comuni e due
milioni di persone, la metropoli delle discariche abusive. E' la “terra
dei fuochi”, come l’ha ribattezzata Roberto Saviano nell’ultimo capitolo
di Gomorra. Di giorno, ma soprattutto di notte, comignoli di fumo nero e
denso riversano nel cielo e nel terreno il loro carico micidiale di
diossina e di sostanze tossiche. Per avere un’idea di quello che succede
in quell’area basta dare un’occhiata al bollettino dei vigili del
fuoco: 3500 chiamate all' anno, circa 10 al giorno. Ma i roghi che
sfuggono ad ogni statistica, perché si consumano nell’indifferenza
generale, senza che nessuno li denunci, sono molto più numerosi. Ed è
incredibile che nessuno riesca a fermarli. La storia, infatti, va avanti
da almeno venti anni, fra denunce, appelli, proclami, promesse e
perfino qualche progetto rimasto sulla carta. Tutte chiacchiere, non è
cambiato praticamente nulla. Solo per fare un esempio, nel 2012 sono
stati arrestate o fermate appena una decina di persone. Da queste
parti, secondo l’Istituto Superiore della Sanità, l’incidenza dei tumori
è aumentata del 21% rispetto alla media. La diossina consuma i bronchi,
infiamma le trachee. La frutta è cattiva, i campi sono deserti. Eppure,
era una delle aree più fertili della regione, prima che arrivassero i
veleni i contadini esportavano i loro prodotti fino alla Scandinavia,
alla Norvegia. Poi, l’inferno dei roghi accesi dai Rom. Dietro il
piccolo esercito dei piromani disperati, la lunga mano della camorra. E ’
qui, infatti, che si smaltiscono i rifiuti delle industrie tessili che
lavorano al nero, delle imprese che realizzano guaine e plastica, delle
fabbriche che devono disfarsi di quello che non serve più, dai copertoni
ai prodotti di scarto. Economico e senza denunce alle autorità. E
allora, un bel rogo: si circonda il materiale da bruciare con lunghi
nastri di plastica, una tanica di benzina e la discarica diventa
l’ennesimo comignolo pieno di veleni.
Una maledizione che in tanti hanno cercato di superare, senza risultati. Ha tentato il miracolo perfino l’ex governatore, Antonio Bassolino, prima di essere travolto dallo scandalo dei rifiuti. Ideò un sistema di monitoraggio dei roghi che avrebbe dovuto essere gestito da un centinaio di Lsu, i lavoratori socialmente utili. Un investimento di 5 milioni per la costituzione di una nuova società partecipata dalla Regione. Non se ne fece nulla: lo stop arrivò dalla Corte dei Conti che denunciò lo spreco e si oppose alla costituzione di un nuovo carrozzone. Ma il progetto è tutt’altro che morto dal momento che l’idea di una società per monitorare i roghi resta sempre sul tappeto ed è stata riproposta recentemente.
Da due anni, a raccogliere dati, cifre, testimonianze e denunce c’è un sito molto attivo, la Terra dei Fuochi. Lo ha creato nel 2011 Angelo Ferrillo, 35 anni, nato proprio nel cuore della Terra dei Fuochi, a Giugliano. In poco tempo il suo blog è diventato un vero e proprio punto di riferimento, con 30mila fan. Lui, ricercatore universitario, è uno dei cervelli meridionali in fuga da un futuro di disoccupazione, ha trovato un contratto negli Stati Uniti, nell’Ohio. Ma non ha voluto perdere di vista quello che continua ad avvenire sulla sua terra. Così, anche dall’America, cura il sito, raccoglie le testimonianze, aggiorna in tempo reale la mappa dei veleni, ogni punto rosso è un rogo denunciato. Per la bonifica, neanche a parlarne: sarebbe costosissima. Ma, già smettere di appiccare incendi sarebbe un passo da gigante, “la vera bonifica dovrebbe partire da qui”, spiega Ferrillo. Ma, sulla mappa della Terra dei Fuochi, già brucia un altro punto rosso.
(La Stampa) di Antonio Troise
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