31/01/12
Rifiuti: Bratti, ogni giorno più caos e rischi in vista della chiusura
"Ogni giorno aumenta sempre di più il pasticcio sulla scelta dei siti di Corcolle e Riano come discariche provvisorie per ovviare alla chiusura di Malagrotta". Lo dichiara Alessandro Bratti, capogruppo del Pd in Commissione ecomafie, dopo l'audizione di uno dei soci affittuari dell'area di Corcolle, Piccioli, - non si sono presentati i fratelli Botticelli. "Società create ad arte prima di conoscere la scelta dei siti, personaggi coinvolti con precedenti poco chiari dal punto di vista imprenditoriale, decisioni prese dal Prefetto Pecoraro prima di aver fatto le analisi indispensabili per la costruzione di qualsiasi impianto e i pochi dati a disposizione spesso sbagliati. Una situazione davvero brutta che si aggiunge ai seri problemi esistenti e che rischia di precipitare nell'emergenza. Il fatto è che di fronte a queste grandi difficoltà le regole devono pur sempre essere rispettate perché spesso, come in Campania, il rischio è che le discariche realizzate frettolosamente e su aree non idonee si trasformino in vere e proprie bombe ecologiche".
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Alessandro Bratti
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28/01/12
Domenica 29 gennaio a Poggio Renatico
Circolo di Poggio Renatico
Domenica, 29 gennaio 2012 - ore 10,30
presso la sala C.C.C. (interno Castello)
INCONTRO PUBBLICO
Promosso dal Partito Democratico di Poggio Renatico
sul tema:
"LA MANOVRA DI OGGI
L'ITALIA DI DOMANI"
Interverrà
l'On.le ALESSANDRO BRATTI
Deputato del PD
22/01/12
Prosegue il ciclo di incontri “La manovra di oggi, l’Italia di domani”, iniziativa del PD ferrarese per spiegare, tramite assemblee pubbliche, la manovra economica del Governo Monti e le azioni intraprese dal PD per renderla piu’ equa.
Lunedì 23 gennaio 2012
Ore 21:00
Al Circolo di Cona
con Alessandro Bratti
21/01/12
Assemblea Nazionale PD - 20 e 21 gennaio
“Uscire dall'emergenza, preparare la ricostruzione”
"L’Italia prima di tutto". Relazione d'apertura del segretario Pier Luigi Bersani all'Assemblea Nazionale del PD (VIDEO)
18/01/12
In visita con la Commissione ecomafie al sito nucleare di Sellafield in Inghilterra
Una delegazione della Commissione ecomafie nell'ambito dell'indagine sul traffico di rifiuti radioattivi si sta recando al sito di ri processamento delle scorie nucleari di Sellafield in Cumbria nel Nord dell'Inghilterra. L'occasione ha consentito alla Commissione di approfondire le tematiche relative alla gestione dei rifiuti in Inghilterra. Abbiamo rilevato un sostanziale ritardo di questo Paese rispetto agli indirizzi comunitari. Ancora troppi rifiuti vengono mandati in discarica. Nonostante le buone intenzioni dell'attuale Governo non abbiamo notato eccellenze nel campo. Anche rispetto ai controlli sul traffico transfrontaliero non ci pare ci sia una particolare attenzione.L'impiantistica pare abbastanza obsoleta sicuramente meno avanzata rispetto a quanto esistente in Italia. Presso la Camera dei Comuni a Londra abbiamo potuto assistere ad una interessantissima seduta di question time che ha visto contrapporsi il Premier Cameron e il capo del Labour Party Ed Milliband. Il viaggio in economia ci ha dato anche l'opportunità di constatare il buon funzionamento dei treni anche in seconda classe.
15/01/12
«Con Franceschini se ne va un pezzo di storia»
Bratti ricorda il padre dell’amico Dario: «Era fuori dagli schemi, nella sua casa si respirava un’aria di grande vivacità»
«Giorgio Franceschini era un uomo di cultura, ma fuori dagli schemi ordinari, mi è difficile rappresentarlo come meriterebbe. Aveva un amore quasi maniacale per i libri, la sua casa è fatta di libri, è una vera biblioteca, tra quelle private è senz’altro uno delle più ricche e fornite. Ma gli piacevano anche le persone, era apertissimo verso gli altri, curioso e mai invadente». Alessandro Bratti la casa dei Franceschini la conosce bene, ha iniziato a frequentarla da ragazzo, quando era amico e compagno di studi di Dario, sebbene avessero idee politiche diverse: comunista Sandro, democristiano Dario. «E’ sempre stata una casa aperta, ospitale, me la ricordo spesso piena di gente, di studenti, lì si è sempre respirata un’aria di grande vivacità, piena di energia positiva. Ma ci facevamo anche delle feste grandissime con decine e decine di persone» dice Bratti riferendosi in particolare ai sovraffollati carnevali. «Non ricordo che i genitori di Dario siano mai venuti a interferire» «Allora e poi anche negli anni successivi - dice il deputato del Pd mi è capitato spesso di conversare e discutere con il papà di Dario, non era solo dotato di una grande cultura, aveva in più una carica di innovazione fortissima, fuori dal comune. Credo che questa eccezionale apertura mentale sia propria delle persone che come Giorgio Franceschini hanno avuto un ruolo nella costruzione della democrazia italiana, degli uomini che davvero hanno fatto la nostra Repubblica e la nostra Costituzione. E’ per questo che con lui se ne va anche un pezzo della nostra vita, della nostra storia». Giorgio Franceschini, ha seguito sempre l’attualità politica, con passione e distacco al tempo stesso. «Un uomo come lui con la politica di oggi aveva poco a che fare, ma non perché non la comprendesse, figuriamoci. Mi colpivano molto i suoi giudizi su Berlusconi, erano molto più critici e severi di quelli che venivano e vengono da sinistra». Ed erano i giudizi di “un centrista” come si è sempre definito Giorgio Franceschini. La conversazione con Bratti termina da dove era cominciata: dai libri. « Negli ultimi tempi, a causa della malattia, aveva dei disturbi alla vista e questo gli impediva di leggere o almeno di leggere come una volta, come ha fatto per tutta la sua vita. Era una cosa che lo amareggiava tantissimo».
Nuova Ferrara
«Giorgio Franceschini era un uomo di cultura, ma fuori dagli schemi ordinari, mi è difficile rappresentarlo come meriterebbe. Aveva un amore quasi maniacale per i libri, la sua casa è fatta di libri, è una vera biblioteca, tra quelle private è senz’altro uno delle più ricche e fornite. Ma gli piacevano anche le persone, era apertissimo verso gli altri, curioso e mai invadente». Alessandro Bratti la casa dei Franceschini la conosce bene, ha iniziato a frequentarla da ragazzo, quando era amico e compagno di studi di Dario, sebbene avessero idee politiche diverse: comunista Sandro, democristiano Dario. «E’ sempre stata una casa aperta, ospitale, me la ricordo spesso piena di gente, di studenti, lì si è sempre respirata un’aria di grande vivacità, piena di energia positiva. Ma ci facevamo anche delle feste grandissime con decine e decine di persone» dice Bratti riferendosi in particolare ai sovraffollati carnevali. «Non ricordo che i genitori di Dario siano mai venuti a interferire» «Allora e poi anche negli anni successivi - dice il deputato del Pd mi è capitato spesso di conversare e discutere con il papà di Dario, non era solo dotato di una grande cultura, aveva in più una carica di innovazione fortissima, fuori dal comune. Credo che questa eccezionale apertura mentale sia propria delle persone che come Giorgio Franceschini hanno avuto un ruolo nella costruzione della democrazia italiana, degli uomini che davvero hanno fatto la nostra Repubblica e la nostra Costituzione. E’ per questo che con lui se ne va anche un pezzo della nostra vita, della nostra storia». Giorgio Franceschini, ha seguito sempre l’attualità politica, con passione e distacco al tempo stesso. «Un uomo come lui con la politica di oggi aveva poco a che fare, ma non perché non la comprendesse, figuriamoci. Mi colpivano molto i suoi giudizi su Berlusconi, erano molto più critici e severi di quelli che venivano e vengono da sinistra». Ed erano i giudizi di “un centrista” come si è sempre definito Giorgio Franceschini. La conversazione con Bratti termina da dove era cominciata: dai libri. « Negli ultimi tempi, a causa della malattia, aveva dei disturbi alla vista e questo gli impediva di leggere o almeno di leggere come una volta, come ha fatto per tutta la sua vita. Era una cosa che lo amareggiava tantissimo».
Nuova Ferrara
14/01/12
Dal Mattino di oggi: articolo di Daniela De Crescenzio
Affidamenti senza gara, sospetti sui viaggi dell’immondizia
Cento venti cinquemila tonnellate di rifiuti provenienti dalla Provincia di Napoli sono stati smaltiti al Nord tra dicembre 2010 e luglio 2011: risulta dai contratti che la Sapna ha consegnato qualche mese fa alla commissione ecomafie che adesso li sta passando al setaccio. La spazzatura made in Naples è finita in Liguria, Emilia, Toscana e Lombardia e Veneto in alcuni casi con il sì delle Regioni, in molte altre occasioni solo sulla base di accordi commerciali che hanno permesso agli smaltitori di intascare 13 milioni e mezzo. E così mentre i politici lanciavano anatemi le aziende fatturavano. E i trasporti finivano nelle mani di aziende prive di certificato antimafia.
La Sapna ha inviato la frazione secca negli impianti di Avellino, Ferrara, Pignataro Maggiore, Busto Arsizio, Trieste e Padova con una spesa di 5 milioni e mezzo. Nei contratti si invoca la somma urgenza: la necessità di trasferire le balle sarebbe sempre derivata, secondo la Sapna, dalla «ridotta funzionalità» di una o più linee del termo valorizzatore di Acerra. Una tesi contraddetta dai dati forniti a fine d’anno dalla A2A che gestisce l’impianto. Secondo l’impresa, infatti, l’impianto ha bruciato nel 2011, 614 mila tonnellate di frazione secca, più del previsto. Ma l’amministratore delegato della Sapna, Claudio Roveda, che pure si è sempre detto contrario all’invio delle balle in Olanda, ha anche annunciato alle ecomafie la necessità di ritoccare le tariffe di smaltimento (che determinano la Tarsu) proprio a causa dei viaggi imprevisti. In complesso la partecipata della Provincia ha stipulato nell’ultimo anno trentaquattro contratti per esportare rifiuti in mezza Italia.
Sulla vicenda è intervenuto nei giorni scorsi con un’interrogazione anche l’onorevole Alessandro Bratti (Pd) che della commissione ecomafie fa parte. Bratti ricorda che una parte consistente dei rifiuti campani è stata smaltita al Nord al di fuori degli accordi infra regionali. Contratti sono stati conclusi con la Gedit S.p.A. di Montichiari (Brescia),con la Old service di Ferrara, con la Europetroli di Battipaglia, che ha portato i rifiuti fino agli impianti di termo combustione Acegas-aps S.p.A. di Trieste o di Padova, con la Accam di Busto Arsizio. Tutti patti stipulati senza nessuna gara, come pure sarebbe previsto per gli affidamenti da parte degli enti pubblici. Ma nei contratti, sottolinea ancora Bratti nella sua interrogazione «si segnala il malfunzionamento di due delle tre linee dell'impianto del termo valorizzatore di Acerra».
Non solo: a smaltire i rifiuti in Sicilia e a portarli in Puglia e in Emilia è stata la ditta di Vincenzo D’Angelo poi arrestato per un traffico di rifiuti diretti in Corea. All’epoca del contratto stipulato per far arrivare i rifiuti ad Alcamo, D’Angelo (che operava in associazione con la Profineco), era già stato al centro di inchieste giudiziarie. L’appalto per i trasporti era finito alla Adiletta a sua volta colpita da interdittiva antimafia. Il proprietario è finito anche lui agli arresti domiciliari e l’impresa è al centro di una rovente polemica perché il candidato a sindaco del Pdl a Nocera inferiore, Adriano Bellocosa, aveva tenuto un’iniziativa elettorale nello stabilimento. I supposti motivi di urgenza avevano spinto, infatti, a stringere contratti senza aspettare le certificazioni delle prefetture. Un ulteriore elemento di preoccupazione, visto che da sempre quello dei trasporti dei rifiuti è un settore considerato ad alto rischio dal punto di vista delle infiltrazioni criminali.
Cento venti cinquemila tonnellate di rifiuti provenienti dalla Provincia di Napoli sono stati smaltiti al Nord tra dicembre 2010 e luglio 2011: risulta dai contratti che la Sapna ha consegnato qualche mese fa alla commissione ecomafie che adesso li sta passando al setaccio. La spazzatura made in Naples è finita in Liguria, Emilia, Toscana e Lombardia e Veneto in alcuni casi con il sì delle Regioni, in molte altre occasioni solo sulla base di accordi commerciali che hanno permesso agli smaltitori di intascare 13 milioni e mezzo. E così mentre i politici lanciavano anatemi le aziende fatturavano. E i trasporti finivano nelle mani di aziende prive di certificato antimafia.
La Sapna ha inviato la frazione secca negli impianti di Avellino, Ferrara, Pignataro Maggiore, Busto Arsizio, Trieste e Padova con una spesa di 5 milioni e mezzo. Nei contratti si invoca la somma urgenza: la necessità di trasferire le balle sarebbe sempre derivata, secondo la Sapna, dalla «ridotta funzionalità» di una o più linee del termo valorizzatore di Acerra. Una tesi contraddetta dai dati forniti a fine d’anno dalla A2A che gestisce l’impianto. Secondo l’impresa, infatti, l’impianto ha bruciato nel 2011, 614 mila tonnellate di frazione secca, più del previsto. Ma l’amministratore delegato della Sapna, Claudio Roveda, che pure si è sempre detto contrario all’invio delle balle in Olanda, ha anche annunciato alle ecomafie la necessità di ritoccare le tariffe di smaltimento (che determinano la Tarsu) proprio a causa dei viaggi imprevisti. In complesso la partecipata della Provincia ha stipulato nell’ultimo anno trentaquattro contratti per esportare rifiuti in mezza Italia.
Sulla vicenda è intervenuto nei giorni scorsi con un’interrogazione anche l’onorevole Alessandro Bratti (Pd) che della commissione ecomafie fa parte. Bratti ricorda che una parte consistente dei rifiuti campani è stata smaltita al Nord al di fuori degli accordi infra regionali. Contratti sono stati conclusi con la Gedit S.p.A. di Montichiari (Brescia),con la Old service di Ferrara, con la Europetroli di Battipaglia, che ha portato i rifiuti fino agli impianti di termo combustione Acegas-aps S.p.A. di Trieste o di Padova, con la Accam di Busto Arsizio. Tutti patti stipulati senza nessuna gara, come pure sarebbe previsto per gli affidamenti da parte degli enti pubblici. Ma nei contratti, sottolinea ancora Bratti nella sua interrogazione «si segnala il malfunzionamento di due delle tre linee dell'impianto del termo valorizzatore di Acerra».
Non solo: a smaltire i rifiuti in Sicilia e a portarli in Puglia e in Emilia è stata la ditta di Vincenzo D’Angelo poi arrestato per un traffico di rifiuti diretti in Corea. All’epoca del contratto stipulato per far arrivare i rifiuti ad Alcamo, D’Angelo (che operava in associazione con la Profineco), era già stato al centro di inchieste giudiziarie. L’appalto per i trasporti era finito alla Adiletta a sua volta colpita da interdittiva antimafia. Il proprietario è finito anche lui agli arresti domiciliari e l’impresa è al centro di una rovente polemica perché il candidato a sindaco del Pdl a Nocera inferiore, Adriano Bellocosa, aveva tenuto un’iniziativa elettorale nello stabilimento. I supposti motivi di urgenza avevano spinto, infatti, a stringere contratti senza aspettare le certificazioni delle prefetture. Un ulteriore elemento di preoccupazione, visto che da sempre quello dei trasporti dei rifiuti è un settore considerato ad alto rischio dal punto di vista delle infiltrazioni criminali.
12/01/12
Rifiuti Calabria: PD, è sempre emergenza - Governo si costituisca parte civile
Nonostante numerosi interventi parlamentari, è sempre emergenza rifiuti in Calabria.
L'interpellanza a prima firma dell'on. Doris Lo Moro del Pd è stata calendarizzata per oggi alla Camera dei Deputati. La Calabria è una delle regioni commissariate per la gestione dei rifiuti, ma si legge nelle conclusioni della commissione di inchiesta "in Calabria non sono state realizzate nel corso di tutto il commissariamento né nuove discariche pubbliche, né impianti di trattamento, sicché tutto il sistema delle discariche e degli impianti di trattamento è affidato ai privati" e "in tale contesto ambientale non deve destare perplessità il fatto che la Calabria sia terra di smaltimento di rifiuti speciali, anche pericolosi, posto che l'agenzia nazionale per l'ambiente, l'Ispra, ha calcolato una capacità di smaltimento di rifiuti speciali calabrese molto alta, di quasi 43 mila tonnellate per anno, pari a circa il 7 per cento dei rifiuti nazionali, quantitativo che non corrisponde assolutamente alla produzione dei rifiuti speciali nella regione"; la relazione, inoltre, individua delle responsabili tà specifiche del commissario: gli inadempimenti hanno investito anche il sito di bonifica di interesse nazionale (s.i.n.) di Crotone, Cerchiara e Cassano, dal momento che nel periodo di competenza, che va dal mese di novembre 2002 al mese di giugno 2008, quando i siti inquinati sono stati consegnati alla Syndial, l'ufficio del commissario per l'emergenza rifiuti non ha provveduto a porre in essere iniziativa alcuna per la messa in sicurezza e/o la bonifica dei siti inquinati, lasciando ineseguite le decisioni assunte nelle varie conferenze dei servizi tenute presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, probabilmente per deficienze strutturali". Le cose vanno talmente male che lo scorso 17 novembre la Procura di Catanzaro ha chiesto la misura dell'interdizione dall'esercizio di pubblico ufficio per il commissario per l'emergenza ambientale, il generale della Guardia di finanza Graziano Melandri (nominato in data 23 febbraio 2011), coinvolto nell'inchiesta sulla gestione della discarica di Catanzaro, che ha portato all'arresto dei vertici della società Eneterch, la società che gestisce l'impianto. Un fatto che mette in luce, secondo i firmatati dell'atto, il ruolo protagonista di certa politica negli affari calabresi a scapito dell'ambiente e della salute pubblica. Infatti, nonostante un commissariamento che perdura da circa 14 anni, la situazione in Calabria non migliora, ma anzi ogni giorno le forze dell'ordine danno notizia di sequestri di aree utilizzate illecitamente per lo smaltimento di rifiuti pericolosi e altamente inquinanti. I deputati Lo Moro, Ventura, Bratti, Mariani, Cesare Marini, Villecco Calipari, Minniti, Laganà Fortugno e Laratta chiedono al governo di costituirsi parte civile nei procedimenti in corso riguardanti la cattiva gestione dei siti autorizzati e per quelli illeciti.
L'interpellanza a prima firma dell'on. Doris Lo Moro del Pd è stata calendarizzata per oggi alla Camera dei Deputati. La Calabria è una delle regioni commissariate per la gestione dei rifiuti, ma si legge nelle conclusioni della commissione di inchiesta "in Calabria non sono state realizzate nel corso di tutto il commissariamento né nuove discariche pubbliche, né impianti di trattamento, sicché tutto il sistema delle discariche e degli impianti di trattamento è affidato ai privati" e "in tale contesto ambientale non deve destare perplessità il fatto che la Calabria sia terra di smaltimento di rifiuti speciali, anche pericolosi, posto che l'agenzia nazionale per l'ambiente, l'Ispra, ha calcolato una capacità di smaltimento di rifiuti speciali calabrese molto alta, di quasi 43 mila tonnellate per anno, pari a circa il 7 per cento dei rifiuti nazionali, quantitativo che non corrisponde assolutamente alla produzione dei rifiuti speciali nella regione"; la relazione, inoltre, individua delle responsabili tà specifiche del commissario: gli inadempimenti hanno investito anche il sito di bonifica di interesse nazionale (s.i.n.) di Crotone, Cerchiara e Cassano, dal momento che nel periodo di competenza, che va dal mese di novembre 2002 al mese di giugno 2008, quando i siti inquinati sono stati consegnati alla Syndial, l'ufficio del commissario per l'emergenza rifiuti non ha provveduto a porre in essere iniziativa alcuna per la messa in sicurezza e/o la bonifica dei siti inquinati, lasciando ineseguite le decisioni assunte nelle varie conferenze dei servizi tenute presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, probabilmente per deficienze strutturali". Le cose vanno talmente male che lo scorso 17 novembre la Procura di Catanzaro ha chiesto la misura dell'interdizione dall'esercizio di pubblico ufficio per il commissario per l'emergenza ambientale, il generale della Guardia di finanza Graziano Melandri (nominato in data 23 febbraio 2011), coinvolto nell'inchiesta sulla gestione della discarica di Catanzaro, che ha portato all'arresto dei vertici della società Eneterch, la società che gestisce l'impianto. Un fatto che mette in luce, secondo i firmatati dell'atto, il ruolo protagonista di certa politica negli affari calabresi a scapito dell'ambiente e della salute pubblica. Infatti, nonostante un commissariamento che perdura da circa 14 anni, la situazione in Calabria non migliora, ma anzi ogni giorno le forze dell'ordine danno notizia di sequestri di aree utilizzate illecitamente per lo smaltimento di rifiuti pericolosi e altamente inquinanti. I deputati Lo Moro, Ventura, Bratti, Mariani, Cesare Marini, Villecco Calipari, Minniti, Laganà Fortugno e Laratta chiedono al governo di costituirsi parte civile nei procedimenti in corso riguardanti la cattiva gestione dei siti autorizzati e per quelli illeciti.
Rifiuti. Campania, Bratti: Clini garantisca trasparenza-legalità "Smaltimento fuori regione, accordo fra gestori è preoccupante
"Sono molto preoccupanti le dichiarazioni del ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, riguardo la proposta che per portare i rifiuti urbani campani fuori regione, sia sufficiente l'accordo fra gestori, senza nessun controllo degli organi preposti. E' una procedura che rischia di alimentare le ecomafie nel paese". Lo ha detto Alessandro Bratti, capogruppo Pd nella commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. "È comprensibile -ha proseguito Bratti la necessita' di evitare le pesanti sanzioni della Commissione europea a causa della gestione illegale dei rifiuti in Campania; ma questo non può avvenire attraverso un meccanismo di trasporto e smaltimento che non venga controllato dal sistema pubblico. Di fatto, la situazione che si e' determinata rimane emergenziale e, in una situazione del genere, e' indispensabile evitare speculazioni economiche e illeciti ambientali". "È necessario, quindi -conclude il capogruppo Pd garantire che il materiale accumulato negli impianti di trattamento campani venga smaltito anche attraverso procedure semplificate, ma questa operazione deve avvenire nella piena trasparenza e legalità evitando scorciatoie pericolose".
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Reati ambientali
10/01/12
A Cesena, sabato 14 gennaio
09/01/12
Guardia alta contro le mafie: dichiarazione di Monari (PDER)
Ripartire dalla sollecitazione lanciata dal Procuratore capo Roberto Alfonso è fondamentale, se si vuole inquadrare nella giusta ottica il rischio-mafie in questa regione. «Serve una consapevolezza della collettività ha affermato il dottor Alfonso commentando il dossier di Libera Ognuno deve fare la propria parte: la politica, gli imprenditori, il mondo della giustizia».
I numeri presentati, d’altronde, non lasciano adito a dubbi: 2 mila esercizi costretti a pagare il pizzo, 8 mila vittime dell’usura, 3 mila operazioni sospette lungo la via Emilia.
Il rischio che mafia, camorra, ‘ndrangheta e sacra corona unita penetrino in Emilia-Romagna è molto più di un sospetto. Se n’è accorta la politica – basti citare le leggi regionali contro l’infiltrazione dei clan nell’edilizia e nel sistema degli appalti approvata recentemente dall’Assemblea Legislativa in via Aldo Moro, o la nostra richiesta come Consiglieri del PD di applicare il Protocollo di legalità anche agli appalti sotto soglia (250mila euro) e di istituire un nuovo presidio della Dia – la società civile si è mossa, come certificano le iniziative di Libera. Ma anche la piena condivisione del ministro Cancellieri. Del lavoro della magistratura leggiamo ogni settimana sugli organi di informazione. Eppure io credo che tutto ciò ancora non basti. Il recente arresto di Michele Zagaria, la crisi economica che rende famiglie e imprese più permeabili alle lusinghe dei capitali illegali, la storica presenza nel territorio regionale di uno Stato di fatto estero quale San Marino, a lungo utilizzato in passato come porto franco da evasori fiscali e gruppi abituati a cercare scorciatoie per realizzare guadagni facili, sono elementi coerenti: e proprio partendo da queste tre questioni le cronache negli ultimi tempi hanno scoperchiato una realtà sconosciuta a molti. Se è vero che la mafia al nord oggi non spara più, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, che ricicla denaro sporco e per farlo utilizza i colletti bianchi, che si giova delle conseguenze della recessione per penetrare nel tessuto economico dapprima con l’usura, poi impossessandosi delle imprese in difficoltà; ebbene a mio modesto parere la pur doverosa opera di politica, magistratura e forze dell’ordine, società civile, in questo contesto non esaurisce il ventaglio delle risposte che si devono mettere in atto. C’è bisogno come dichiara don Ciotti di etica nelle professioni, a tutti i livelli, di un supplemento di impegno civico, oltre che civile, in quegli snodi del mondo economico e finanziario in cui una segnalazione in più agli organi di competenza può risultare decisiva. Faccio un solo esempio, parziale ma non per questo irrilevante; il momento, cioè l’atto, riguardante la compravendita: com’ è possibile che da anni a Bologna e non solo ci si sia quasi abituati a sentir raccontare che appartamenti e negozi passano di mano con pagamenti per centinaia di migliaia di euro in contanti (con valigie piene di soldi)? Leggendo numerosi testi sulle mafie contemporanee emerge che proprio modalità simili sono, come minimo, sospette.
Ritengo allora, in questo senso, che sia necessario allargare l’alleanza per la legalità dagli attori citati dal Procuratore Alfonso a nuovi, importanti interlocutori, il cui apporto risulterebbe senz’altro preziosissimo così da prevenire il rischio che le infiltrazioni dei clan in Emilia-Romagna finiscano per avvelenare il sistema democratico del quale ognuno di noi per il proprio ruolo deve sentirsi, oltre che beneficiario, attento custode.
Il rischio che mafia, camorra, ‘ndrangheta e sacra corona unita penetrino in Emilia-Romagna è molto più di un sospetto. Se n’è accorta la politica – basti citare le leggi regionali contro l’infiltrazione dei clan nell’edilizia e nel sistema degli appalti approvata recentemente dall’Assemblea Legislativa in via Aldo Moro, o la nostra richiesta come Consiglieri del PD di applicare il Protocollo di legalità anche agli appalti sotto soglia (250mila euro) e di istituire un nuovo presidio della Dia – la società civile si è mossa, come certificano le iniziative di Libera. Ma anche la piena condivisione del ministro Cancellieri. Del lavoro della magistratura leggiamo ogni settimana sugli organi di informazione. Eppure io credo che tutto ciò ancora non basti. Il recente arresto di Michele Zagaria, la crisi economica che rende famiglie e imprese più permeabili alle lusinghe dei capitali illegali, la storica presenza nel territorio regionale di uno Stato di fatto estero quale San Marino, a lungo utilizzato in passato come porto franco da evasori fiscali e gruppi abituati a cercare scorciatoie per realizzare guadagni facili, sono elementi coerenti: e proprio partendo da queste tre questioni le cronache negli ultimi tempi hanno scoperchiato una realtà sconosciuta a molti. Se è vero che la mafia al nord oggi non spara più, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, che ricicla denaro sporco e per farlo utilizza i colletti bianchi, che si giova delle conseguenze della recessione per penetrare nel tessuto economico dapprima con l’usura, poi impossessandosi delle imprese in difficoltà; ebbene a mio modesto parere la pur doverosa opera di politica, magistratura e forze dell’ordine, società civile, in questo contesto non esaurisce il ventaglio delle risposte che si devono mettere in atto. C’è bisogno come dichiara don Ciotti di etica nelle professioni, a tutti i livelli, di un supplemento di impegno civico, oltre che civile, in quegli snodi del mondo economico e finanziario in cui una segnalazione in più agli organi di competenza può risultare decisiva. Faccio un solo esempio, parziale ma non per questo irrilevante; il momento, cioè l’atto, riguardante la compravendita: com’ è possibile che da anni a Bologna e non solo ci si sia quasi abituati a sentir raccontare che appartamenti e negozi passano di mano con pagamenti per centinaia di migliaia di euro in contanti (con valigie piene di soldi)? Leggendo numerosi testi sulle mafie contemporanee emerge che proprio modalità simili sono, come minimo, sospette.
Ritengo allora, in questo senso, che sia necessario allargare l’alleanza per la legalità dagli attori citati dal Procuratore Alfonso a nuovi, importanti interlocutori, il cui apporto risulterebbe senz’altro preziosissimo così da prevenire il rischio che le infiltrazioni dei clan in Emilia-Romagna finiscano per avvelenare il sistema democratico del quale ognuno di noi per il proprio ruolo deve sentirsi, oltre che beneficiario, attento custode.
Presidente Gruppo Pd Regione-Emilia-Romagna
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Alessandro Bratti
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Reati ambientali,
Regione Emilia Romagna
01/01/12
Rifiuti e business: guardia alta
A proposito della vicenda dei rifiuti speciali che sono arrivati nel territorio ferrarese di cui è oggetto anche una mia interrogazione parlamentare mi premeva sottolineare alcuni aspetti che spero servano ulteriormente a precisare la vicenda.
Io faccio parte ad una Commissione d'inchiesta (cosidetta ecomafie) di cui sono Capogruppo del PD. Da mesi stiamo indagando sui numerosi illeciti che riguardano il traffico di rifiuti che vengono prodotti in Campania. Tra le tante questioni che abbiamo analizzato quella del trasporto dei rifiuti speciali extra regione (prima classificati urbani e quindi soggetti a controllo pubblico da parte delle regioni riceventi tramite ARPA) è una di quelle che ha visto alcune ipotesi di reato sia per quanto riguarda lo smaltimento (in Puglia e Sicilia) che il trasporto. Questi rifiuti, come correttamente riportato dalla stampa, sono stati portati anche al Nord (Veneto, Lombardia e Emilia) e anche nel territorio ferrarese, nella fattispecie alla discarica della Crispa di Iolanda di Savoia come recettore finale. Copie di questi contratti fra la società Sapna della provincia di Napoli e le varie società che hanno preso questi rifiuti sono state acquisite dalla Commissione che ricordo ha poteri come quelli dell'Autorità giudiziaria. Questi contratti presentano a nostro giudizio delle situazioni che meritano chiarimento. Ad esempio: la certificazione antimafia rispetto ai trasportatori è stata richiesta o è stata acquisita? i controlli sui rifiuti chi li ha fatti? Le Arpa? e a che titolo? Per fare ciò hanno percepito emolumenti? perchè Sapna non ha fatto gare per lo smaltimento e il trasporto?Come si evince dalla numerosa documentazione al riguardo e dalle numerose audizioni fatte alla Commissione ecomafie, è evidente che la questione non è circoscrivibile solo ad AREA e a Iolanda di Savoia, anzi, è molto più generale. E' anche interessante quello che ho letto, cioè che altri rifiuti speciali stanno arrivando dalla Campania nel ferrarese e non a Iolanda. Dai contratti acquisiti da Sapna, questo non è emerso, ma sarà mia cura segnalare alla Commissione la copia degli articoli di stampa per poter approfondire anche questa questione. Mi sembra evidente che questo non significa che per forza siano stati commessi degli illeciti, ma è bene tenere alta la guardia rispetto ad eventuali infiltrazioni mafiose anche al Nord. La Regione Emilia Romagna anche di recente ha messo a disposizione somme interessanti per ogni provincia al fine di contrastare eventuali infiltrazioni della malavita organizzata. E' una battaglia in cui tutti ci dobbiamo sentire impegnati. Non basta teorizzare la legalità, bisogna anche creare le condizioni perchè questa venga rispettata. E sarà molto importante in questa fase che vedrà numerose aziende pubbliche in tutta Italia mettere in vendita le proprie azioni sul mercato, creare le condizioni ed effettuare tutte le operazioni del caso per evitare che questa operazione si trasformi in una testa di ariete per le organizzazioni malavitose al fine di entrare nel business sempre più appetito dei rifiuti.