Tra un mese ci sarà la prima data a rischio per Roma nel percorso a ostacoli dei rifiuti: l’11 aprile a Malagrotta non potrà più essere portata spazzatura non trattata.
Ad oggi, però, questo problema non è ancora stato risolto: i quattro impianti di trattamento romani sono insufficienti e restano 1.100-1.200 tonnellate di tal quale. Ieri però è arrivata una notizia che fa tirare un sospiro di sollievo al ministro dell’Ambiente, Corrado Clini e al Campidoglio: il consiglio di Stato ha accolto il ricorso che l’Avvocatura di Stato e quella di Roma Capitale hanno presentato contro il provvedimento del Tar che invece aveva bloccato l’uso degli impianti di trattamento di Colfelice (Frosinone), Viterbo e Albano.
Aiuto
provvisorio
Soddisfatto
il ministro Clini: «Prosegue il programma stabilito con il decreto del 3
gennaio per consentire a Roma di realizzare gli interventi finalizzati
all’aumento della raccolta differenziata, alla piena utilizzazione degli
impianti di trattamento meccanico biologico e al recupero della
frazione umida che costituisce il 40 per cento dei rifiuti della
capitale. Nel tempo necessario per la realizzazione di questi interventi
gli impianti esistenti nella Regione dovranno assicurare il
trattamento, il recupero e la valorizzazione energetica dei rifiuti di
Roma. È fallito il tentativo di ritornare, come avvenuto ripetutamente
in passato, fra le braccia delle discarica. Roma sarà liberata dalla
dipendenza quarantennale da una discarica e potrà allinearsi rapidamente
agli standard delle altre capitali europee». Più chiaramente: una parte
dei rifiuti della Capitale finirà nei tre impianti non romani per il
trattamento (ma al termine del processo torneranno a Roma). L’Ama dovrà
pagare i gestori (due Tmb, ad Albano e Viterbo, sono privati, il terzo,
quello di Colfelice, è pubblico) per il servizio fornito.
I
numeri
Da sapere: il piano fino ad oggi era stato applicato solo per Albano e Viterbo, dove a singhiozzo sono già andati molti camion dell’Ama. A Colfelice (l’impianto più importante, qui ci sono state le proteste più accese) i rifiuti romani non sono mai arrivati. Il ministro Clini si era impegnato ad attendere la decisione sul merito del consiglio di Stato. In sintesi: ora ad Albano vanno 150 tonnellate di rifiuti al giorno (22 camion), a Viterbo 70 (con 4-5 camion di grandi dimensioni). Appena l’Ama avrà siglato il contratto con la Saf (la società di Colfelice) farà partire i primi mezzi con destinazione Ciociaria: circa 450 tonnellate di rifiuti al giorno. Ma Roma trasferirà per il trattamento quasi 700 tonnellate di rifiuti al giorno davvero in forma solo provvisoria, per pochi mesi? E come si fa per quella parte che anche in questo modo non si riesce a trattare, visto che restano circa 300-400 tonnellate di rifiuti fuori tanto dagli impianti romani, quanto da quelli delle altre città?
Nuovo
impianto
Bene, per capire come Roma potrebbe chiudere il cerchio bisogna andare a Rocca Cencia. Qui sorgerà un nuovo impianto dal nome ostico - tritovagliatore - ma che secondo i tecnici potrebbe rappresentare una soluzione. Il progetto è di Manlio Cerroni che si è impegnato a realizzarlo in un mese, l’autorizzazione della Provincia c’è già. Dunque a metà aprile salvo sorprese quell’impianto entrerà in funzione e dovrebbe trattare tutti rifiuti che invece non passano dai quattro tmb romani. In passato l’Unione europea ha contestato il fatto che l’uso di un tritovagliatore sia equivalente al trattamento, ma ora a Roma assicurano che questo è un impianto più sofisticato, che supera l’esame europeo.Perché il trattamento è tanto importante? Perché riduce l’impatto ambientale dei rifiuti, li trasforma in parte in combustibile per i rifiuti (da mandare nei termovalorizzatori), in parte in frazione organica stabilizzata (molto meno inquinante). Portare invece i rifiuti in discarica senza trattamento, come fa tutt’oggi a Roma, è molto inquinante e soprattutto contro la normativa.
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