La paura e la risposta alla paura sono gli elementi di fondo che hanno caratterizzato le recenti elezioni . La paura di non avere le risorse economiche per vivere, la paura degli immigrati, la paura degli inceneritori, la paura per ciò che minaccia la propria salute, in altre parole la paura del futuro.
Diceva Al Gore nel suo libro Assalto alla ragione: “La paura è il più potente nemico della ragione. Paura e ragione sono entrambe essenziali per la sopravvivenza dell’essere umano , ma la relazione che la lega è asimmetrica: la ragione talvolta può dissipare la paura, ma la paura spesso spazza via la ragione”:
La sfida è trasformare questa situazione di paura e di crisi in una grande opportunità per il futuro. La risposta che la destra mette in campo verso questo sentimento, generato anche da un processo di globalizzazione non governato è ben rappresentata nel libro di Tremonti “La paura e la speranza”. Parlando del lato oscuro della globalizzazione l’Autore compie un’analisi del cosidetto “mercatismo” sottolineando che non ci può essere ambientalismo con sviluppo forsennato . Questa affermazione per chi è sostenitore dello sviluppo sostenibile , dell’economia dello stato stazionario dei principi dell’uso efficiente delle risorse è certamente condivisibile.
Il grande pericolo è che in nome di un efficientismo di cui l’attuale governo si fregia questa complessità non venga considerata e che si traduca in scelte che soprattutto riguardo ai temi ambientali possano creare più problemi di quelli che si pensano di risolvere.
Per far fronte a questa offensiva pseudo-efficientista portata avanti dalla destra è necessario che il Partito democratico ponga la questione ambientale come prioritaria. L’ambientalismo del fare è la parola d’ordine ma non del fare tutto. Ambientalismo del fare significa anche scegliere di non fare azioni o infrastrutture che non sono congrue alla logica della sostenibilità.
In nome dell’efficientismo e di una luna di miele con il Paese questo governo tenta di smantellare il controllo ambientale, interferisce pesantemente nelle commissione tecniche nazionali preposte all’autorizzazione degli impianti di interesse nazionale, propone deroghe , in nome dell’emergenza, a leggi importanti e direttive europee.
La via maestra deve essere quella sancita in Europa ed espressa nei documenti della Commissione. Il Ministro dell’Ambiente nella sua prima uscita internazionale propone di frenare su Kyoto. Come unica risposta alla crisi energetica-produzione di gas serra-alterazioni del clima si ripropone l’opzione nucleare in una logica vetusta e poco credibile e si badi bene non tanto per la questione sicurezza ma per il tema economico , di gestione delle scorie e di tempistica di attuazione.
Come unica soluzione alla gestione dei rifiuti si propongono solo inceneritori e nulla si dice sulla riduzione a monte degli imballaggi né su un approccio integrato moderno. Si parla di fiscalità ambientale ma nel DPEF non vi si trova traccia.
Ci sono territori in questo paese che hanno dimostrato e dimostrano quotidianamente che è possibile fare impresa, essere efficienti, gestire i beni comuni in maniera sostenibile senza smantellare un impianto legislativo né tantomeno sciogliendo istituzioni di controllo e di monitoraggio ambientale.
Riprendendo uno slogan che ha caratterizzato la nostra campagna elettorale e che abbiamo purtroppo accantonato è che si può fare. Si può fare mettendo in rete tutte le sensibilità , le competenze e le volontà che sono all’interno delle Associazioni, delle imprese del sistema delle autonomie locali.
Per realizzare questo c’è bisogno di una classe dirigente nel PD dinamica e attenta ai cambiamenti, meno autoreferenziale e soprattutto in grado di uscire dallo stucchevole confronto di personalità. La discussione è aperta e le premesse per costruire un partito moderno ci sono tutte guardando in avanti e con meno nostalgie per il passato.
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