Affidamenti senza gara, sospetti sui viaggi dell’immondizia
Cento venti cinquemila tonnellate di rifiuti provenienti dalla Provincia di Napoli sono stati smaltiti al Nord tra dicembre 2010 e luglio 2011: risulta dai contratti che la Sapna ha consegnato qualche mese fa alla commissione ecomafie che adesso li sta passando al setaccio. La spazzatura made in Naples è finita in Liguria, Emilia, Toscana e Lombardia e Veneto in alcuni casi con il sì delle Regioni, in molte altre occasioni solo sulla base di accordi commerciali che hanno permesso agli smaltitori di intascare 13 milioni e mezzo. E così mentre i politici lanciavano anatemi le aziende fatturavano. E i trasporti finivano nelle mani di aziende prive di certificato antimafia.
La Sapna ha inviato la frazione secca negli impianti di Avellino, Ferrara, Pignataro Maggiore, Busto Arsizio, Trieste e Padova con una spesa di 5 milioni e mezzo. Nei contratti si invoca la somma urgenza: la necessità di trasferire le balle sarebbe sempre derivata, secondo la Sapna, dalla «ridotta funzionalità» di una o più linee del termo valorizzatore di Acerra. Una tesi contraddetta dai dati forniti a fine d’anno dalla A2A che gestisce l’impianto. Secondo l’impresa, infatti, l’impianto ha bruciato nel 2011, 614 mila tonnellate di frazione secca, più del previsto. Ma l’amministratore delegato della Sapna, Claudio Roveda, che pure si è sempre detto contrario all’invio delle balle in Olanda, ha anche annunciato alle ecomafie la necessità di ritoccare le tariffe di smaltimento (che determinano la Tarsu) proprio a causa dei viaggi imprevisti. In complesso la partecipata della Provincia ha stipulato nell’ultimo anno trentaquattro contratti per esportare rifiuti in mezza Italia.
Sulla vicenda è intervenuto nei giorni scorsi con un’interrogazione anche l’onorevole Alessandro Bratti (Pd) che della commissione ecomafie fa parte. Bratti ricorda che una parte consistente dei rifiuti campani è stata smaltita al Nord al di fuori degli accordi infra regionali. Contratti sono stati conclusi con la Gedit S.p.A. di Montichiari (Brescia),con la Old service di Ferrara, con la Europetroli di Battipaglia, che ha portato i rifiuti fino agli impianti di termo combustione Acegas-aps S.p.A. di Trieste o di Padova, con la Accam di Busto Arsizio. Tutti patti stipulati senza nessuna gara, come pure sarebbe previsto per gli affidamenti da parte degli enti pubblici. Ma nei contratti, sottolinea ancora Bratti nella sua interrogazione «si segnala il malfunzionamento di due delle tre linee dell'impianto del termo valorizzatore di Acerra».
Non solo: a smaltire i rifiuti in Sicilia e a portarli in Puglia e in Emilia è stata la ditta di Vincenzo D’Angelo poi arrestato per un traffico di rifiuti diretti in Corea. All’epoca del contratto stipulato per far arrivare i rifiuti ad Alcamo, D’Angelo (che operava in associazione con la Profineco), era già stato al centro di inchieste giudiziarie. L’appalto per i trasporti era finito alla Adiletta a sua volta colpita da interdittiva antimafia. Il proprietario è finito anche lui agli arresti domiciliari e l’impresa è al centro di una rovente polemica perché il candidato a sindaco del Pdl a Nocera inferiore, Adriano Bellocosa, aveva tenuto un’iniziativa elettorale nello stabilimento. I supposti motivi di urgenza avevano spinto, infatti, a stringere contratti senza aspettare le certificazioni delle prefetture. Un ulteriore elemento di preoccupazione, visto che da sempre quello dei trasporti dei rifiuti è un settore considerato ad alto rischio dal punto di vista delle infiltrazioni criminali.
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