13/02/12

Ecomafia, Legambiente: in 10 anni 191 inchieste, 1.199 arresti

Per fare il punto sullo stato dell'arte nella lotta ai trafficanti di veleni e per chiedere risposte adeguate alle istituzioni, a cominciare dall'introduzione dei delitti ambientali nel codice penale, Legambiente ha organizzato un convegno questa mattina a Roma, coordinato dal responsabile del suo Osservatorio ambiente e legalità Enrico Fontana. Oltre al presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, sono intervenuti il ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare Corrado Clini, Alessandro Bratti della Commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, Roberto Pennisi della Procura nazionale antimafia, Fabio Granata, vicepresidente Commissione parlamentare antimafia, Francesco Ferrante e Roberto Della Seta della Commissione ambiente, territorio, beni ambientali del Senato, e Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente. Ha portato la propria testimonianza il comandante provinciale dei Carabinieri di Frosinone Antonio Menga, che condusse da comandante del Reparto operativo centrale del Noe le indagini dell'operazione Greenland. Un nuovo impulso alle attività investigative è arrivato nel 2010 con l'inserimento del delitto di traffico illecito di rifiuti tra quelli di competenza delle Direzioni distrettuali antimafia, proprio in considerazione della sua particolare gravità. L'ultima operazione risale al 30 gennaio 2012 e ha come scenario il territorio di Nola, in Campania, con 14 arresti e 11 divieti di dimora. I risultati investigativi raggiunti in tutte queste inchieste hanno messo in luce il dietro le quinte della gestione illecita degli scarti, un fenomeno che si dipana senza soluzione di continuità su tutto il territorio nazionale, e oltre confine, scalzando il luogo comune secondo cui interesserebbe solo il Sud. Di certo, le regioni del Sud hanno il primato della presenza capillare delle mafie tradizionali e molte indagini hanno mostrato l'egemonia diretta dei clan nel traffico dei rifiuti. In Campania, ad esempio, i Casalesi si sono guadagnati ogni record per carichi trafficati illegalmente ed è stato messo a nudo come la regione sia stata sacrificata dalle famiglie mafiose per diventare l'immenso immondezzaio a cielo aperto degli scarti industriali di mezza Italia, con inenarrabili danni ambientali e sanitari. 

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