29/08/12

Salvare Timboctou per salvare la pace: Un appello per il Malì

Jacques Chirac, la sua Fondazione, i suoi amici e i vincitori del Premio per la Prevenzione dei
conflitti nel 2009 ad oggi si sono mobilitati per salvare Timbouctou, il suo patrimonio culturale e
il Mali.
Un paese spogliato del suo passato è un paese spogliato del futuro.
Nel momento in cui gruppi estremisti stanno distruggendo i mausolei e le moschee di
Timbouctou e minacciano i manoscritti conservati in questa città, patrimonio insostituibile
dell'Islam e del mondo, è il futuro dell'Africa saheliana ad essere in gioco.
E' un progetto totalitario. Un crimine contro l'Africa. Un crimine contro il pensiero. Un crimine
contro l'idea stessa di umanità
E' un pericolo globale: è impossibile restare indifferenti perché, se un pugno di estremisti è
riuscito ad imporre la propria legge in una regione dagli equilibri fragili, è l'insieme dei paesi
del Sahel che può venire a trovarsi in una situazione d'instabilità, con conseguenze funeste
anzitutto per le popolazioni locali, e poi per tutti i partners di quel paese, a partire dai paesi
confinanti col Mali per finire all'Europa.
Oggi la lotta contro il terrorismo e l'estremismo, la lotta per l'umanesimo, la pace, la lotta per
la tolleranza e il rispetto, si gioca a Timbouctou.
E' urgente agire.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha appena adottato una risoluzione presentata
dalla Francia, che esprime sostegno agli sforzi di mediazione messi in campo dall'ECOWAS e
dall'Unione Africana per il ripristino dell'ordine costituzionale. E' un primo passo, ma occorre
spingersi più lontano. Il Mali non deve essere abbandonato al suo destino.
Occorre anzitutto attivare tutte le vie legali per neutralizzare le aspirazioni mortifere degli
estremisti.
Bisogna poi lanciare un vero e proprio piano Marshall per il Sahel. La crisi relativa alla
sicurezza, purtroppo fa passare in secondo piano la crisi alimentare che tocca l'insieme della
regione da ormai tre anni.
Queste crisi, al di là dell'urgenza corrente che impone reazioni immediate, appaiono come il
preludio di crisi ancora più grandi, dal momento che sappiamo che la popolazione africana
dovrebbe raddoppiare di qui al 2050 e rappresentare così il 22% della popolazione mondiale.
Gli africani hanno fatto lo sforzo di risolvere le loro crisi del debito al prezzo di sacrifici che
popolazioni più avvantaggiate non avrebbero mai consentito. Il continente ha ripreso dopo un
decennio con una crescita forte e sostenuta. Assistiamo all'emergere di classi medie istruite e
intraprendenti. La gioventù africana porta oggi con sé le speranze di un intero continente. Noi
possiamo sia aiutarla a svilupparsi e aiutare il mondo ad impegnarsi finalmente sul cammino
di una crescita equa e condivisa, sia deluderla a rischio di ingenti pericoli.
L'Africa oggi non chiede la carità ma la giustizia. Facciamo appello alla responsabilità e
all'unità della comunità internazionale a fronte di questa crisi, dei paesi tradizionalmente
impegnati in Africa come alle potenze emergenti. Il fallimento o la vittoria dell'Africa sarà il
fallimento o la nostra vittoria di noi tutti. Se ce ne dimentichiamo oggi, i giovani africani
sapranno ricordarcelo domani.

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