Le infrazioni comunitarie riguardo al sistema delle discariche italiane non riguardano solo gli impianti del Sud del Paese. In Emilia Romagna oltre 500.000 tonnellate di rifiuti urbani continuano ad essere smaltiti in discarica nonostante la presenza di 8 termo valorizzatori e una percentuale di raccolta differenziata che sfiora il 50%.
Le discariche per Rsu (Rifiuti solidi urbani) devono andare a chiusura rapidamente- lo sostiene Alessandro Bratti responsabile nazionale per il Pd sulle politiche di gestione dei rifiuti.
“Dopo la costituzione dell’Ambito regionale per la regolazione del sistema è indispensabile che la Regione al più presto definisca il Piano Direttore dei rifiuti che delinei i nuovi scenari alla luce della Direttiva 98 /2008. Occorre utilizzare razionalmente gli impianti andando oltre gli ambiti provinciali, aumentare il recupero della materia attraverso un sistema di raccolta più efficiente e chiudere le discariche anche attraverso l’aumento del tributo , la cosi detta eco tassa Occorre inoltre disegnare un progetto che implementi le filiere del recupero e che si interfacci con il Piano energetico regionale.
Vanno contingentati gli impianti a biogas che usano colture dedicate mentre bisogna sfruttare adeguatamente anche per le biomasse gli inceneritori.
E’ necessario inoltre alla luce della nuova normativa nazionale affrontare in maniera trasparente e partecipata, coinvolgendo i cittadini, l’evoluzione del sistema delle aziende che si occupano della gestione integrata dei rifiuti siano esse quotate in borsa che semplici consorzi pubblici. Tale riorganizzazione di servizi essenziali per il cittadino non si può esaurire con un semplice provvedimento legislativo né deciso in ambiti politici ristretti.
29/02/12
Subito il Piano direttore per la Regione Emilia-Romagna
27/02/12
Rifiuti: Bratti (PD) troppe discariche dare una svolta
'La lettera di messa in mora inviata all'Italia dalla Commissione europea e' un atto inevitabile, se consideriamo che mandiamo circa il 40% dei rifiuti in discarica. Oggi abbiamo la certezza che il problema riguarda tutte le Regioni, visto che all'attenzione delle autorità europee ce ne sono alcune che consideriamo virtuose': così Alessandro Bratti, capogruppo Pd nella Commissione parlamentare sui Rifiuti. 'E' chiaro che l'ammonimento, a questo punto aggiunge deve essere tradotto dal governo come un impulso per spingere le Regioni a fare di più e meglio e cioè a incentivare attraverso eco tasse le politiche di recupero dei materiali. Noi confidiamo che questo sia davvero l'obiettivo del ministro dell'Ambiente il quale, giustamente, ha rilevato che 'l'infrazione e' uno stimolo a uscire fuori da una situazione e che in Italia ci sono troppe discariche''. (ANSA). | |||
24/02/12
A Pontelagoscuro (Fe)
23/02/12
* Rifiuti/ Procura Roma indaga su siti alternativi a Malagrotta
Falso materiale e ideologico. Per questi reati la Procura di Roma ha avviato una inchiesta rispetto alla individuazione dei siti stoccaggio dei rifiuti dopo la chiusura della discarica di Malagrotta. Secondo quanto si è appreso sarebbero state riscontrate delle irregolarità rispetto alla scelta delle aree di Corcolle-San Vittorino e di Riano.
Il fascicolo è stato aperto a fronte di una serie di esposti presentati da cittadini e associazioni dei consumatori o ambientaliste. Le verifiche dei carabinieri del Noe sono coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Cucchiari e dai pubblici ministeri Maria Cristina Palaia e Alberto Galanti. Secondo quanto si è appreso gli investigatori dovranno partire necessariamente dalle indicazioni fornite dagli esperti della Regione Lazio al commissario straordinario, prefetto Giuseppe Pecoraro, rispetto alla individuazione delle aree. Anche per questo motivo chi indaga ha già acquisito dall'amministrazione diversi documenti e sono stati ascoltati in qualità di testimoni diversi funzionari. Al momento - si sottolinea a piazzale Clodio - si procede contro ignoti.
(ER) Redditi. Bratti (Pd): oggi ho chiesto pubblicazione on line
Un altro deputato si aggiunge alla lista di coloro che hanno autorizzato la pubblicazione dei propri redditi sul sito della Camera. E' Alessandro Bratti, del Pd che fa sapere in una nota di aver provveduto oggi stesso a chiedere la variazione. Ma al tempo stesso precisa che questi dati sono già disponibili su Internet. "Fin dall'inizio della mia attività parlamentare (2008)- scrive infatti il democratico ho adottato lo strumento del Bilancio sociale, che si trova sul sito Alessandro Bratti. blogspot.com, all'interno del quale sono espressamente indicati tutti i redditi percepiti e tutte le spese sostenute anno per anno". In effetti nel sito si legge per il 2010 che il deputato ha incassato 222 mila euro e ne ha spesi 149 mila, tutti rigorosamente elencati: dall'affitto per l'appartamento a Roma al contributo al partito, dalle spese per le trasferte a quelle telefoniche. "Per questo motivo- riprende Bratti non avevo prestato la necessaria attenzione a quanto richiesto dalla proposta del Partito Radicale e fatta propria dalla Camera dei deputati di rendere pubblici sul sito web i redditi percepiti, in quanto ritenevo di avere già ottemperato al principio della trasparenza". Inoltre il parlamentare ricorda che "comunque annualmente la stessa Camera pubblica un Bollettino cartaceo nel quale vengono riportate le dichiarazioni dei redditi di tutti i parlamentari". Ma proprio "per fugare qualsiasi dubbio ho provveduto oggi stesso a richiedere la pubblicazione della mia dichiarazione dei redditi anche sul sito della Camera". Ma, chiude Bratti, "continuo comunque a ritenere che lo strumento da me adottato e che si può consultare anche dal stesso sito della Camera sia molto piu' completo e trasparente rispetto alla mera dichiarazione dei redditi".
Approvato il DL Ambiente al Senato
Il DL Ambiente approvato al Senato contiene molti punti interessanti che vanno nella direzione di una gestione dei rifiuti verso la normalità in Campania oltre che semplificare le norme che rendono il materiale organico residuale di alcune lavorazioni combustibile idoneo per produrre energia rinnovabile.
Non bastano però i maggiori poteri ai commissari straordinari in Campania quanto un’assunzione di responsabilità da parte della Regione per definire un assetto impiantistico e un programma di raccolta differenziata in linea con gli obiettivi europei. Deve essere inoltre definita in maniera più chiara nella fase di criticità di oggi la natura dei rifiuti del cosi detto trito vagliato che di fatto è rifiuto urbano ma che è ancora classificato come speciale e quindi soggetto a libero mercato. Ciò ha consentito di ricorrere a procedura di urgenza con affidamenti nel settore dei trasporti spesso oggetto dell’autorità giudiziaria.
Bene anche l’intervento a favore della green economy rispetto alle caratteristiche che devono avere i bioshopper anche se una maggior attenzione va rivolta a tutte le tecnologie che consentono un minor impatto ambientale, compresa quella della biodegradabilità, e il riciclo del materiale plastico.
Sono state introdotte importanti norme per favorire il compostaggio domestico di “condominio” oltre che una semplificazione nel trattare i materiali da riporto tenendo presente che questi materiali se contengono sostanze dannose all’ambiente e alla salute devono essere considerati secondo la normativa che riguarda i siti contaminati.
2012, è già record di ciclisti uccisi. Il doppio rispetto all'analogo periodo del 2011
Ventotto ciclisti uccisi nel 2012 fino al 20 febbraio, il doppio rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, quando i morti erano stati 16. Trenta ciclisti uccisi e i sindaci stanno a guardare, non sentono la necessità di fare qualcosa per evitare queste morti inutili (e speriamo almeno che aderiscano in fretta e seriamente a www.salvaiciclisti.it ).La strage (le notizie le ha raccolte il blog http://bicisnob.wordpress.com/ ) inizia a Lodi, subito, il giorno di Capodanno. Gianfranco Zaini, 52 anni, viene travolto da una Renault Clio. Poi altri morti nel cremonese e a Ravenna. E altri ancora in ogni parte d’Italia sia nelle città – a Modena, Parma, Ferrara, Lecce, Rovigo, Milano… - sia in Comuni più piccoli del foggiano o del cuneese, del bresciano o del varesotto. Per capire l’entità di questa emergenza sicurezza si è costretti a sfogliare le pagine dei giornali (non i grandi quotidiani, ma quelli locali) che dedicano alla notizia un piccolo trafiletto o poco più. Nessuno tiene il conto, nessuno osserva con la dovuta attenzione il fenomeno, non con l’obiettivo di realizzare una macabra e sterile contabilità ovviamente, ma per rendersi conto che sulle nostre strade accade qualcosa di drammatico, che il numero di ciclisti uccisi negli ultimi 1o anni è quasi pari a quello dei morti delle Torri Gemelle. Ci si accorge della fragilità di chi pedala di fronte al volume e alla massa di un veicolo a motore solo in alcuni casi. Come quando, il 12 gennaio scorso a Milano, il vigile urbano Niccolò Savarino è stato deliberatamente travolto e ucciso da un Suv. Oppure quando c’è di mezzo un bambino, come il 12enne Giacomo Scalmani, finito sotto un tram (sempre a Milano) nel tentativo di schivre una macchina parcheggiata male. O ancora quando muore una persona nota, come è successo al giornalista di Gazzetta.it, Pier Luigi Todisco, stritolato dalle ruote di un camion.
Eppure, almeno nei centri urbani, la sicurezza di chi usa la bici come mezzo di trasporto (e anche quella dei pedoni e di tutti gli altri utenti della strada) potrebbe essere garantita con relativa semplicità abbattendo i limiti di velocità dei veicoli a motore (a 30 e 20 kmh) e facendo rispettare pedissequamente alcune norme del codice della strada, in particolare quelle relative proprio alla velocità, al parcheggio e agli stili di guida. Pensate che guidare una macchina a 30 kmh in città sia assurdo? Impossibile? Allora riflettete su queste due cose. La prima: nei centri urbani più grandi già oggi si viaggia a velocità medie comprese tra i 15kmh e i 20kmh, anche se magari tra un semaforo e l’altro o in un tratto di strada improvvisamente libero poi si schiaccia a fondo sull’acceleratore (aumenta il rischio, ma la media oraria non cambia!). La seconda: è molto più assurdo dei limite dei 30 all’ora il fatto che ogni anno muoiano (e la velocità è sempre la causa o almeno una concausa dell’incidente) circa 1.000 persone tra pedoni e ciclisti.
Eppure, almeno nei centri urbani, la sicurezza di chi usa la bici come mezzo di trasporto (e anche quella dei pedoni e di tutti gli altri utenti della strada) potrebbe essere garantita con relativa semplicità abbattendo i limiti di velocità dei veicoli a motore (a 30 e 20 kmh) e facendo rispettare pedissequamente alcune norme del codice della strada, in particolare quelle relative proprio alla velocità, al parcheggio e agli stili di guida. Pensate che guidare una macchina a 30 kmh in città sia assurdo? Impossibile? Allora riflettete su queste due cose. La prima: nei centri urbani più grandi già oggi si viaggia a velocità medie comprese tra i 15kmh e i 20kmh, anche se magari tra un semaforo e l’altro o in un tratto di strada improvvisamente libero poi si schiaccia a fondo sull’acceleratore (aumenta il rischio, ma la media oraria non cambia!). La seconda: è molto più assurdo dei limite dei 30 all’ora il fatto che ogni anno muoiano (e la velocità è sempre la causa o almeno una concausa dell’incidente) circa 1.000 persone tra pedoni e ciclisti.
16/02/12
Rifiuti. Bratti (PD): Bene legge smaltimento 'speciali'
Passo
importante, permette ai comuni di favorire le rinnovabili.
Pubblicato da
Alessandro Bratti
alle
23:55
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15/02/12
Agricoltura e Ambiente: Pd, serve confronto in parlamento su uso energie rinnovabili collegate all'agricoltura
Occorre migliorare la governance per evitare speculazioni
Chiediamo un confronto in parlamento sul tema dell’uso delle bioenergie in agricoltura perché devono essere affrontate le criticità emerse nella loro diffusione”. La questione è sollevata dal Gruppo del Pd della Camera con una mozione di cui sono primi firmatario Giusy Servodio e Alessandro Bratti i quali spiegano: “sono diversi gli snodi da affrontare. Ad esempio, in alcune province del nostro paese si sta verificando una eccessiva concentrazione di impianti che in assenza di una programmazione territoriale determina effetti in contrasto con gli obiettivi che in tutti questi anni ci siamo dati per sostenere lo sviluppo delle agro energie di piccole dimensioni. Occorre quindi che il Governo metta in campo strumenti che consentano alle regioni, province, e comuni di concedere le autorizzazioni se sono presenti tutte le corrette rassicurazioni per la sostenibilità ambientale ed energetica delle filiere. A tal fine con la nostra mozione chiediamo un impegno forte del governo sui seguenti punti: indicare principi a cui le autonomie locali devono riferirsi per la localizzazione degli impianti, salvaguardando la funzione primaria dell’agricoltura, il paesaggio agrario e l’equilibrio urbanistico; differenziare il sistema degli incentivi con l’obiettivo di sfruttare innanzitutto le risorse locali nel rispetto della vocazione agricola del territorio; uniformare la legislazione relativa alla definizione di sottoprodotto e al ciclo integrato dei rifiuti per consentire l’utilizzo del materiale organico presente nel rifiuto per la produzione di energia. Su questi obiettivi concludono Servodio e Bratti noi crediamo che governo e parlamento debbano esprimere un ruolo di orientamento irrinunciabile”.
14/02/12
Oggi in Aula
Discussione sulle linee generali - A.C. 4240-A)
Il relatore, onorevole Bratti, ha facoltà di svolgere la relazione.
Alessandro Bratti, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il testo che viene sottoposto all'attenzione dell'Assemblea costituisce il risultato di un lavoro di approfondimento sul contenuto iniziale della proposta di legge atto Camera n. 4240 che è stato, per questo, modificato nel corso del suo esame in Commissione. Esso reca alcune modifiche al decreto legislativo n. 152, il codice dell'ambiente, che intervengono rispettivamente sulla disciplina riguardante gli sfalci e le potature, la miscelazione dei rifiuti speciali e degli oli usati e la raccolta differenziata. Tali modifiche sono accomunate dall'obiettivo unitario di rendere più semplice e meno burocratica l'attività degli operatori del mercato, degli enti locali e delle associazioni di volontariato; ferma restando l'esigenza di mantenere inalterati i livelli di tutela ambientale garantiti dalle norme vigenti.
Prima di svolgere alcune considerazioni puntuali sul provvedimento, desidero ricordare che sullo stesso si sono espresse favorevolmente le Commissioni I, X, XII e XIII. La XIV Commissione, e la Commissione parlamentare per le questioni regionali hanno invece espresso un parere favorevole con osservazioni di cui dirò brevemente in seguito, riferendo anche del contenuto del parere favorevole con una condizione e una osservazione espresso dalla V Commissione.
Venendo al contenuto del provvedimento in esame, osservo innanzitutto che l'articolo 1, introdotto nel corso dell'esame presso la Commissione di merito, novella la lettera f) del comma 1 dell'articolo 185 del codice dell'ambiente, al fine di escludere dall'applicazione della disciplina dei rifiuti gli sfalci e le potature derivanti dalla manutenzione del verde pubblico e privato; sempre che tali materiali siano configurabili come sottoprodotti, ai sensi dell'articolo 184-bis del codice stesso e che siano utilizzabili per la produzione di energia da biomassa mediante processi e metodi che non danneggino l'ambiente né mettano in pericolo la salute umana. Chiaramente questo deve trovare compatibilità con le indicazioni della direttiva 2008/98/CE, in particolare all'articolo 3. Per spiegare le ragioni di questa iniziativa è necessario tenere presente che prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 205 del 2010, che ha recepito la direttiva europea, il vecchio testo, all'articolo 185, comma 2, del codice dell'ambiente, consentiva di considerare come sottoprodotti anche gli sfalci e le potature derivanti dalla manutenzione del verde pubblico e privato.
In tal senso, ritengo che l'avere espunto nel 2010 dal testo dell'articolo 185 del codice ambientale il citato riferimento agli sfalci e potature derivanti dalla manutenzione del verde pubblico e privato sia stato un errore che ha creato incertezze negli operatori del settore, oneri impropri e gravi difficoltà operative nella gestione e nello smaltimento di questi materiali. Tali incertezze e difficoltà non sono del resto venute meno dopo l'emanazione da parte del Ministero dell'ambiente della nota - protocollata 11338 del 1o marzo 2011, con cui si è ritenuto di dover chiarire che i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi quali giardini, parchi e aree cimiteriali vanno classificati come rifiuti urbani, ai sensi dell'articolo 184, comma 2, lettera e) del codice ambientale, poiché l'esclusione dal campo di applicazione della normativa sui rifiuti per paglia, sfalci e potature nonché altro materiale agricolo o forestale naturale, non pericoloso, utilizzato in agricoltura nella silvicoltura o per la produzione di energia da tali biomasse va riferita esclusivamente a materiali provenienti da attività agricola o forestale destinate agli utilizzi ivi descritti. A tutta questa situazione, confusa e foriera di inutili aggravi finanziari e gestionali, l'articolo 1 della proposta di legge in esame pone oggi rimedio,o tenta di porlo, dando soluzione legislativa ad un problema che rischia di rendere oltremodo difficoltose e onerose le attività di manutenzione del verde pubblico e privato, ovviamente per il sistema degli enti locali. Senza considerare poi il fatto che anche relativamente allo sviluppo della filiera delle biomasse per la produzione di energia rinnovabile, va sicuramente preferito, come materiale di partenza, quello residuale da attività di lavorazione piuttosto che quello da colture dedicate.
Il successivo articolo 2 della proposta di legge si riferisce, invece, alla gestione degli oli usati. In particolare, il comma 1 dell'articolo introduce all'articolo 187 del codice ambientale un comma 2-bis recante una norma transitoria che sostanzialmente lascia in vigore, fino alla data fissata per la loro revisione le autorizzazioni rilasciate agli impianti di recupero e di smaltimento di rifiuti che prevedono la miscelazione di rifiuti speciali prima dell'entrata in vigore del citato nel decreto legislativo n. 205 del 2010.
Più specificatamente faccio presente che secondo quanto affermato nella relazione illustrativa tale disposizione è volta a consentire agli enti competenti di avere il tempo necessario per adeguare l'autorizzazione degli impianti di recupero e di smaltimento in essere alle norme in materia di miscelazione di rifiuti speciali, come modificate dal citato decreto legislativo n. 205 del 2010.
Detto questo, rilevo che sul testo della disposizione in commento si sono espresse sia la V Commissione che la XIV Commissione, evidenziando, la prima nelle premesse del parere, la seconda con la formulazione di una specifica osservazione il fatto che il protrarsi degli effetti delle autorizzazioni rilasciate prima delle modifiche normative introdotte dal decreto legislativo n. 205 del 2010 avrebbe potuto presentare profili di problematicità in termini di conformità dell'ordinamento interno rispetto a quello comunitario. Sul punto faccio presente che nel corso dei lavori parlamentari il Ministero dell'ambiente ha escluso tale il rischio sottolineando innanzitutto che sul piano tecnico-giuridico le modifiche normative introdotte nel 2010 non hanno fatto venire meno le autorizzazioni già in essere a quella data che, in applicazione del principio generale del tempus regit actum, sono da considerarsi pienamente in vigore non essendo stata prevista positivamente una revoca automatica delle stesse. Inoltre il Ministero dell'ambiente ha fatto presente di ritenere congrua e proporzionata la previsione di un periodo transitorio che in ogni caso garantisce la continuità delle attività di impresa e l'adeguamento a quanto stabilito dalla nuova normativa nel momento in cui si rilasciano le autorizzazioni.
Vengo quindi ad illustrare il contenuto del successivo comma 2 dell'articolo 2 della proposta di legge in esame, che apporta alcune modifiche all' articolo 216-bis del codice ambientale anche qui con lo scopo di ripristinare, come si legge nella relazione illustrativa, la piena operatività di un sistema, quello del recupero degli oli usati, collaudato da tempo e considerato che la raccolta degli oli usati è sempre avvenuta miscelando la diversa tipologia degli stessi dal produttore all'impianto di recupero, poiché perfettamente compatibile con il processo di rigenerazione a cui sono destinati gli oli stessi. A tal fine la disposizione di cui al comma 2 dell'articolo 2, sostitutiva del comma 2 dell'articolo 216-bis del codice ambientale consente che la gestione degli oli usati possa avvenire anche miscelando gli stessi oli in deroga al divieto di miscelazione previsto dall'articolo 137, comma 1, fatti salvi, però, i requisiti di cui alle lettere a), b) e c) del comma 2 del medesimo articolo 187, in modo da tenere comunque costantemente separati, per quanto tecnicamente possibile, e gli oli usati da destinare a processi di trattamento diversi tra di loro.
In proposito, faccio notare che la disposizione contenuta nel provvedimento in esame si riferisce semplicemente agli oli usati e non, come invece fa il testo vigente del comma 2 dell'articolo 216-bis del codice ambientale, agli oli minerali usati. Tale modifica non sembra mutare l'ambito di applicazione della norma.
Detto questo, faccio presente che la disposizione del comma 2 dell'articolo 2, come quella del comma precedente, è stata considerata nei citati pareri espressi dalle Commissioni V e XIV. Anche in questo caso, peraltro, il Ministero dell'ambiente ha espresso valutazioni idonee a rassicurare gli organi parlamentari in ordine al contenuto della disposizione normativa in questione, in particolare in riferimento alla compatibilità con la normativa dell'Unione europea delle disposizioni dell'articolo 2, comma 2. Il Ministero ha evidenziato che la direttiva n. 2008/98/CE non prevede un divieto generalizzato di miscelazione degli oli usati, ma contiene una serie di disposizioni dalle quali è ricavabile, invece, la conclusione secondo la quale, in alcuni casi, la miscelazione delle dette sostanze è consentita.
Presidente. La prego di concludere.
Alessandro Bratti, Relatore. Concludo, Presidente. L'ultimo articolo ed è la proposta di legge introdotta nel corso dell'esame presso la Commissione di merito - aggiunge il comma 3-bis all'articolo 205 del codice ambientale, allo scopo di consentire alle associazioni di volontariato senza fine di lucro di effettuare raccolte di oggetti o indumenti ceduti da privati per destinarli al riutilizzo.
La norma precisa che tali materiali rientrano nella percentuale della raccolta differenziata che concorre al raggiungimento del famoso 65 per cento. In merito, probabilmente, dovremo lavorare all'interno del Comitato dei nove per specificare meglio cosa significhi la questione dei cosiddetti oggetti, perché, in realtà, come scritta ora potrebbe dare adito all'ipotesi che le associazioni di volontariato potrebbero occuparsi anche di altri strumenti come, ad esempio, computer o televisori, e ciò non sarebbe possibile.
Ricordo, inoltre, che questa norma non è sostitutiva - nell'ambito degli obiettivi, del suddetto 65 per cento - degli obiettivi che stabilisce la direttiva comunitaria, dove parla, invece, di recupero di materiale e, quindi, di fatto, aiuta solo nel computare il 65 per cento di raccolta differenziata e non la percentuale di materiale recuperato.
Concludo brevemente ricordando che in questo provvedimento era presente, in realtà, un altro articolo, l'articolo 3 del testo originario, che, dopo una discussione in Commissione e sentito anche il parere Governo riguardo proprio al tema delle compatibilità ambientali - mi riferisco al tema degli spurghi - abbiamo deciso di stralciare, insieme anche a una discussione...
Presidente. Onorevole Bratti, deve proprio concludere.
Alessandro Bratti, Relatore. Concludo, signor Presidente. Dicevo di una discussione che abbiamo avuto riguardo al tema dei rifiuti agricoli, che riteniamo di fondamentale importanza. Speriamo di recuperare sia il tema degli spurghi, sia la questione dei rifiuti speciali pericolosi in agricoltura, attraverso il tempo che è stato concesso per la proroga del SISTRI, cioè entro giugno prossimo.
In questo senso formulo sin d'ora l'auspicio che sia possibile, nel corso di questo dibattito, addivenire a una condivisione del provvedimento e, considerato il rapporto positivo con il Governo e anche attraverso il contributo eventuale dei gruppi parlamentari, vedere se è eventualmente possibile anche migliorare il testo in discussione.
Pubblicato da
Alessandro Bratti
alle
19:30
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Reati ambientali,
Rifiuti
13/02/12
Ecomafia, Legambiente: in 10 anni 191 inchieste, 1.199 arresti
Per fare il punto sullo stato dell'arte nella lotta ai trafficanti di veleni e per chiedere risposte adeguate alle istituzioni, a cominciare dall'introduzione dei delitti ambientali nel codice penale, Legambiente ha organizzato un convegno questa mattina a Roma, coordinato dal responsabile del suo Osservatorio ambiente e legalità Enrico Fontana. Oltre al presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, sono intervenuti il ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare Corrado Clini, Alessandro Bratti della Commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, Roberto Pennisi della Procura nazionale antimafia, Fabio Granata, vicepresidente Commissione parlamentare antimafia, Francesco Ferrante e Roberto Della Seta della Commissione ambiente, territorio, beni ambientali del Senato, e Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente. Ha portato la propria testimonianza il comandante provinciale dei Carabinieri di Frosinone Antonio Menga, che condusse da comandante del Reparto operativo centrale del Noe le indagini dell'operazione Greenland. Un nuovo impulso alle attività investigative è arrivato nel 2010 con l'inserimento del delitto di traffico illecito di rifiuti tra quelli di competenza delle Direzioni distrettuali antimafia, proprio in considerazione della sua particolare gravità. L'ultima operazione risale al 30 gennaio 2012 e ha come scenario il territorio di Nola, in Campania, con 14 arresti e 11 divieti di dimora. I risultati investigativi raggiunti in tutte queste inchieste hanno messo in luce il dietro le quinte della gestione illecita degli scarti, un fenomeno che si dipana senza soluzione di continuità su tutto il territorio nazionale, e oltre confine, scalzando il luogo comune secondo cui interesserebbe solo il Sud. Di certo, le regioni del Sud hanno il primato della presenza capillare delle mafie tradizionali e molte indagini hanno mostrato l'egemonia diretta dei clan nel traffico dei rifiuti. In Campania, ad esempio, i Casalesi si sono guadagnati ogni record per carichi trafficati illegalmente ed è stato messo a nudo come la regione sia stata sacrificata dalle famiglie mafiose per diventare l'immenso immondezzaio a cielo aperto degli scarti industriali di mezza Italia, con inenarrabili danni ambientali e sanitari.