Pmi ed
enti di ricerca insieme per partecipare ai bandi del programma europeo
Bologna.
Le piccole e medie imprese e gli enti di
ricerca scendono in campo per conquistarsi una fetta dei fondi previsti
dal programma europeo Horizon 2020. Per il settore nanotecnologie,
biotecnologie, materiali e processi avanzati si tratta di 560 milioni di
euro solo per il prossimo anno. Indispensabile individuare partner
internazionali per partecipare ai bandi. Opportunità offerta dagli oltre
700 incontri bilaterali con 236 esponenti di imprese, centri di ricerca
e università, provenienti da 23 Paesi, in "Let's Match Brokerage
Event", iniziativa dedicata ai settori strategici delle nanotecnologie,
biotecnologie, materiali e sistemi di produzione avanzati, a Bologna.
L'iniziativa offre l'occasione per avviare nuove collaborazioni di
ricerca con partner internazionali per la partecipazione congiunta ai
bandi di Horizon 2020. Horizon 2020, il nuovo programma europeo per la
ricerca e l'innovazione, occupa un posto centrale nella strategia
dell'Ue per il rilancio della crescita e dell'occupazione. Tra le
principali finalità del programma c'è proprio il dare impulso alla
ricerca in Europa e rafforzare la leadership industriale nel campo
dell'innovazione, anche attraverso investimenti nelle cosiddette
tecnologie abilitanti essenziali. Nell'ambito di Horizon 2020 Enterprise
Europe Network svolge un ruolo specifico di assistenza alle Pmi
nell'accesso al programma in quanto facilita sia la ricerca partner per
la presentazione di progetti, che l'utilizzo dello ''Strumento per le
Pmi'' per realizzare il passaggio dalla ricerca all'innovazione di
processo e di prodotto. D'altra parte proprio gli accordi di ricerca
rappresentano ogni anno circa la metà delle intese concluse tra gli
operatori italiani e stranieri grazie alla rete Een, seguiti dagli
accordi in campo commerciale e da quelli di trasferimento tecnologico.
Dal 2008 al 2013 la rete Enterprise Europe Network Italia ha reso
possibile la conclusione di 540 accordi di collaborazione per progetti
di ricerca tra operatori italiani e stranieri per la partecipazione
congiunta ai bandi europei del 7° Programma Quadro, oggi sostituito da
Horizon 2020. Accedere ai fondi previsti da Horizon 2020 rappresenta
un'opportunità irrinunciabile soprattutto per le imprese e i centri di
ricerca italiani, che sono fortemente penalizzati rispetto agli
stranieri dalla carenza di risorse nazionali destinate alla ricerca e
dalla ben nota difficoltà di accesso al credito. Peraltro
nanotecnologie, biotecnologie, materiali, produzione e processi avanzati
rappresentano settori in cui l'Italia mostra buone potenzialità. Basti
pensare che delle 20 aziende italiane che sono risultate aggiudicatarie
dei fondi dello "Strumento per le Pmi" previsto da Horizon 2020 in
questa prima tornata, 5 imprese, vale a dire 1 su 4, hanno presentato
progetti per questo tipo di tecnologie e sul totale delle proposte
finanziate per il settore, pari a 17, le cinque italiane rappresentano
il 30%.
Let's Match 2014 è dunque l'occasione per le imprese italiane e
internazionali più innovative per entrare in contatto e avviare
collaborazioni di ricerca su prodotti e tecnologie all'avanguardia.
Tante le realtà di eccellenza presenti, tra queste la Nuvovec, spin off
dell'Università di Ferrara, vincitrice della Spinner StartCup 2013 e del
Premio nazionale dell'innovazione, impegnata nel campo delle nuove
terapie geniche per la cura di malattie. Molti poi gli ambiti di ricerca
e i campi di applicazione delle nano e bio-tecnologie dalla medicina,
all'ambiente, ai trasporti. Esempi interessanti vengono dai numerosi
centri di ricerca e aziende dell'Emilia Romagna che partecipano
all'appuntamento. Da segnalare l'Università di Modena e Reggio Emilia -
Dip.di Ingegneria ''Enzo Ferrari'' impegnata in nuovi processi di
riproduzione di strutture biodegradabili in 3D per la ricostruzione di
organi. Mentre la Nis Materials (Natural Inspired Smart Materials) di
Bologna, nata nel 2014, lavora nei materiali innovativi multifunzionanti
con proprietà fotocatalitiche per l'autopulizia, la rimozione di alcuni
inquinanti atmosferici e l'autodisinfezione da contaminanti batterici.
Da segnalare infine la Vislab, spin off dell'Università di Parma, che ha
sviluppato un prototipo di auto senza autista.
(AdnKronos)
Nessun commento:
Posta un commento