Un grande, terribile incubo ribolle sotto quella montagna di
terriccio sorvegliata a vista dai carabinieri in via Barcaiola, nel
cuore depresso della periferia di Ercolano.
Sotto
quella collina che nasconde il Vesuvio c’è la paura, ci sono le ansie di
una città intera mentre le scavatrici muovono il terreno in cerca dei
rifiuti tossici. In quell’appezzamento noto anche come Cava Montone,
ieri mattina all’alba, sono arrivati i mezzi “pesanti”, quelli che a
Caserta hanno fatto riemergere l’“orrore” delle ecomafie. A scortarli i
carabinieri della tenenza di Ercolano, i Noe (Nucleo Operativo Ecologico
dell’arma), gli ispettori dell’Arpac, la Forestale. Tutti con lo
sguardo rivolto verso il basso a quel terreno divenuto poi buca profonda
4 metri nel pomeriggio.
Si cercano rifiuti tossici, amianto, materiali di risulta e tutto ciò che abbia potuto “avvelenare” l’aria e la vita di una città, di una terra intera. La Cava è stata subito sequestrata su ordine della Procura di Napoli e le operazioni di scavo sono partite immediatamente. Non c’è tempo da perdere. Sulla storia di quell’aria “maladetta” pesano le “morti sospette”, i dati scientifici oggetto di eterna discussione, i drammi, le tragedie di chi crede di vivere nel cuore di un’altra “terra dei fuochi”. Sul blitz di ieri mattina, però, c’è sopratutto la mano pesante dei cittadini della zona alta, la voglia di verità di chi ha piazzato sulle scrivanie dei magistrati quell’incubo sepolto sotto una montagna di terra. «Si noi abbiamo presentato una denuncia sulle condizioni di quest’area- afferma padre Marco Ricci, sacerdote di Ercolano e rappresentante del gruppo “Ambiente Vesuvio”- l’altra è stata presentata da un gruppo della vicina San Sebastiano. Abbiamo semplicemente sollevato, con tanto di dati scientifici, i nostri dubbi sulle condizioni di quest’area che sarebbe potuta essere oggetto, negli anni, di sversamenti di rifiuti tossici». Argomentazioni “convicenti” al punto da spingere le scavatrici al di là di quella sbarra di metallo sulla quale è affisso il decreto di sequestro. «La voce dei cittadini onesti che non hanno paura e non si nascondono comincia ad essere ascoltato- afferma il sacerdote- Cominciamo ora a scavare le verità sepolte nelle coscienze delle persone».
Un invito che muove la mano e le scavatrici in quel viaggio lungo quasi 8 ore. Tanto è durata l’operazione che avrebbe portato alla luce- secondo le indiscrezioni trapelate dalla cava durante le operazioni- tracce di amianto nel terreno di via Barcaiola. Il blitz fa seguito ai diversi sequestri messi in atto nel corso di questi anni ai piedi del Vesuvio nati dall’ipotesi che, all’ombra del vulcano, potessero essere sepolti rifiuti tossici. Un grande incubo che sarebbe emerso, per ora soltanto in parte, dalla buca profonda 4 metri e larga 5 scavata ieri nel cuore della zona alta. Questa mattina è previsto il bis, perchè come ripete qualcuno davanti ai carabinieri «bisogna scavare in fondo». Forse anche per trovare quella verità che invocano a gran voce i cittadini sepolti da dubbi e “morti sospette”.
Metropolisweb - di CIRO FORMISANO ERCOLANO
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