31/07/08
Votato
La Camera ha ratificato all'unanimità il Trattato di Lisbona
27/07/08
Qualcuno accenda la luce
"Non c’ è più nessuno che va a parlare con la gente. Nessuno. E questo mi infastidisce un po’. Perché io vengo dal Pci, da un quartiere popolare, ho parlato tutta la vita con i lavoratori, ho cercato di capire, ho letto Togliatti, ho imparato che bisogna anche costruire una fontanella e non solo fare discorsi generali", Zanonato sul già molto citato ultimo numero di Reset
25/07/08
La rivoluzione solare di Sarkò
Il progetto del Presidente francese Sarkozy di creare una Unione del Mediterraneo che inglobi le necessità del Bacino fatte sopratutto di bisogni energetici: adieu al petrolio e via libera a tutte le fonti di energia rinnovabile, quella solare su tutte. E Sarkozy invita i paesi dell’Unione ad iniziare a porre le basi per la rivoluzione solare nei prossimi dieci anni.
tra il 2012 e il 2020, quando sarà necessario avviare tutte le infrastrutture per non farsi trovare impreparati a quella che se non sarà la fine del petrolio ci assomiglierà molto.
E’ in questo contesto che emerge il progetto di catturare l’energia solare nel deserto del Sahara: DESERTEC che rientra nel più ampio quadro di TREC (Trans-Mediterranean Renewable Energy Cooperation ) ideato e messo a punto da Club of Rome, Hamburg Climate Protection Foundation e NERC (National Energy Research Center of Jordan).
Viaecoblog
APAT, INSEDIATO COMMISSARIO STRAORDINARIO ISPRA
Ha avuto luogo oggi il passaggio di consegne fra il presidente dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat), Giancarlo Viglione, e il commissario straordinario dell'Istituto superiore protezione e ricerca ambientale (Ispra, che determina l'accorpamento fra i tre enti controllati dal ministero dell'Ambiente, Apat, Icram e Infs) il prefetto Vincenzo Grimaldi. Lo annuncia una nota dell'Apat. Viglione ha espresso la convinzione che ''il personale dell'ex - Apat non potra' che farsi apprezzare per la grande preparazione tecnica sia dei dipendenti a tempo indeterminato sia dei precari''. Inoltre, ha aggiunto Viglione ''in questi anni l'agenzia, sin dall'atto della sua costituzione, ha ricevuto giudizi piu' che positivi in ambito scientifico sia a livello nazionale che internazionale e ha di certo rappresentato, insieme all'intero sistema delle agenzie, un punto di riferimento per le politiche ambientali''. Quindi, ha concluso Viglione ''il neo istituto gia' parte con la giusta marcia'' rivolgendo poi apprezzamento per ''l'alto livello professionale del commissario straordinario Grimaldi, al quale rivolgo il mio piu' sentito 'in bocca al lupo' per un proficuo lavoro''. (ANSA)
I commenti domani
Via ansa.it
I commenti domani
Via ansa.it
"People of Berlin - people of the world - this is our moment. This is our time."
Il terrorismo, i cambiamenti climatici e l’inquinamento del pianeta, la proliferazione del nucleare, le guerre, la povertà. Obama elenca tutte le grandi sfide del 21° secolo.
E individua come unica ricetta quella della collaborazione tra Stati Uniti, Europa e gli altri Paesi del mondo. Gli alleati devono sapersi ascoltare, devono fidarsi gli uni degli altri. Costruiamo nuovi ponti.
Partito Democratico
Qui il discorso il inglese.
23/07/08
Nomina a Responsabile della sicurezza ambientale
Con lettera di incarico del Segretario del Partito Democratico,Walter Veltroni, sono stato nominato responsabile per la sicurezza ambientale del PD. Il mio lavoro sarà in stretto raccordo con il Ministro ombra dell'Ambiente Ermete Realacci. Con me sulle politiche ambientali lavoreranno Salvatore Margiotta (Cambiamenti climatici ed energia), Enzo Valbonesi (Parchi), Dario Esposito (Ambiente e enti locali).
Un team credo affiatato che fin dalla prossima settimana inizierà la sua attività.
Per quanto concerne l'incarico il mio compito fondamentale sarà lavorare in accordo con i numerosi iscritti e simpatizzanti del PD che sono inseriti in strutture tecniche che opearno nel settore ambientale. Sarà poi mia cura , anche tramite il blog del PD, cercare di mantenere i contatti con tutti quanti siano interessati al tema della sicurezza ambientale, non solo intesa come aspetto concreto ma anche in quanto percezione di pericolo da parte dei cittadini....
Un team credo affiatato che fin dalla prossima settimana inizierà la sua attività.
Per quanto concerne l'incarico il mio compito fondamentale sarà lavorare in accordo con i numerosi iscritti e simpatizzanti del PD che sono inseriti in strutture tecniche che opearno nel settore ambientale. Sarà poi mia cura , anche tramite il blog del PD, cercare di mantenere i contatti con tutti quanti siano interessati al tema della sicurezza ambientale, non solo intesa come aspetto concreto ma anche in quanto percezione di pericolo da parte dei cittadini....
22/07/08
Presentazione ordine del giorno n 72 sul provvedimento Tremonti 112
Signor Presidente.
nonostante si fosse convenuto di affrontare il tema dei controlli ambientali e della loro organizzazione attraverso un percorso legislativo che potesse coinvolgere il Parlamento, il Governo ha riproposto la decretazione di urgenza . Lo scopo è ben preciso: appropriarsi del sistema dei controlli e delle commissioni autorizzative per legge stravolgendo il ruolo di terzietà e di garanzia di questi organi che devono garantire la sicurezza dei cittadini, la tutela della loro salute oltre ad esprimersi sulla fattibilità o meno di infrastrutture strategiche . Il disegno è chiaro, da un lato si propone la costruzione di impianti nucleari dall’altro si costruisce la strada per non trovare ostacoli di nessun tipo e genere riguardo alle autorizzazioni. Un disegno miope che tende a svilire sempre di più organi tecnici asservendoli a decisioni già assunte.
Si individua nell’ambito della strategia energetica nazionale l’opzione nucleare più come slogan che come reale fattibilità mentre non si parla di interventi di risparmio energetico. Rispetto a Kyoto non vengono destinate attenzioni particolari né finanziamenti mirati, così come pare molto debole la volontà di puntare sulle energie alternative. Nulla si dice rispetto ai Parchi, dimenticando la loro potenziale funzione in termini di serbatoi di C02 e quindi fondamentali per le politiche per contrastare i cambiamenti climatici. Nulla viene proposto rispetto alle azioni di adattamento da mettere in campo per far fronte al cambiamento del clima. Non vi è una svolta importante riguardo all’incentivazione del trasporto pubblico: il trasporto, una delle maggiori fonte di produzione di gas serra, non può avvalersi di energia nucleare. Non vi si trova traccia di finanziamenti o di azioni a supporto della difesa idrogeologica del territorio, niente di concreto sul tema della fiscalità ambientale.
Il Ministro dell’Ambiente nell’audizione in Commissione ha lamentato ritardi nel rilascio delle autorizzazioni da parte dell’attuale Commissione per l’Autorizzazione ambientale integrata (insediata nell’Ottobre 2007). In realtà buona parte di questi ritardi è da imputare al Governo condotto dall’attuale maggioranza negli anni 2002 – 2006 che non ha emanato i tariffari e che ha infarcito la prima Commissione di persone senza i necessari requisiti tecnici tanto da non ottenere la registrazione del decreto di nomina alla Corte dei Conti .Quella Commissione, in quasi un anno, non ha prodotto una pagina!
Si propone un Istituto di ricerca di protezione ambientale (anzi Istituto superiore) , non sapendo la differenza evidentemente fra istituto di ricerca e organo tecnico strumentale né la relazione esistente fra queste sfere. Le domanda che si pone è, dato che si parla di razionalizzazione degli enti, perché si crea un altro ente di ricerca ? Come si intreccia l’attività di questo nuovo ente con i vari Istituti del CNR , con ENEA, con IRSA ? E ancora rispetto ad un ente come l’INFS come viene regolamentato il rapporto con le regioni rispetto ai calendari venatori ? Mi pare che vi sia una grande confusione.
La formazione dell’ ISPRA (tra l’altro porta il nome della località che ospita e spesso dà il nome al JRC uno fra i più importanti Centri di ricerca ambientali europei) riguarda circa direttamente e indirettamente 10.000 tecnici che si occupano di monitoraggi e controlli nel Paese. Dall’impostazione del Decreto l’impressione è che si voglia andare verso una centralizzazione del sistema attraverso la nomina di “tecnici” di fiducia, per poter esercitare un forte condizionamento politico su gli apparati tecnici e gli organi di controllo praticando uno spoil system mascherato, e di fatto esautorare completamente il sistema delle regioni.
L’efficacia del sistema dei controlli è fondamentale per mantenere la legalità in questo Paese. Non ci si può riempire la bocca di legalità e sicurezza quando si parla di immigrazione inventandosi provvedimenti estemporanei e solo di facciata e poi smantellare una parte del sistema dei controlli che serve a garantire la legalità in un settore come quello ambientale, che come abbiamo visto per i rifiuti, è estremamente delicato. In questo modo non solo non si tutela l’ambiente ma si creano per le imprese condizioni di disparità di trattamento nel territorio nazionale creando fenomeni di dumping industriale e favorendo condizioni di illegalità.
Il recente summit di Parigi per i Paesi de Mediterraneo, ha approvato sei grandi progetti che riguardano l´ambiente e lo Gran parte di questi progetti sarebbero di pertinenza del l’ICRAM (Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al mare), Istituto di cui questo decreto ne sancisce lo scioglimento. Non si capisce anche qui quale è la logica che muove il governo: da un lato si condivide il progetto politico dei Paesi sul Mediterraneo e poi si distrugge, senza proporre nulla di innovativo, l’unico ente che si occupa di monitorare e controllare la qualità delle acque marine costiere , probabilmente perché non se ne conosce le funzioni.
In conclusione in questo provvedimento emerge tra le tante contraddizioni anche quella riguardo alle politiche ambientali. Non vi è integrazione fra le politiche sociali, ambientali e economiche così come vuole il concetto di sostenibilità ma piuttosto si assiste ad un salto nel passato con l’ambiente inteso come un orpello fastidioso per lo sviluppo e non come un’opportunità per il futuro.
Pur quindi non condividendo l’impostazione generale in questo odg proponiamo che il nuovo Istituto abbia le seguenti caratteristiche:
il federalismo come modello organizzativo complessivo;
la terzieta` rispetto al binomio pubblico-privato;
la multireferenzialita` nei confronti dei diversi soggetti istituzionali .
l’autonomia scientifica, di gestione e di programma.
19/07/08
Perchè lo sport è importante...
La discussione sulla costruzione o meno di un nuovo palasport a Ferrara pur presentando connotazioni un po’ surreali, ha dato modo di riproporre il tema dell’importanza dello sport per la società e in particolar modo per la nostra comunità . Prendo spunto dall’ intervento di Massimo Magnani, uomo che conosce bene questo mondo per fare alcune considerazioni auspicando che si possa sviluppare un eventuale dibattito sull’argomento.
Si potrebbe pensare che in un momento come questo di scarsità di risorse economiche per i comuni e le provincie, con la difficoltà a mantenere i servizi primari (sanità, istruzione, manutenzione delle strade, etc) , con l’impossibilità di disporre di risorse umane da inserire nel settore pubblico , dedicare attenzioni al mondo dello sport sarebbe quantomeno poco sensato.
In realtà quando si parla di sport si pensa fondamentalmente a quello spettacolo, al grande evento, al campionato di alto livello. Questo è un pezzo importante del mondo sportivo ma forse è il meno significativo rispetto a quella parte che invece è salute, divertimento ma soprattutto strumento di coesione sociale.
In un momento dove l’aggregazione dei giovani è sempre più rara, dove i ragazzi vivono gran parte del loro tempo davanti ad un computer o alla tv investire sullo sport , in particolare sui giovani, sulle piccole società è vitale per una comunità.
Se si facesse un “bilancio sociale”, se si facesse una classifica dei i mondi che contribuiscono a mantenere un capitale sociale nella comunità , lo sport sarebbe forse al primo posto. Si pensi a cosa significa un centro sportivo come il Cus, all’attività della pallamano, ai vivai giovanili del basket e della pallavolo per non parlare dell’attività delle decine di società sportive. Questi sono luoghi non solo formativi per i giovani ma anche di incontro di decine di famiglie. Si creano situazioni dove la gente si incontra, discute , si confronta , esprime sensazioni riversa gioie e dolori, condivide le emozioni di vittorie e sconfitte.
Questo significa sport e proprio in un momento di difficoltà economica e di relazione sociale è necessario investire in questo mondo. Non è un problema di elargire contributi. Quella è una stagione finita , le risorse sono poche e lo saranno sempre meno. La questione è di dedicare la necessaria attenzione ad un complesso di attività che danno tanto alla società e che se dovessero andare in crisi profonda provocherebbero una voragine sociale. Esiste una lunga tradizione nel nostro territorio di azioni delle amministrazioni a supporto delle decine di società sportive. Ricordo come in consiglio comunale a Ferrara spesso ci si è trovati uniti, al di là dell’appartenenza politica, su decisioni che riguardavano il mondo dell’associazionismo e le società sportive .Questa attenzione non deve venire meno ma anzi va aumentata. Numerose sono le occasioni e le opportunità. Sicuramente le prossime elezioni amministrative dovranno dare delle indicazioni a questo riguardo. I partiti , sia nei programmi che nella scelta dei rappresentanti, credo debbano dare un segnale importante in questa direzione come contributo per mantenere quella coesione sociale che ha sempre contraddistinto la nostra comunità locale.
Si potrebbe pensare che in un momento come questo di scarsità di risorse economiche per i comuni e le provincie, con la difficoltà a mantenere i servizi primari (sanità, istruzione, manutenzione delle strade, etc) , con l’impossibilità di disporre di risorse umane da inserire nel settore pubblico , dedicare attenzioni al mondo dello sport sarebbe quantomeno poco sensato.
In realtà quando si parla di sport si pensa fondamentalmente a quello spettacolo, al grande evento, al campionato di alto livello. Questo è un pezzo importante del mondo sportivo ma forse è il meno significativo rispetto a quella parte che invece è salute, divertimento ma soprattutto strumento di coesione sociale.
In un momento dove l’aggregazione dei giovani è sempre più rara, dove i ragazzi vivono gran parte del loro tempo davanti ad un computer o alla tv investire sullo sport , in particolare sui giovani, sulle piccole società è vitale per una comunità.
Se si facesse un “bilancio sociale”, se si facesse una classifica dei i mondi che contribuiscono a mantenere un capitale sociale nella comunità , lo sport sarebbe forse al primo posto. Si pensi a cosa significa un centro sportivo come il Cus, all’attività della pallamano, ai vivai giovanili del basket e della pallavolo per non parlare dell’attività delle decine di società sportive. Questi sono luoghi non solo formativi per i giovani ma anche di incontro di decine di famiglie. Si creano situazioni dove la gente si incontra, discute , si confronta , esprime sensazioni riversa gioie e dolori, condivide le emozioni di vittorie e sconfitte.
Questo significa sport e proprio in un momento di difficoltà economica e di relazione sociale è necessario investire in questo mondo. Non è un problema di elargire contributi. Quella è una stagione finita , le risorse sono poche e lo saranno sempre meno. La questione è di dedicare la necessaria attenzione ad un complesso di attività che danno tanto alla società e che se dovessero andare in crisi profonda provocherebbero una voragine sociale. Esiste una lunga tradizione nel nostro territorio di azioni delle amministrazioni a supporto delle decine di società sportive. Ricordo come in consiglio comunale a Ferrara spesso ci si è trovati uniti, al di là dell’appartenenza politica, su decisioni che riguardavano il mondo dell’associazionismo e le società sportive .Questa attenzione non deve venire meno ma anzi va aumentata. Numerose sono le occasioni e le opportunità. Sicuramente le prossime elezioni amministrative dovranno dare delle indicazioni a questo riguardo. I partiti , sia nei programmi che nella scelta dei rappresentanti, credo debbano dare un segnale importante in questa direzione come contributo per mantenere quella coesione sociale che ha sempre contraddistinto la nostra comunità locale.
17/07/08
Spunti razionali
Pistorio intervistato da Giliberto sulle motivazioni del sì agli impianti nucleari di quarta generazione
Democratic ecology
L’inventore e designer Phillippe Stark (quello dei cavatappi, delle sedie e di tante altre cose) ha inventato una turbina a vento in grado di fornire almeno il 20% del fabbisogno di energia elettrica di un’abitazione. Non è tantissimo ma non è nemmeno poco, se pensate che il costo della turbina è di soli 400 euro.La sua invenzione ha preso il nome di “Democratic Ecology“, perchè il vento è una delle fonti d’energia più democratiche che esistano, proprio perchè è accessibile a tutti.
Via Ecologiae
Via Ecologiae
Les-animaux-amoureux
Via ecoblog:
Da Cineblog il trailer sul documentario del francese Laurent Charbonnier che uscirà il 22 Agosto. Corteggiamenti, lotte tra maschi, scene d’amore e passione tra animali. Uno spaccato sulla realtà della natura dove tutto genera meraviglia, stupore ed ammirazione.Musica meravigliosa di Glass. Molto carino.
16/07/08
Il resto domani...
Un grande.... inviti, riunioni, telefonate, relazioni e varie...a domani.
Resoconti
Se interessa di seguito c'è il resoconto della mia relazione al programma presentato dal ministro Prestigiacomo l'1 luglio in commissione ambiente (letteralmente e formalmente: Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, sulle linee programmatiche del suo dicastero, per le parti di competenza)
ALESSANDRO BRATTI. Certamente possiamo cavarcela attribuendo tutte le colpe al precedente ministro. Magari fosse così! Nel senso che se davvero fosse così, sarebbe molto facile risolvere le questioni delle politiche ambientali di questo Paese.
Diciamo allora, piuttosto, che sul versante delle politiche ambientali, il nostro Paese forse non ha, o non ha ancora, quella cultura tipica dei Paesi del nord Europa che oggi ci fa guardare ad essi con grande invidia, per tutta una serie di politiche e di azioni che vengono messe in campo in quella parte del continente.
Non ho alcun motivo per difendere il precedente Ministro, però sarebbe un po' semplicistico cercare di addossare ai 18 mesi di governo del Ministro Pecoraro Scanio tutte le problematiche - da Kyoto al problema dei rifiuti - che questo Paese si trascina dietro da 15-20 anni e che oggi dobbiamo affrontare.
Ciascuno avrà dato il proprio contributo, ma se dobbiamo parlare di «ambientalismo del no», allora devo riportare un esempio. Vengo da una regione dove il centrosinistra ha sempre governato e dove gli impianti sono stati costruiti. Ebbene, vi garantisco che in Emilia-Romagna i più grandi oppositori sono stati coloro che, dal punto di vista politico, sono rappresentati dal centrodestra.
Se vogliamo essere laici, dobbiamo dirci con franchezza che queste sono tematiche che fanno presa sulla paura dei cittadini e che, quindi, vengono utilizzate spesso - dalla destra e dalla sinistra - a seconda delle opportunità politiche del luogo e del momento. Se vogliamo essere seri fino in fondo, dobbiamo riconoscere la verità di questa considerazione.
Se è iniziata una nuova stagione, evidentemente siamo tutti contenti, poiché alcune problematiche riguardano tutti indistintamente, non una determinata parte politica.
Anche la sostenibilità, del resto, non la scopriamo oggi. Nel 1987 si sono svolti due grandi convegni mondiali (a Rio de Janeiro e a Johannesburg) e il tentativo di far dialogare economia e ambiente viene da lontano, non è una novità recente. Il fatto che ancora se ne parli significa che la situazione auspicata non si è avverata, quindi è giustissimo cercare di mettere in atto tutte quelle politiche che possano favorire questo dialogo.
Quando parliamo delle politiche ambientali, dobbiamo tener presente che nel nostro Paese - l'abbiamo detto quando abbiamo parlato dei rifiuti, ma vale anche per altre questioni ambientali - coesistono zone che procedono a velocità diverse.
Abbiamo un pezzo di Paese dove il tema della legalità ambientale, come è stato più volte ricordato, è ancora assolutamente attuale (e quando si parla di legalità ambientale non si deve solo intendere il reato, ma anche il rispetto minimo delle autorizzazioni, cosa di cui parlerò più avanti anche in rapporto alla questione dei controlli).
Esiste poi un altro pezzo di Paese, caratterizzato - per riprendere il ragionamento del collega Foti - dall'essere percorso dal Po, per cui parlerei proprio di Pianura padana, in cui abitano 16 milioni di cittadini, viene prodotto il 40 per cento della CO2, si svolge il 35-40 per cento dell'attività industriale e la gran parte dell'attività agricola (metà della quale è irrigua e quindi implica un forte uso d'acqua). Insomma, si tratta di un'area in cui le contraddizioni dello sviluppo tradizionale si manifestano tutte, con regioni variegate anche dal punto di vista del colore politico dell'amministrazione.
Il tema del Po da un lato e la difficoltà di dialogare e operare insieme alle regioni della Pianura padana dall'altro
potrebbero essere sicuramente oggetto di un grande progetto e di una grande iniziativa da pare del Ministero dell'ambiente.
L'intervento sulla Pianura padana e il dialogo con le regioni di quella zona, fra l'altro, potrebbero essere intesi come una grande sfida raccolta e un impegno molto importante. Anche il tema della qualità dell'aria, ricordato dal Ministro nella sua illustrazione, è particolarmente grave in quell'area, perché, come sappiamo, essa è racchiusa fra due catene montuose; il traffico è molto intenso; l'insediamento urbanistico è molto elevato, con circa 7-8 ettari al giorno di terreno artificializzato, dal 1975 al 2003. Parliamoci chiaro: si tratta di un'area dove si sono raggiunti livelli di benessere elevatissimi. Però, oggi, di fronte ad una nuova sfida, dobbiamo trovare un meccanismo, un sistema, una proposta di sviluppo sostenibile, che potrebbe essere rivestire un assoluto interesse.
Con riferimento al tema dei controlli, io sono stato fra coloro che sono maggiormente intervenuti criticamente sul «famoso» articolo 7 del decreto-legge sui rifiuti in Campania, che adesso ci ritroviamo proposto in un altro provvedimento d'urgenza. Ritengo che si tratti di un tema assolutamente importante, e spero che ci sia data davvero l'opportunità di confrontarci al riguardo, essendo pienamente convinti della necessità di mettere mano al sistema.
Ricordo che in precedenza ho ricoperto il ruolo di direttore generale presso l'ARPA Emilia-Romagna e ho lavorato quasi un anno, insieme ai colleghi di tutte le altre regioni, anche quelle di centrodestra, per cercare di capire - in un'ottica federalista - come migliorare questa struttura che guida i rapporti tra livello regionale e livello centrale, soprattutto con riferimento ai temi del controllo e dell'informazione.
Personalmente sostengo, infatti, aggiungendo un ulteriore elemento a quanto affermato dal collega Realacci, che avere
controlli omogenei su tutto il territorio nazionale significa garantire alle imprese lo stesso trattamento ed evitare di arrivare al dumping industriale.
Guardiamo, infatti, che cosa sta succedendo: certe industrie un po' border line vanno in certi territori e non vanno in altri, perché in questi ultimi sono controllate e verificate. Esistono in questi territori moltissime imprese, di grande qualità, che si autocertificano ambientalmente, sostenendo i relativi oneri. Vi porto alcuni esempi della mia regione, che conosco meglio come Scam per i fertilizzanti, Cerelia per le acque minerali, Hera che gestisce i rifiuti, Granarolo che produce latte - ma ce ne sono altrettante in Lombardia -. Ebbene, queste società spendono soldi, si applicano in politiche di miglioramento ambientale e soggiacciono ad un preciso sistema di controlli. Poi, ci si sposta di cinquecento chilometri e si può fare tutto quel che si vuole. Come si dice da noi sono «becchi e bastonati», perché si impegnano, credono nell'investimento sulla qualità e alla fine vedono che un altro pezzo di Paese di tutto ciò si fa allegramente un baffo!
C'è dunque, sicuramente, la necessità di svolgere su questi temi un ragionamento serio, tenendo anche presente che il concetto del controllo, se seguiamo le indicazioni europee, è andato ben oltre il tema del «comando e controllo». Il metodo dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA) è certamente un po'difficile, per noi, da recepire. Ma in realtà, dove è stato adottato, esso ha consentito (sicuramente con qualche difficoltà per le imprese) di instaurare un rapporto fiduciario tra imprese e organismo controllore, che è il solo che consente di perseguire l'obiettivo di un miglioramento continuo del sistema. Questa è la filosofia che ci propone l'Europa e anche quella a cui personalmente ritengo si debba tendere.
Onestamente, vedo difficile che i privati possano fare i controlli, in quanto bisognerebbe cambiare tutto l'assetto normativo europeo e nazionale e perché il sistema non potrebbe funzionare in questo modo.
Le autorizzazioni devono essere pubbliche e devono essere rispettate; c'è già adesso un settore nel quale si adotta il metodo degli autocontrolli. Pensate agli inceneritori, che funzionano ormai, al 99 per cento, con autocontrolli, ai quali si aggiungono uno o due controlli fiscali all'anno. Non è vero, dunque, che tutti i giorni qualcuno va a ispezionare, a controllare e a «fare le pulci».
Spero che su questioni di questo tipo ci si possa confrontare, per cercare di trovare soluzioni in grado di andare nella direzione di un sistema di controlli omogeneo che, così come avviene per la sanità, definisca a livello nazionale un minimo comune denominatore valido per tutto il Paese, al quale abbinare una concezione di controllo-informazione, cioè un controllo che, insieme alle imprese, fa migliorare tutto il sistema ambientale.
Credo che questa sia la grande sfida che abbiamo davanti e che possiamo sicuramente vincere, se ci crediamo.
Il tema dell'accettabilità sociale, ricordato dall'onorevole Ghiglia, è importantissimo, al pari di quello delle tecnologie e anche del tema della governance, che il ministro ha prima ricordato, e rimanda alla questione delle relazioni con il sistema degli enti locali e delle regioni.
Questi temi sono stati dapprima evocati in positivo, salvo poi evocare il localismo del «no».
Abbiamo visto, tuttavia, che quando le cose iniziano con una progettualità, con il piede giusto, e si avvia un dialogo interattivo con i livelli istituzionali (a parte i casi estremi di grande emergenza, ai quali purtroppo abbiamo talvolta assistito),
si riesce ad arrivare a una soluzione. Dialogare prima sembra che faccia perdere tempo, mentre in realtà ne fa risparmiare tantissimo.
Gli spiragli in Val di Susa, almeno nel metodo, che si sono aperti (come ha dichiarato l'altro giorno il Ministro Matteoli), nascono dall'essere riusciti a dialogare un po' di più con le comunità locali, le quali hanno avanzato richieste ragionevoli, come il potenziamento del trasporto locale pubblico.
Se davvero si vuole instaurare un rapporto di governance, come veniva ricordato, credo che questa sia la strada da percorrere.
Aggiungo solo che anche a me pare che la situazione dell'Adriatico sia molto preoccupante. Ho dato un'occhiata al «decretone» e, in merito al ragionamento di riprendere le attività di prospezione petrolifera, ricordo che la questione è molto delicata e complessa.
Concludo, dicendo che di esperienze positive in giro per il nostro Paese sulle questioni ambientali ce ne sono numerosissime, compresa quella di Torino che ha fatto interventi magnifici con le Olimpiadi.
AGOSTINO GHIGLIA. Su questo, se vuoi, apriamo un dibattito.
ALESSANDRO BRATTI. A Torino in quel periodo tutto è stato fatto da un comitato presieduto da un esponente di centrodestra.
Va benissimo guardare a Friburgo e alla Germania, ma anche nel nostro Paese esistono tantissime esperienze positive sul tema dell'edilizia sostenibile, dei quartieri ecologicamente attrezzati e su tante altre situazioni che devono essere messe in valore.
AGOSTINO GHIGLIA. Ma se ci siamo venduti il palazzo olimpico!
ALESSANDRO BRATTI. Dico semplicemente che, con la delegazione della Commissione, ho visto pochi giorni fa a Torino realizzazioni che in altri posti non ho visto! Tutto qui.
ALESSANDRO BRATTI. Certamente possiamo cavarcela attribuendo tutte le colpe al precedente ministro. Magari fosse così! Nel senso che se davvero fosse così, sarebbe molto facile risolvere le questioni delle politiche ambientali di questo Paese.
Diciamo allora, piuttosto, che sul versante delle politiche ambientali, il nostro Paese forse non ha, o non ha ancora, quella cultura tipica dei Paesi del nord Europa che oggi ci fa guardare ad essi con grande invidia, per tutta una serie di politiche e di azioni che vengono messe in campo in quella parte del continente.
Non ho alcun motivo per difendere il precedente Ministro, però sarebbe un po' semplicistico cercare di addossare ai 18 mesi di governo del Ministro Pecoraro Scanio tutte le problematiche - da Kyoto al problema dei rifiuti - che questo Paese si trascina dietro da 15-20 anni e che oggi dobbiamo affrontare.
Ciascuno avrà dato il proprio contributo, ma se dobbiamo parlare di «ambientalismo del no», allora devo riportare un esempio. Vengo da una regione dove il centrosinistra ha sempre governato e dove gli impianti sono stati costruiti. Ebbene, vi garantisco che in Emilia-Romagna i più grandi oppositori sono stati coloro che, dal punto di vista politico, sono rappresentati dal centrodestra.
Se vogliamo essere laici, dobbiamo dirci con franchezza che queste sono tematiche che fanno presa sulla paura dei cittadini e che, quindi, vengono utilizzate spesso - dalla destra e dalla sinistra - a seconda delle opportunità politiche del luogo e del momento. Se vogliamo essere seri fino in fondo, dobbiamo riconoscere la verità di questa considerazione.
Se è iniziata una nuova stagione, evidentemente siamo tutti contenti, poiché alcune problematiche riguardano tutti indistintamente, non una determinata parte politica.
Anche la sostenibilità, del resto, non la scopriamo oggi. Nel 1987 si sono svolti due grandi convegni mondiali (a Rio de Janeiro e a Johannesburg) e il tentativo di far dialogare economia e ambiente viene da lontano, non è una novità recente. Il fatto che ancora se ne parli significa che la situazione auspicata non si è avverata, quindi è giustissimo cercare di mettere in atto tutte quelle politiche che possano favorire questo dialogo.
Quando parliamo delle politiche ambientali, dobbiamo tener presente che nel nostro Paese - l'abbiamo detto quando abbiamo parlato dei rifiuti, ma vale anche per altre questioni ambientali - coesistono zone che procedono a velocità diverse.
Abbiamo un pezzo di Paese dove il tema della legalità ambientale, come è stato più volte ricordato, è ancora assolutamente attuale (e quando si parla di legalità ambientale non si deve solo intendere il reato, ma anche il rispetto minimo delle autorizzazioni, cosa di cui parlerò più avanti anche in rapporto alla questione dei controlli).
Esiste poi un altro pezzo di Paese, caratterizzato - per riprendere il ragionamento del collega Foti - dall'essere percorso dal Po, per cui parlerei proprio di Pianura padana, in cui abitano 16 milioni di cittadini, viene prodotto il 40 per cento della CO2, si svolge il 35-40 per cento dell'attività industriale e la gran parte dell'attività agricola (metà della quale è irrigua e quindi implica un forte uso d'acqua). Insomma, si tratta di un'area in cui le contraddizioni dello sviluppo tradizionale si manifestano tutte, con regioni variegate anche dal punto di vista del colore politico dell'amministrazione.
Il tema del Po da un lato e la difficoltà di dialogare e operare insieme alle regioni della Pianura padana dall'altro
potrebbero essere sicuramente oggetto di un grande progetto e di una grande iniziativa da pare del Ministero dell'ambiente.
L'intervento sulla Pianura padana e il dialogo con le regioni di quella zona, fra l'altro, potrebbero essere intesi come una grande sfida raccolta e un impegno molto importante. Anche il tema della qualità dell'aria, ricordato dal Ministro nella sua illustrazione, è particolarmente grave in quell'area, perché, come sappiamo, essa è racchiusa fra due catene montuose; il traffico è molto intenso; l'insediamento urbanistico è molto elevato, con circa 7-8 ettari al giorno di terreno artificializzato, dal 1975 al 2003. Parliamoci chiaro: si tratta di un'area dove si sono raggiunti livelli di benessere elevatissimi. Però, oggi, di fronte ad una nuova sfida, dobbiamo trovare un meccanismo, un sistema, una proposta di sviluppo sostenibile, che potrebbe essere rivestire un assoluto interesse.
Con riferimento al tema dei controlli, io sono stato fra coloro che sono maggiormente intervenuti criticamente sul «famoso» articolo 7 del decreto-legge sui rifiuti in Campania, che adesso ci ritroviamo proposto in un altro provvedimento d'urgenza. Ritengo che si tratti di un tema assolutamente importante, e spero che ci sia data davvero l'opportunità di confrontarci al riguardo, essendo pienamente convinti della necessità di mettere mano al sistema.
Ricordo che in precedenza ho ricoperto il ruolo di direttore generale presso l'ARPA Emilia-Romagna e ho lavorato quasi un anno, insieme ai colleghi di tutte le altre regioni, anche quelle di centrodestra, per cercare di capire - in un'ottica federalista - come migliorare questa struttura che guida i rapporti tra livello regionale e livello centrale, soprattutto con riferimento ai temi del controllo e dell'informazione.
Personalmente sostengo, infatti, aggiungendo un ulteriore elemento a quanto affermato dal collega Realacci, che avere
controlli omogenei su tutto il territorio nazionale significa garantire alle imprese lo stesso trattamento ed evitare di arrivare al dumping industriale.
Guardiamo, infatti, che cosa sta succedendo: certe industrie un po' border line vanno in certi territori e non vanno in altri, perché in questi ultimi sono controllate e verificate. Esistono in questi territori moltissime imprese, di grande qualità, che si autocertificano ambientalmente, sostenendo i relativi oneri. Vi porto alcuni esempi della mia regione, che conosco meglio come Scam per i fertilizzanti, Cerelia per le acque minerali, Hera che gestisce i rifiuti, Granarolo che produce latte - ma ce ne sono altrettante in Lombardia -. Ebbene, queste società spendono soldi, si applicano in politiche di miglioramento ambientale e soggiacciono ad un preciso sistema di controlli. Poi, ci si sposta di cinquecento chilometri e si può fare tutto quel che si vuole. Come si dice da noi sono «becchi e bastonati», perché si impegnano, credono nell'investimento sulla qualità e alla fine vedono che un altro pezzo di Paese di tutto ciò si fa allegramente un baffo!
C'è dunque, sicuramente, la necessità di svolgere su questi temi un ragionamento serio, tenendo anche presente che il concetto del controllo, se seguiamo le indicazioni europee, è andato ben oltre il tema del «comando e controllo». Il metodo dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA) è certamente un po'difficile, per noi, da recepire. Ma in realtà, dove è stato adottato, esso ha consentito (sicuramente con qualche difficoltà per le imprese) di instaurare un rapporto fiduciario tra imprese e organismo controllore, che è il solo che consente di perseguire l'obiettivo di un miglioramento continuo del sistema. Questa è la filosofia che ci propone l'Europa e anche quella a cui personalmente ritengo si debba tendere.
Onestamente, vedo difficile che i privati possano fare i controlli, in quanto bisognerebbe cambiare tutto l'assetto normativo europeo e nazionale e perché il sistema non potrebbe funzionare in questo modo.
Le autorizzazioni devono essere pubbliche e devono essere rispettate; c'è già adesso un settore nel quale si adotta il metodo degli autocontrolli. Pensate agli inceneritori, che funzionano ormai, al 99 per cento, con autocontrolli, ai quali si aggiungono uno o due controlli fiscali all'anno. Non è vero, dunque, che tutti i giorni qualcuno va a ispezionare, a controllare e a «fare le pulci».
Spero che su questioni di questo tipo ci si possa confrontare, per cercare di trovare soluzioni in grado di andare nella direzione di un sistema di controlli omogeneo che, così come avviene per la sanità, definisca a livello nazionale un minimo comune denominatore valido per tutto il Paese, al quale abbinare una concezione di controllo-informazione, cioè un controllo che, insieme alle imprese, fa migliorare tutto il sistema ambientale.
Credo che questa sia la grande sfida che abbiamo davanti e che possiamo sicuramente vincere, se ci crediamo.
Il tema dell'accettabilità sociale, ricordato dall'onorevole Ghiglia, è importantissimo, al pari di quello delle tecnologie e anche del tema della governance, che il ministro ha prima ricordato, e rimanda alla questione delle relazioni con il sistema degli enti locali e delle regioni.
Questi temi sono stati dapprima evocati in positivo, salvo poi evocare il localismo del «no».
Abbiamo visto, tuttavia, che quando le cose iniziano con una progettualità, con il piede giusto, e si avvia un dialogo interattivo con i livelli istituzionali (a parte i casi estremi di grande emergenza, ai quali purtroppo abbiamo talvolta assistito),
si riesce ad arrivare a una soluzione. Dialogare prima sembra che faccia perdere tempo, mentre in realtà ne fa risparmiare tantissimo.
Gli spiragli in Val di Susa, almeno nel metodo, che si sono aperti (come ha dichiarato l'altro giorno il Ministro Matteoli), nascono dall'essere riusciti a dialogare un po' di più con le comunità locali, le quali hanno avanzato richieste ragionevoli, come il potenziamento del trasporto locale pubblico.
Se davvero si vuole instaurare un rapporto di governance, come veniva ricordato, credo che questa sia la strada da percorrere.
Aggiungo solo che anche a me pare che la situazione dell'Adriatico sia molto preoccupante. Ho dato un'occhiata al «decretone» e, in merito al ragionamento di riprendere le attività di prospezione petrolifera, ricordo che la questione è molto delicata e complessa.
Concludo, dicendo che di esperienze positive in giro per il nostro Paese sulle questioni ambientali ce ne sono numerosissime, compresa quella di Torino che ha fatto interventi magnifici con le Olimpiadi.
AGOSTINO GHIGLIA. Su questo, se vuoi, apriamo un dibattito.
ALESSANDRO BRATTI. A Torino in quel periodo tutto è stato fatto da un comitato presieduto da un esponente di centrodestra.
Va benissimo guardare a Friburgo e alla Germania, ma anche nel nostro Paese esistono tantissime esperienze positive sul tema dell'edilizia sostenibile, dei quartieri ecologicamente attrezzati e su tante altre situazioni che devono essere messe in valore.
AGOSTINO GHIGLIA. Ma se ci siamo venduti il palazzo olimpico!
ALESSANDRO BRATTI. Dico semplicemente che, con la delegazione della Commissione, ho visto pochi giorni fa a Torino realizzazioni che in altri posti non ho visto! Tutto qui.
15/07/08
Hallo, who's there?
Baffo, camicia bianca, cravattino rosso, bretelloni, un ottimo inglese...indovinate chi è?
A come agricoltura: verso la riconversione ambientale della economia
E’ la capacità di ‘produrre’ risparmio energetico il vero ed unico parametro per stabilire come e quanto premiare le azioni ambientali degli agricoltori e delle organizzazioni ortofrutticole. In un documento redatto dal Ministero per le politiche agricole e forestali sulla disciplina ambientale applicabile ai programmi operativi delle Op per il 2008, si premiano infatti in misura crescente le iniziative che riescono a sviluppare, sotto l’ombrello della tutela ambientale, un uso razionale (o addirittura un non uso) delle risorse, siano esse idriche, fossili, chimiche ecc.
In particolare le azioni e gli interventi previsti dalla disciplina ambientale per i programmi delle Op sono suddivise tra area agricola (aziende) e area extra agricole (Op) e prevedono per le prime: impatto ambientale (produzione integrata, biologico, taratura irroratrici, macchine agricole di precisione, gestione dei rifiuti, biotech agricolo); gestione del suolo (piani di concimazione sovescio con piante biocidi); risorse idriche (impianti idrici più efficaci, drenaggio sotterraneo). Mentre per le seconde, le organizzazioni di produttori: trattamenti di depurazione e di ottimizzazione delle acque; trasporto combinato (per abbattere costi gasolio di quello su gomma); sistemi di cogenerazione (per alimentare celle frigo e riscaldare locali di lavorazione); riciclo dei rifiuti da imballaggi; smaltimento dei derivati dal petrolio (resine e plastiche); gestione dei rifiuti organici (compostaggio, filiere energetiche corte, ecc).
Interessante il criterio con cui verranno dati gli aiuti, ovvero partendo dal principio che sono finanziabili solo le iniziative e gli interventi che danno valore aggiunto rispetto a quanto viene richiesto dalla disciplina normativa. Ciò significa che non sono finanziabili gli obblighi già previsti dalla condizionalità, ovvero lo strumento che ha il duplice obiettivo di incrementare la sostenibilità ambientale delle attività agricole e, nel contempo, di favorire una maggiore accettabilità sociale dell’agricoltura, corrispondendo alle esigenze di compatibilità ambientale, paesaggistica e di produzione di alimenti sani e di qualità che i cittadini dell´Unione richiedono al settore primario.
Il punto è che, come mette in evidenza anche Italia Oggi, dato che la redditività delle aziende ortofrutticole – ma il discorso si può allargare a tutte le aziende – sarà sempre più legata alla competitività che le stesse sapranno sviluppare sui mercati esteri e che, uno dei fattori determinanti per conquistare e mantenere nuovi spazi resta sempre il prezzo, un primo passo è l’abbattimento dei costi di produzione. Nella fattispecie quelli energetici, ma anche quelli idrici che comportano un beneficio anche all’ambiente. Rovesciando la cosa, l’industria in generale ma un settore come quello ortofrutticolo in particolare non può prescindere dal rispetto dell’ambiente onde evitare di segare il ramo sul quale sta seduta. Il mercato a queste conclusioni ci arriva da solo, ma le conseguenze sono quasi sempre ingovernabili. Se invece, come in questo caso, il governo mette mano e incentiva i comportamenti virtuosi è un seme piantato nel terreno dell’economia ecologica.
Via greenreport
In particolare le azioni e gli interventi previsti dalla disciplina ambientale per i programmi delle Op sono suddivise tra area agricola (aziende) e area extra agricole (Op) e prevedono per le prime: impatto ambientale (produzione integrata, biologico, taratura irroratrici, macchine agricole di precisione, gestione dei rifiuti, biotech agricolo); gestione del suolo (piani di concimazione sovescio con piante biocidi); risorse idriche (impianti idrici più efficaci, drenaggio sotterraneo). Mentre per le seconde, le organizzazioni di produttori: trattamenti di depurazione e di ottimizzazione delle acque; trasporto combinato (per abbattere costi gasolio di quello su gomma); sistemi di cogenerazione (per alimentare celle frigo e riscaldare locali di lavorazione); riciclo dei rifiuti da imballaggi; smaltimento dei derivati dal petrolio (resine e plastiche); gestione dei rifiuti organici (compostaggio, filiere energetiche corte, ecc).
Interessante il criterio con cui verranno dati gli aiuti, ovvero partendo dal principio che sono finanziabili solo le iniziative e gli interventi che danno valore aggiunto rispetto a quanto viene richiesto dalla disciplina normativa. Ciò significa che non sono finanziabili gli obblighi già previsti dalla condizionalità, ovvero lo strumento che ha il duplice obiettivo di incrementare la sostenibilità ambientale delle attività agricole e, nel contempo, di favorire una maggiore accettabilità sociale dell’agricoltura, corrispondendo alle esigenze di compatibilità ambientale, paesaggistica e di produzione di alimenti sani e di qualità che i cittadini dell´Unione richiedono al settore primario.
Il punto è che, come mette in evidenza anche Italia Oggi, dato che la redditività delle aziende ortofrutticole – ma il discorso si può allargare a tutte le aziende – sarà sempre più legata alla competitività che le stesse sapranno sviluppare sui mercati esteri e che, uno dei fattori determinanti per conquistare e mantenere nuovi spazi resta sempre il prezzo, un primo passo è l’abbattimento dei costi di produzione. Nella fattispecie quelli energetici, ma anche quelli idrici che comportano un beneficio anche all’ambiente. Rovesciando la cosa, l’industria in generale ma un settore come quello ortofrutticolo in particolare non può prescindere dal rispetto dell’ambiente onde evitare di segare il ramo sul quale sta seduta. Il mercato a queste conclusioni ci arriva da solo, ma le conseguenze sono quasi sempre ingovernabili. Se invece, come in questo caso, il governo mette mano e incentiva i comportamenti virtuosi è un seme piantato nel terreno dell’economia ecologica.
Via greenreport
I sei progetti di Sarkò per i popoli del mediterraneo
Il summit di Parigi, marcato soprattutto dall´incontro tra il presidente palestinese Abbas e il primo ministro israeliano Olmert, ha approvato anche sei grandi progetti che riguardano l´ambiente e lo sviluppo sostenibile e che hanno al centro: il disinquinamento del Mediterraneo; un Piano di sviluppo di autostrade marittime e terrestri che colleghino il Mediterraneo occidentale con quello orientale, in particolare attraverso una migliore connessione tra i porti ed con azioni in favore della sicurezza marittima; una rete mediterranea di protezione civile in caso di catastrofi di origine umana o naturale; un piano solare mediterraneo per lo sviluppo di energie rinnovabili; la creazione di uno spazio universitario e di ricerca mediterraneo con la messa in rete delle università, dei centri di ricerca e delle accademie delle scienze; un´iniziativa di sviluppo delle piccole e medie imprese con programmi di assistenza tecnica e finanziaria. Via greenreport
We've seen the future ...
L’Independent ha pubblicato alcune anticipazioni del rapporto delle Nazioni Unite sulle prospettive future per l’umanità “2008 State of the Future”, redatto da Geoffrey Lean e Jonathan Owen.
Tra gli aspetti in miglioramento in quasi tutto il mondo ci sono l’aspettativa di vita, l’educazione, la diminuzione dei conflitti armati. I problemi sono in gran parte quelli che conosciamo: aumento dei prezzi del cibo e dell’energia, scarsità di acqua potabile (anche da noi, per inquinamento!), desertificazione, migrazioni di massa per problemi ambientali, diffusione di malattie tropicali.
Le forze armate statunitensi, che hanno partecipato alla stesura del documento insieme alla banca mondiale, evidenziano come i problemi ambientali potranno causare disordini civili, lotte per il controllo delle risorse fino al genocidio. Per quanto riguarda il ricorso all’energia nucleare, si sa che non ci sarà uranio sufficiente per tutti e si calcola che nei prossimi 10 anni ci sia il 75% di possibilità che un gruppo terroristico entri in possesso di un’arma nucleare.
Via ecoblog. anche su Repubblica
Tra gli aspetti in miglioramento in quasi tutto il mondo ci sono l’aspettativa di vita, l’educazione, la diminuzione dei conflitti armati. I problemi sono in gran parte quelli che conosciamo: aumento dei prezzi del cibo e dell’energia, scarsità di acqua potabile (anche da noi, per inquinamento!), desertificazione, migrazioni di massa per problemi ambientali, diffusione di malattie tropicali.
Le forze armate statunitensi, che hanno partecipato alla stesura del documento insieme alla banca mondiale, evidenziano come i problemi ambientali potranno causare disordini civili, lotte per il controllo delle risorse fino al genocidio. Per quanto riguarda il ricorso all’energia nucleare, si sa che non ci sarà uranio sufficiente per tutti e si calcola che nei prossimi 10 anni ci sia il 75% di possibilità che un gruppo terroristico entri in possesso di un’arma nucleare.
Via ecoblog. anche su Repubblica
14/07/08
O-Missing Kyoto
Nel DPEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria) il Governo ha letteralmente eliminato i fondi destinati all’ambiente per rientrare nel protocollo di Kyoto, circa 700 milioni di euro, per recuperare i soldi persi nel taglio della tassa sulla casa.
12/07/08
Articolo pubblicato su Europa: Ambientalismo del fare
La paura e la risposta alla paura sono gli elementi di fondo che hanno caratterizzato le recenti elezioni . La paura di non avere le risorse economiche per vivere, la paura degli immigrati, la paura degli inceneritori, la paura per ciò che minaccia la propria salute, in altre parole la paura del futuro.
Diceva Al Gore nel suo libro Assalto alla ragione: “La paura è il più potente nemico della ragione. Paura e ragione sono entrambe essenziali per la sopravvivenza dell’essere umano , ma la relazione che la lega è asimmetrica: la ragione talvolta può dissipare la paura, ma la paura spesso spazza via la ragione”:
La sfida è trasformare questa situazione di paura e di crisi in una grande opportunità per il futuro. La risposta che la destra mette in campo verso questo sentimento, generato anche da un processo di globalizzazione non governato è ben rappresentata nel libro di Tremonti “La paura e la speranza”. Parlando del lato oscuro della globalizzazione l’Autore compie un’analisi del cosidetto “mercatismo” sottolineando che non ci può essere ambientalismo con sviluppo forsennato . Questa affermazione per chi è sostenitore dello sviluppo sostenibile , dell’economia dello stato stazionario dei principi dell’uso efficiente delle risorse è certamente condivisibile.
Il grande pericolo è che in nome di un efficientismo di cui l’attuale governo si fregia questa complessità non venga considerata e che si traduca in scelte che soprattutto riguardo ai temi ambientali possano creare più problemi di quelli che si pensano di risolvere.
Per far fronte a questa offensiva pseudo-efficientista portata avanti dalla destra è necessario che il Partito democratico ponga la questione ambientale come prioritaria. L’ambientalismo del fare è la parola d’ordine ma non del fare tutto. Ambientalismo del fare significa anche scegliere di non fare azioni o infrastrutture che non sono congrue alla logica della sostenibilità.
In nome dell’efficientismo e di una luna di miele con il Paese questo governo tenta di smantellare il controllo ambientale, interferisce pesantemente nelle commissione tecniche nazionali preposte all’autorizzazione degli impianti di interesse nazionale, propone deroghe , in nome dell’emergenza, a leggi importanti e direttive europee.
La via maestra deve essere quella sancita in Europa ed espressa nei documenti della Commissione. Il Ministro dell’Ambiente nella sua prima uscita internazionale propone di frenare su Kyoto. Come unica risposta alla crisi energetica-produzione di gas serra-alterazioni del clima si ripropone l’opzione nucleare in una logica vetusta e poco credibile e si badi bene non tanto per la questione sicurezza ma per il tema economico , di gestione delle scorie e di tempistica di attuazione.
Come unica soluzione alla gestione dei rifiuti si propongono solo inceneritori e nulla si dice sulla riduzione a monte degli imballaggi né su un approccio integrato moderno. Si parla di fiscalità ambientale ma nel DPEF non vi si trova traccia.
Ci sono territori in questo paese che hanno dimostrato e dimostrano quotidianamente che è possibile fare impresa, essere efficienti, gestire i beni comuni in maniera sostenibile senza smantellare un impianto legislativo né tantomeno sciogliendo istituzioni di controllo e di monitoraggio ambientale.
Riprendendo uno slogan che ha caratterizzato la nostra campagna elettorale e che abbiamo purtroppo accantonato è che si può fare. Si può fare mettendo in rete tutte le sensibilità , le competenze e le volontà che sono all’interno delle Associazioni, delle imprese del sistema delle autonomie locali.
Per realizzare questo c’è bisogno di una classe dirigente nel PD dinamica e attenta ai cambiamenti, meno autoreferenziale e soprattutto in grado di uscire dallo stucchevole confronto di personalità. La discussione è aperta e le premesse per costruire un partito moderno ci sono tutte guardando in avanti e con meno nostalgie per il passato.
Diceva Al Gore nel suo libro Assalto alla ragione: “La paura è il più potente nemico della ragione. Paura e ragione sono entrambe essenziali per la sopravvivenza dell’essere umano , ma la relazione che la lega è asimmetrica: la ragione talvolta può dissipare la paura, ma la paura spesso spazza via la ragione”:
La sfida è trasformare questa situazione di paura e di crisi in una grande opportunità per il futuro. La risposta che la destra mette in campo verso questo sentimento, generato anche da un processo di globalizzazione non governato è ben rappresentata nel libro di Tremonti “La paura e la speranza”. Parlando del lato oscuro della globalizzazione l’Autore compie un’analisi del cosidetto “mercatismo” sottolineando che non ci può essere ambientalismo con sviluppo forsennato . Questa affermazione per chi è sostenitore dello sviluppo sostenibile , dell’economia dello stato stazionario dei principi dell’uso efficiente delle risorse è certamente condivisibile.
Il grande pericolo è che in nome di un efficientismo di cui l’attuale governo si fregia questa complessità non venga considerata e che si traduca in scelte che soprattutto riguardo ai temi ambientali possano creare più problemi di quelli che si pensano di risolvere.
Per far fronte a questa offensiva pseudo-efficientista portata avanti dalla destra è necessario che il Partito democratico ponga la questione ambientale come prioritaria. L’ambientalismo del fare è la parola d’ordine ma non del fare tutto. Ambientalismo del fare significa anche scegliere di non fare azioni o infrastrutture che non sono congrue alla logica della sostenibilità.
In nome dell’efficientismo e di una luna di miele con il Paese questo governo tenta di smantellare il controllo ambientale, interferisce pesantemente nelle commissione tecniche nazionali preposte all’autorizzazione degli impianti di interesse nazionale, propone deroghe , in nome dell’emergenza, a leggi importanti e direttive europee.
La via maestra deve essere quella sancita in Europa ed espressa nei documenti della Commissione. Il Ministro dell’Ambiente nella sua prima uscita internazionale propone di frenare su Kyoto. Come unica risposta alla crisi energetica-produzione di gas serra-alterazioni del clima si ripropone l’opzione nucleare in una logica vetusta e poco credibile e si badi bene non tanto per la questione sicurezza ma per il tema economico , di gestione delle scorie e di tempistica di attuazione.
Come unica soluzione alla gestione dei rifiuti si propongono solo inceneritori e nulla si dice sulla riduzione a monte degli imballaggi né su un approccio integrato moderno. Si parla di fiscalità ambientale ma nel DPEF non vi si trova traccia.
Ci sono territori in questo paese che hanno dimostrato e dimostrano quotidianamente che è possibile fare impresa, essere efficienti, gestire i beni comuni in maniera sostenibile senza smantellare un impianto legislativo né tantomeno sciogliendo istituzioni di controllo e di monitoraggio ambientale.
Riprendendo uno slogan che ha caratterizzato la nostra campagna elettorale e che abbiamo purtroppo accantonato è che si può fare. Si può fare mettendo in rete tutte le sensibilità , le competenze e le volontà che sono all’interno delle Associazioni, delle imprese del sistema delle autonomie locali.
Per realizzare questo c’è bisogno di una classe dirigente nel PD dinamica e attenta ai cambiamenti, meno autoreferenziale e soprattutto in grado di uscire dallo stucchevole confronto di personalità. La discussione è aperta e le premesse per costruire un partito moderno ci sono tutte guardando in avanti e con meno nostalgie per il passato.
Global Voices in Italiano
Crediamo nella libertà d'espressione: nella difesa del diritto a parlare, e anche ad ascoltare. Crediamo nell'accesso universale agli strumenti di discussione.
Per questo obiettivo, cerchiamo di fornire a chiunque voglia esprimersi i mezzi per farlo, e al tempo stesso cerchiamo di fornire strumenti di ascolto a chiunque voglia incontrare queste voci.
Grazie alle nuove tecnologie, la parola non ha più bisogno di essere controllata da chi possiede i mezzi per pubblicare e accedere ai canali di distribuzione, né dai governi che vorrebbero comprimere il pensiero e la comunicazione. Oggi, chiunque puo' controllare il potere del giornalismo. Tutti possono raccontare le loro storie al mondo.
Cerchiamo di costruire ponti tra gli oceani che dividono le persone, per raggiungere una piu' piena comprensione reciproca. Ci sforziamo di lavorare assieme in modo più efficace, e di agire esercitando maggiormente il potere che abbiamo a disposizione.
Crediamo nel potere della connessione diretta. Il legame tra persone di mondi differenti è personale, politico e potente. Crediamo che il dialogo attraverso il confini sia essenziale per un futuro più libero, giusto, prospero e sostenibile, per tutti i cittadini del pianeta.
Mentre continuiamo a lavorare e ad esprimerci come individui, cerchiamo anche di individuare e promuovere gli interessi e gli obiettivi che abbiamo in comune. Ci impegnamo a fornirci reciprocamente rispetto, assistenza, ascolto, apprendimento e insegnamenti.
Noi siamo le voci del mondo, siamo Global Voices » Manifesto
Per questo obiettivo, cerchiamo di fornire a chiunque voglia esprimersi i mezzi per farlo, e al tempo stesso cerchiamo di fornire strumenti di ascolto a chiunque voglia incontrare queste voci.
Grazie alle nuove tecnologie, la parola non ha più bisogno di essere controllata da chi possiede i mezzi per pubblicare e accedere ai canali di distribuzione, né dai governi che vorrebbero comprimere il pensiero e la comunicazione. Oggi, chiunque puo' controllare il potere del giornalismo. Tutti possono raccontare le loro storie al mondo.
Cerchiamo di costruire ponti tra gli oceani che dividono le persone, per raggiungere una piu' piena comprensione reciproca. Ci sforziamo di lavorare assieme in modo più efficace, e di agire esercitando maggiormente il potere che abbiamo a disposizione.
Crediamo nel potere della connessione diretta. Il legame tra persone di mondi differenti è personale, politico e potente. Crediamo che il dialogo attraverso il confini sia essenziale per un futuro più libero, giusto, prospero e sostenibile, per tutti i cittadini del pianeta.
Mentre continuiamo a lavorare e ad esprimerci come individui, cerchiamo anche di individuare e promuovere gli interessi e gli obiettivi che abbiamo in comune. Ci impegnamo a fornirci reciprocamente rispetto, assistenza, ascolto, apprendimento e insegnamenti.
Noi siamo le voci del mondo, siamo Global Voices » Manifesto
10/07/08
Un intervento per l'ambiente e l'agricoltura
Il 9 luglio in Commissione Ambiente è stata presentata una risoluzione accettata dal Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che presuppone la possibilità di rivedere gli accordi volontari fra istituzioni e soggetti privati rispetto allo smaltimento dei rifiuti speciali, con particolare riguardo al settore agricolo. Con l’entrata in vigore del Codice ambientale 152/06 infatti quegli accordi volontari fra Provincia e vari soggetti del mondo agricolo ,che anche sul nostro territorio avevano consentito di smaltire contenitori di fitofarmaci e altri rifiuti speciali di natura agricola in maniera corretta, non erano più consentiti. Con il documento presentato dalla maggioranza e rielaborato dall’On Bratti (cioè da me) e accettato dal Ministro è stato dato mandato agli organismi tecnici del Ministero dell’Ambiente di predisporre un regolamento così come previsto dall’art 195 del Codice Ambientale al fine di consentire di poter continuare a procedere così come ante 152. In questo modo si continuerà a fornire un servizio alle imprese agricole e , cosa più importante, si determineranno le condizioni per procedere ad un corretto smaltimento di questa tipologia di rifiuti.
09/07/08
Hokkaido Toyako Summit
Il filmato dei premier che piantano gli alberi è abbastanza imbarazzante...(veramente imbranatissimi). Se vi interessa lo trovate qui
Ciò che è uscito (un accordo importante) dal Hokkaido Toyako Summit invece lo trovate nella sintesi del documento approvato o anche sul sito giapponese Environment and Climate Change. Buonanotte....
08/07/08
Segnate sulla vostra agenda
Dal 21 agosto all'8 settembre Festival nazionale PD Ambiente a Ferrara. Mi raccomando da non perdere. Programma in via di definizione. Updating prossimamente sul questo blog.
Riconversione ambientale della economia: grande opportunità grande dovere
“Siamo cresciuti con le auto, con le autostrade, con i telefonini, con l’industria della comunicazione. Benissimo. Ma cosa può far crescere oggi la nostra società? L’unica via per la crescita è la riconversione ambientale dell’economia”.
Veltroni alla Assemblea degli Ecodem
Veltroni alla Assemblea degli Ecodem
Climalteranti
Stefano Caserini, autore di A qualcuno piace caldo. Errori e leggende sul clima che cambia, ha un blog, dove ha lanciato il Premio “A qualcuno piace caldo”.
Viene premiata “la persona o l’organizzazione italiana che più si è distinta nel diffondere argomentazioni e notizie errate sulla fenomenologia dei cambiamenti climatici con l’intento di impedire, posticipare o rallentare le azioni di mitigazione contro i cambiamenti climatici".
Chiunque può segnalare al blog Climalteranti un possibile candidato inviando una email - naturalmente motivando adeguatamente la propria scelta. Sarà poi il comitato editoriale del blog a scegliere i cinque candidati al premio.
I vincitori saranno tre e verranno scelti in base alle votazioni effettutate dai lettori del blog.
Vi invito a segnalare e a votare
Viene premiata “la persona o l’organizzazione italiana che più si è distinta nel diffondere argomentazioni e notizie errate sulla fenomenologia dei cambiamenti climatici con l’intento di impedire, posticipare o rallentare le azioni di mitigazione contro i cambiamenti climatici".
Chiunque può segnalare al blog Climalteranti un possibile candidato inviando una email - naturalmente motivando adeguatamente la propria scelta. Sarà poi il comitato editoriale del blog a scegliere i cinque candidati al premio.
I vincitori saranno tre e verranno scelti in base alle votazioni effettutate dai lettori del blog.
Vi invito a segnalare e a votare
Mentre i leader del G8 si riuniscono a Hokkaido Toyako
"E' il momento di dimostrare che siamo in grado di cooperare in maniera globale per fornire risultati concreti: nel soddisfare le necessità di affamati e poveri, promuovere le tecnologie per l'energia sostenibile per tutti, salvare il mondo dai cambiamenti climatici e far sì che si mantenga la crescita dell'economia mondiale."
Gran parte di questa soluzione dovrebbe essere quella che alcuni economisti definiscono una «risposta globale dal lato dell'offerta», basata sullo sviluppo sostenibile — dagli Stati alle istituzioni finanziarie internazionali, le Nazioni Unite e i suoi vari enti, impegnati in uno sforzo comune.Intervento di Ban Ki-Moon
03/07/08
Una bella notizia
Alle 21 e 10 ora italiana mentre nel mondo succedevano certamente altre cose bellissime o bruttissime è stata liberata Ingrid Betancourt
02/07/08
Stefano Tibaldi è il nuovo Direttore generale di Arpa Emilia-Romagna
Il Ministro Prestigiacomo alla Commissione Ambiente
Il Ministro Prestigiacomo, come è consuetudine, ha presentato le linee programmatiche in Commissione Ambiente alla Camera. Più che di indirizzi strategici si è trattato di un elenco di buoni propositi di grande buon senso. Purtroppo alle dichiarazioni del Ministro soprattutto sul tema della fiscalità ambientale non corrisponde il contenuto del Documento di programmazione finanziaria presentato dal Ministro Tremonti dove non vi è traccia di tali buoni propositi. La Prestigiacomo ha inoltre insistito sulla necessità di costruire centrali nucleari di terza generazione spacciando la proposta come una grande iniziativa a favore della tutela ambientale.
Numerosi sono stati gli interventi da parte dell'opposizione che ha fatto domande e soprattutto ha messo in luce numerose criticità legate ad emergenze quali il tema dei controlli ambientali , della sussidiarietà e governance dei processi nonchè della gestione integrata dei rifiuti.
Il Ministro ritornerà la prossima settimana per rispondere alle domande e per definire più dettagliatamente il programma.
La sensazione da me ricavata è che la signora , pur essendo a digiuno della materia, ha mostrato un'interessante apertura al dialogo sui temi specifici. Credo che vada fatta una leggera apertura di credito che non è una fiducia incondizionata.
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