“Serve un intervento deciso da parte del ministro Galletti e del
Guardasigilli Orlando. Il governo deve esprimere una posizione forte e
netta sulla questione ambientale, in particolare sui provvedimenti in
attesa di approvazione definitiva dal Parlamento”. È il messaggio
spedito all’esecutivo Renzi da Alessandro Bratti, deputato del Pd e, da
venti giorni, presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sulle
attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
Su quali aspetti si concentrerà il lavoro della commissione?
Ho
già tracciato alcune linee d’azione generale ed entro la prossima
settimana stilerò un calendario più preciso dei lavori. Comunque,
saranno cinque i punti principali di cui ci occuperemo: traffico
transfrontaliero dei rifiuti, scarti pericolosi, bonifiche, rifiuti
radioattivi e questioni legate alla depurazione delle acque. Poi lo
schema verrà integrato con le proposte che perverranno dagli altri
gruppi.
Il business delle mafie in questo campo è in
progressivo aumento: nel 2013 si calcola che il giro d’affari abbia
superato i 3 miliardi di euro. Che cosa si può fare per contrastare il
sistema?
Bisogna condurre una lotta senza quartiere, aumentare i
controlli (non solo quelli preventivi) e inasprire l’azione penale. Ma
parlare solo di mafie è riduttivo. Perché, in realtà, in Italia esiste
una vera e propria "imprenditoria ecocriminale" che, pur non essendo
strutturata al livello di un’organizzazione mafiosa, continua ad agire
nell’illegalità e a inquinare i nostri territori.
Qual è la sua posizione sul ddl che prevede l’inserimento dei delitti contro l’ambiente nel codice penale?
Il testo va nella giusta direzione. Dopo vent’anni di attesa saremmo vicini all’ok definitivo, ma purtroppo il Senato cincischia sia su quella norma sia sulla legge relativa alle Agenzie ambientali, che rafforzerebbe i controlli e li renderebbe più trasparenti. Adesso basta temporeggiare, bisogna accelerare. E anche il governo ha il dovere di farsi sentire.
Confindustria ha criticato alcune parti del ddl, ritenendole eccessivamente punitive per le imprese. Anche Forza Italia, Ncd, Lega e singoli esponenti del Pd hanno parlato di «modifiche necessarie». Lei è d’accordo?
Tutto è migliorabile, ma anche con il testo attuale non c’è il pericolo di veder finire in galera un imprenditore che sbaglia a compilare un modulo. Correttivi se ne possono fare, ci mancherebbe. L’importante, però, è che venga rispettato il principio cardine del provvedimento: chi inquina deve pagare. E non soltanto economicamente.
Intervista ad Alessandro Bratti di Luca Mazza - Avvenire
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