Autodenuncia di un dipendente avvia indagini nel Casertano
Con la complicità dei suoi dipendenti, minacciati di
perdere il lavoro, ha provocato un ingente danno ambientale gettando
rifiuti nel fiume Volturno e bruciando scorie industriali che sono state
poi interrate. Con l'accusa di violenza o minaccia per costringere a
commettere un reato, è finito agli arresti domiciliari Giuseppe
Gravante, ex patron del Latte Matese-Foreste Molisano, molto noto in
tutto il Casertano e non solo. Da quanto emerso dalle indagini, condotte
dal Corpo forestale dello Stato e coordinate dalla Procura di Santa
Maria Capua Vetere, si è provveduto a smaltire, direttamente nel fiume
Volturno, degli effluenti dell'allevamento di bestiame e dei reflui
provenienti dalle sale di mungitura; allo sversamento, con le stesse
modalità, delle acque di lavaggio delle stalle e delle sale di
mungitura, addizionate a prodotti detergenti ed acidi di notevole
intensità e agli interramenti e bruciamenti di rifiuti speciali. Scarti
prodotti nel complesso industriali di oltre 500 ettari a Gioia
Sannitica, in provincia di Caserta. Le indagini sono state avviate dopo
la denuncia presentata da un ex dipendente del Gravante, che ha ammesso
di commesso, per lunghi anni, condotte illecite su ordine di Gravante
che minacciava il suo licenziamento qualora non avesse assecondato i
suoi ordini.La denuncia ha trovato immediato riscontro investigativo
con il rinvenimento nell'azienda di Gravante di un'attività di
smaltimento illecito di rifiuti speciali effettuata direttamente nel
fiume Volturno, grazie a un sistema di pompe idrauliche nascoste e
canalizzazioni approntate all'occorrenza. Per fortuna, alla prima
autodenuncia sono seguite ulteriori e concordanti dichiarazioni da parte
di ex dipendenti che hanno ammesso di essere stati costretti - si legge
in una nota - a compiere questi reati con la minaccia di essere
licenziati. Tutti gli ex dipendenti sono ora indagati per gestione non
autorizzata di rifiuti. "Per avere un'idea della gravità
dell'inquinamento arrecato dagli sversamenti illeciti nel fiume Volturno
basti pensare che - prosegue la nota - un allevamento bovino come
quello in oggetto, della consistenza di tremila/tremilacinquecento capi,
rilascia un carico organico specifico (cioè la quantità di sostanze
organiche provenienti da un'utenza civile - o da utenza a questa
assimilabile - convogliate in fognatura nell'arco temporale di un
giorno) pari a quello di una città di circa 24mila persone". Anche i
rifiuti speciali prodotti dalle attività dello stabilimento di
imbottigliamento del latte venivano smaltiti illecitamente nel terreno
aziendale sito nel comune di Gioia Sannitica, all'interno di "grosse
buche all'uopo predisposte, con attività di tombamento e bruciamento di
rifiuti". Un dipendente ha dichiarato che, all'epoca della Centrale del
latte, e comunque dal 1994 fino al 2008, ogni giorno si sono interrati e
bruciati, su una superficie di circa 100 metri quadrti e a una
profondità di circa 3 metri, tutti gli scarti dell'azienda (bottiglie in
tetrapack, in p.e. ed in pet, nonché etichette di carta e plastica),
per un equivalente di circa 6,5 quintali al giorno. Tutto ciò per
ottenere un risparmio sui costi di smaltimento, che si aggiravano sui 30
centesimi circa al chilo, oltre i costi di trasporto e affitto dei
cassoni. Facendo un rapido calcolo, approssimato per difetto, e
moltiplicando il risparmio giornaliero (200 euro) per 365 giorni, può
quantificarsi il risparmio di un anno in 72mila euro, e quello dei 15
anni effettivi di attività, in circa 1 milione di euro, risparmiati a
scapito delle matrici ambientali, e cioè inquinando acqua, terreni e
aria.
(TMNews)
Nessun commento:
Posta un commento