31/10/14
Da il Fatto Quotidiano: scelte discutibili su Arpa Lazio
Dopo la nomina a dg dell'Arpa di Marco Lupo, uomo di fiducia di Stefania Prestigiacomo, ecco i nuovi vicedirettori: Sergio Marchi e Maria Grazia Pompa. Il primo fu tra i più attivi nel sistema di assunzioni sospette dell'Atac; la seconda è la "protetta" di Luca Fegatelli, arrestato per associazione a delinquere
E il Pd targato Zingaretti affidò l’Ambiente alla destra. Due settimane fa la nomina del direttore generale dell’Arpa: Marco Lupo, uomo di fiducia di Stefania Prestigiacomo, ex consulente della ministra alle Pari opportunità. Ora arrivano le nomine dei vicedirettori Arpa: Sergio Marchi e Maria Grazia Pompa. Prima di descrivere i nuovi vertici dell’Agenzia che vigilerà sull’ambiente, è il caso di ricordare quali interessi sono in ballo a partire dai prossimi mesi. Ne citiamo soltanto alcuni: la centrale termoelettrica a carbone dell’Enel e la Turbogas di Civitavecchia della società Tirreno Power del gruppo Sorgenia, che appartiene alla famiglia De Benedetti. E ancora: la Turbogas di Aprila, sempre del gruppo Sorgenia. Poi l’inceneritore di Malagrotta, di Manlio Cerroni i gassificatori di Colleferro e San Vittore, i progetti sulle centrali a Biomasse nella provincia di Frosinone. Ora, con le scelte firmate Zingaretti, chi guiderà l’agenzia che dovrà rilasciare, verificare e controllare le autorizzazioni ambientali di tutti gli impianti industriali?
L’economia verde contro la crisi
Presentazione del Rapporto GreenItaly 2014 di Symbola e Unioncamere Roma, 4 novembre 2014, ore 11, Unioncamere.
Le imprese che hanno imboccato con convinzione la via della green economy e investono in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale e risparmiare energia sono quelle che, nella crisi, non arretrano ma anzi riescono a spuntare migliori performance. In termini di innovazione, di export, fatturato e prospettive occupazionali. È questa in estrema sintesi l’istantanea dell’economia verde in salsa italiana restituita dal rapporto annuale GreenItaly di Unioncamere e Fondazione Symbola, il rapporto che ‘misura’ la rilevanza economica delle nostre imprese green e il contributo che danno alla ricchezza e al benessere del Paese. I dati completi di GreenItaly 2014, comprensivi anche di disaggregazioni regionali, saranno presentati martedì 4 novembre, alle ore 11, a Roma, presso la sede di Unioncamere.
Le imprese che hanno imboccato con convinzione la via della green economy e investono in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale e risparmiare energia sono quelle che, nella crisi, non arretrano ma anzi riescono a spuntare migliori performance. In termini di innovazione, di export, fatturato e prospettive occupazionali. È questa in estrema sintesi l’istantanea dell’economia verde in salsa italiana restituita dal rapporto annuale GreenItaly di Unioncamere e Fondazione Symbola, il rapporto che ‘misura’ la rilevanza economica delle nostre imprese green e il contributo che danno alla ricchezza e al benessere del Paese. I dati completi di GreenItaly 2014, comprensivi anche di disaggregazioni regionali, saranno presentati martedì 4 novembre, alle ore 11, a Roma, presso la sede di Unioncamere.
Atto Camera Risoluzione in commissione 7-00503 presentato da REALACCI
L'VIII Commissione, premesso che: il decreto-legge 4
giugno 2013, n. 61, recante nuove disposizioni urgenti a tutela
dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di imprese di
interesse strategico nazionale, convertito, con modificazioni, dalla
legge 3 agosto 2013, n. 89, prevede all'articolo 1 l'istituto del
commissariamento straordinario delle imprese che impieghino un numero di
dipendenti non inferiori a mille e che gestiscano almeno uno
stabilimento industriale di interesse strategico nazionale, la cui
attività produttiva abbia comportato e comporti oggettivamente pericoli
gravi e rilevanti per l'integrità dell'ambiente e della salute, a causa
dell'inosservanza reiterata dell'autorizzazione integrata ambientale; il
successivo articolo 2 riconosce espressamente che i presupposti per il
commissariamento di cui all'articolo 1 sussistono per la società ILVA s.p.a.;
il comma 11 dell'articolo 1 del citato decreto-legge prevede la possibilità per il giudice competente di svincolare le somme per le quali in sede penale sia stato disposto il sequestro in danno dei soggetti nei cui confronti l'autorità amministrativa abbia disposto l'esecuzione degli obblighi di attuazione delle prescrizioni dell'AIA e di messa in sicurezza, risanamento e bonifica ambientale, in relazione a reati comunque connessi allo svolgimento dell'attività di impresa; il medesimo comma 11 dispone che le predette somme siano messe a disposizione del commissario straordinario e vincolate alle finalità sopra richiamate;
da notizie di stampa si apprende che la magistratura ha provveduto a svincolare le somme oggetto di sequestro in danno della famiglia Riva per presunti reati fiscali e valutari, per un ammontare pari a 1,2 miliardi di euro;
occorre assicurare il pieno rispetto delle prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale dell'ILVA, sulle quali si registrano forti ritardi,
il comma 11 dell'articolo 1 del citato decreto-legge prevede la possibilità per il giudice competente di svincolare le somme per le quali in sede penale sia stato disposto il sequestro in danno dei soggetti nei cui confronti l'autorità amministrativa abbia disposto l'esecuzione degli obblighi di attuazione delle prescrizioni dell'AIA e di messa in sicurezza, risanamento e bonifica ambientale, in relazione a reati comunque connessi allo svolgimento dell'attività di impresa; il medesimo comma 11 dispone che le predette somme siano messe a disposizione del commissario straordinario e vincolate alle finalità sopra richiamate;
da notizie di stampa si apprende che la magistratura ha provveduto a svincolare le somme oggetto di sequestro in danno della famiglia Riva per presunti reati fiscali e valutari, per un ammontare pari a 1,2 miliardi di euro;
occorre assicurare il pieno rispetto delle prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale dell'ILVA, sulle quali si registrano forti ritardi,
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Camera dei Deputati
Realacci: “alla Camera una risoluzione per usare al più presto i soldi dei Riva per il risanamento ambientale dell’Ilva”
Presentata in VIII Commissione Ambiente alla Camera una risoluzione sull’Ilva.
L’atto impegna il Governo a garantire l’utilizzo, nel tempo più rapido possibile, dei fondi sequestrati ai Riva per avviare le azioni di risanamento ambientale nell’acciaieria di Taranto, che sono in forte ritardo e che sono determinanti per dare un futuro all’impianto.
L’atto impegna il Governo a garantire l’utilizzo, nel tempo più rapido possibile, dei fondi sequestrati ai Riva per avviare le azioni di risanamento ambientale nell’acciaieria di Taranto, che sono in forte ritardo e che sono determinanti per dare un futuro all’impianto.
Da miniere a depositi di amianto
Tre siti minerari dismessi sono stati sequestrati a San Cataldo (Caltanissetta), dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico, perché venivano utilizzati come deposito per lo stoccaggio di rifiuti tossici.
Tre persone sono state denunciate con l'accusa di disastro ambientale colposo e discarica abusiva. I provvedimenti sono stati emessi dal gip su richiesta della Procura di Caltanissetta, che da tempo sta conducendo indagini sulle miniere del Nisseno trasformate in discariche per rifiuti tossici. Nelle miniere denominate 'Bosco', 'Palo 1' e 'Palo 2' i militari del Noe hanno scoperto migliaia di tonnellate di cemento amianto.
Tre persone sono state denunciate con l'accusa di disastro ambientale colposo e discarica abusiva. I provvedimenti sono stati emessi dal gip su richiesta della Procura di Caltanissetta, che da tempo sta conducendo indagini sulle miniere del Nisseno trasformate in discariche per rifiuti tossici. Nelle miniere denominate 'Bosco', 'Palo 1' e 'Palo 2' i militari del Noe hanno scoperto migliaia di tonnellate di cemento amianto.
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Reati ambientali
Differenziata: Italia migliora, 6 comuni e 7 regioni i più virtuosi
Rapporto Anci-Conai, per la prima volta calo costi del 2,7%L'Italia della raccolta differenziata dei comuni migliora, pur rimanendo distante dagli obiettivi nazionali imposti dall'Ue. Sei comuni, di diverse dimensioni hanno già centrato i target al 2020: Capannori in Toscana, Trento, Pordenone raggiungono i livelli più alti di riciclo; Perugia, Belluno e Treviso sono quelli che hanno tagliato più CO2. Questo quanto emerge dal quarto rapporto Banca dati Anci e Conai (Consorzio nazionale imballaggi) sulla raccolta differenziata e il riciclo.
Sette regioni (Trentino, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche e Sardegna) hanno superato il 50% di materiali avviati a riciclo, obiettivo fissato al 2020. Inoltre, tra i dati positivi, c'è per la prima volta il calo dei costi totali del 2,7% registrato nel 2013, per via della diminuzione delle quantità avviate a smaltimento. Secondo il report "dal 2010 la produzione dei rifiuti si è ridotta progressivamente grazie alle politiche di prevenzione e alla crisi socio-economico che ha portato alla riduzione dei consumi".
Clima: Oxfam, 7% popolazione mondiale emette 50% CO2
"Il 7% più ricco della popolazione mondiale (mezzo miliardo di persone) è responsabile per il 50% delle emissioni globali di CO2; mentre il 50% più povero emette solo il 7% delle emissioni in tutto il mondo". Questo quanto emerge dal rapporto di Oxfam 'Partire a pari merito: eliminare la disuguaglianza estrema per eliminare la povertà estrema', in cui si analizza "l'impatto della disuguaglianza economica sui disastri climatici" facendo presente che "sono i poveri i più colpiti dai disastri ambientali".
"Il rischio non è equamente distribuito nella società: i soggetti più vulnerabili ed emarginati sono maggiormente colpiti dalle crisi e dalle calamità, aggravando ulteriormente la povertà - si legge nel report - nei Paesi a più alto grado di disuguaglianza economica la popolazione è più vulnerabile. La disuguaglianza tra i Paesi spiega perché l'81% delle vittime di disastri si trova in Paesi a reddito basso e medio-basso, anche se in questi Paesi si verificano soltanto il 33% dei disastri".
Le grandi discariche cambiano il paesaggio: la Pianura Padana diventa collinare
Rifiuti tossici dall’Australia, dalla Slovenia e dagli altri paesi
dell’Est, finiti tutti in Lombardia. Arrivano in container ma anche su
rotaie, quelle delle linee semi dismesse dei distretti industriali. I
rifiuti dall’Australia arrivavano in container trasportati con delle
navi attraverso l’Oceano Indiano e il canale di Suez.
Si tratta prevalentemente di carichi di ceneri e scarti di demolizione con concentrazioni di cianuri, fluoruri e bauxite. Un carico arrivato a Porto Marghera e finito nel bresciano fu individuato e sequestrato ma si indaga su altri possibili carichi e rotte. Lo rivela il procuratore generale di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso che aggiunge: «Viaggiano in cargo o di notte sui vagoni. Il distretto bresciano e quello contiguo milanese sono il punto di riferimento di tutto il traffico di rifiuti di ogni tipo e di ogni genere che si è spostato da Sud a Nord». Le associazioni ambientaliste parlano di oltre 30 milioni di tonnellate di scorie accumulate sul territorio bresciano dal dopoguerra ad oggi. «Secondo i nostri studi – spiega lo storico ambientalista bresciano Marino Ruzzenenti - a pieno regime da queste parti si producono anche fino ad un milione di tonnellate di scorie all’anno».
La nuova Terra dei Fuochi
La pattumiera d’Europa e non solo, si è spostata dalla Terra dei Fuochi al Nord. Anzi, i veleni industriali arrivati nel casertano e nel napoletano venivano già dagli anni ‘70,’80 e ‘90, sversati anche nei distretti settentrionali, in un area che parte dal milanese, attraversa Bergamo, si spinge fino a Brescia e finisce fino in Emilia Romagna. Quella che pubblichiamo è la prima di tre puntate di una videoinchiesta che cerca di analizzare il fenomeno dello smaltimento illecito dei rifiuti tra la Lombardia e l’Emilia Romagna. Il procuratore generale della Corte d’Appello di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso che fino all’anno scorso era il procuratore nazionale antimafia aggiunto, ha voluto che un pool di magistrati si occupasse dei reati connessi allo smaltimento illegale dei rifiuti. Le inchieste aperte che riguardano prevalentemente la zona di Montichiari sono ormai decine e attualmente sono in corso una serie di approfondimenti investigativi affidati al corpo forestale dello Stato, su alcune aziende che gestiscono discariche nella zona. «Il 50% della metallurgia nazionale da rottame, cosiddetta metallurgia secondaria è concentrata in questa provincia. - spiega Ruzzenenti - Lo smaltimento di queste scorie, fino agli anni Ottanta non era assolutamente regolamentato si entrava con un camion nella fabbrica, si prendevano i fanghi e le scorie e poi la prima buca che si incontrava li si buttava lì. La verità è che non si sapeva dove metterle e allora un po’ sono finite dai nostri amici campani e molto altro è finito qui sul territorio. Qui è cambiato il paesaggio. Questa era una zona pianeggiante è diventata una zona collinare: le colline sono determinate da queste enormi discariche. Quelle conosciute sono 12».
[Esplora il significato del termine: Rifiuti tossici dall’Australia, dalla Slovenia e dagli altri paesi dell’Est, finiti tutti in Lombardia. Arrivano in container ma anche su rotaie, quelle delle linee semi dismesse dei distretti industriali. I rifiuti dall’Australia arrivavano in container trasportati con delle navi attraverso l’Oceano Indiano e il canale di Suez. Si tratta prevalentemente di carichi di ceneri e scarti di demolizione con concentrazioni di cianuri, fluoruri e bauxite. Un carico arrivato a Porto Marghera e finito nel bresciano fu individuato e sequestrato ma si indaga su altri possibili carichi e rotte. Lo rivela il procuratore generale di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso che aggiunge: «Viaggiano in cargo o di notte sui vagoni. Il distretto bresciano e quello contiguo milanese sono il punto di riferimento di tutto il traffico di rifiuti di ogni tipo e di ogni genere che si è spostato da Sud a Nord». Le associazioni ambientaliste parlano di oltre 30 milioni di tonnellate di scorie accumulate sul territorio bresciano dal dopoguerra ad oggi. «Secondo i nostri studi – spiega lo storico ambientalista bresciano Marino Ruzzenenti - a pieno regime da queste parti si producono anche fino ad un milione di tonnellate di scorie all’anno». La nuova Terra dei Fuochi La pattumiera d’Europa e non solo, si è spostata dalla Terra dei Fuochi al Nord. Anzi, i veleni industriali arrivati nel casertano e nel napoletano venivano già dagli anni ‘70,’80 e ‘90, sversati anche nei distretti settentrionali, in un area che parte dal milanese, attraversa Bergamo, si spinge fino a Brescia e finisce fino in Emilia Romagna. Quella che pubblichiamo è la prima di tre puntate di una videoinchiesta che cerca di analizzare il fenomeno dello smaltimento illecito dei rifiuti tra la Lombardia e l’Emilia Romagna. Il procuratore generale della Corte d’Appello di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso che fino all’anno scorso era il procuratore nazionale antimafia aggiunto, ha voluto che un pool di magistrati si occupasse dei reati connessi allo smaltimento illegale dei rifiuti. Le inchieste aperte che riguardano prevalentemente la zona di Montichiari sono ormai decine e attualmente sono in corso una serie di approfondimenti investigativi affidati al corpo forestale dello Stato, su alcune aziende che gestiscono discariche nella zona. «Il 50% della metallurgia nazionale da rottame, cosiddetta metallurgia secondaria è concentrata in questa provincia. - spiega Ruzzenenti - Lo smaltimento di queste scorie, fino agli anni Ottanta non era assolutamente regolamentato si entrava con un camion nella fabbrica, si prendevano i fanghi e le scorie e poi la prima buca che si incontrava li si buttava lì. La verità è che non si sapeva dove metterle e allora un po’ sono finite dai nostri amici campani e molto altro è finito qui sul territorio. Qui è cambiato il paesaggio. Questa era una zona pianeggiante è diventata una zona collinare: le colline sono determinate da queste enormi discariche. Quelle conosciute sono 12». ] La Lombardia invasa dai rifiuti tossici
Scorie da Europa dell’Est
di Amalia De Simone
Si tratta prevalentemente di carichi di ceneri e scarti di demolizione con concentrazioni di cianuri, fluoruri e bauxite. Un carico arrivato a Porto Marghera e finito nel bresciano fu individuato e sequestrato ma si indaga su altri possibili carichi e rotte. Lo rivela il procuratore generale di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso che aggiunge: «Viaggiano in cargo o di notte sui vagoni. Il distretto bresciano e quello contiguo milanese sono il punto di riferimento di tutto il traffico di rifiuti di ogni tipo e di ogni genere che si è spostato da Sud a Nord». Le associazioni ambientaliste parlano di oltre 30 milioni di tonnellate di scorie accumulate sul territorio bresciano dal dopoguerra ad oggi. «Secondo i nostri studi – spiega lo storico ambientalista bresciano Marino Ruzzenenti - a pieno regime da queste parti si producono anche fino ad un milione di tonnellate di scorie all’anno».
La nuova Terra dei Fuochi
La pattumiera d’Europa e non solo, si è spostata dalla Terra dei Fuochi al Nord. Anzi, i veleni industriali arrivati nel casertano e nel napoletano venivano già dagli anni ‘70,’80 e ‘90, sversati anche nei distretti settentrionali, in un area che parte dal milanese, attraversa Bergamo, si spinge fino a Brescia e finisce fino in Emilia Romagna. Quella che pubblichiamo è la prima di tre puntate di una videoinchiesta che cerca di analizzare il fenomeno dello smaltimento illecito dei rifiuti tra la Lombardia e l’Emilia Romagna. Il procuratore generale della Corte d’Appello di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso che fino all’anno scorso era il procuratore nazionale antimafia aggiunto, ha voluto che un pool di magistrati si occupasse dei reati connessi allo smaltimento illegale dei rifiuti. Le inchieste aperte che riguardano prevalentemente la zona di Montichiari sono ormai decine e attualmente sono in corso una serie di approfondimenti investigativi affidati al corpo forestale dello Stato, su alcune aziende che gestiscono discariche nella zona. «Il 50% della metallurgia nazionale da rottame, cosiddetta metallurgia secondaria è concentrata in questa provincia. - spiega Ruzzenenti - Lo smaltimento di queste scorie, fino agli anni Ottanta non era assolutamente regolamentato si entrava con un camion nella fabbrica, si prendevano i fanghi e le scorie e poi la prima buca che si incontrava li si buttava lì. La verità è che non si sapeva dove metterle e allora un po’ sono finite dai nostri amici campani e molto altro è finito qui sul territorio. Qui è cambiato il paesaggio. Questa era una zona pianeggiante è diventata una zona collinare: le colline sono determinate da queste enormi discariche. Quelle conosciute sono 12».
[Esplora il significato del termine: Rifiuti tossici dall’Australia, dalla Slovenia e dagli altri paesi dell’Est, finiti tutti in Lombardia. Arrivano in container ma anche su rotaie, quelle delle linee semi dismesse dei distretti industriali. I rifiuti dall’Australia arrivavano in container trasportati con delle navi attraverso l’Oceano Indiano e il canale di Suez. Si tratta prevalentemente di carichi di ceneri e scarti di demolizione con concentrazioni di cianuri, fluoruri e bauxite. Un carico arrivato a Porto Marghera e finito nel bresciano fu individuato e sequestrato ma si indaga su altri possibili carichi e rotte. Lo rivela il procuratore generale di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso che aggiunge: «Viaggiano in cargo o di notte sui vagoni. Il distretto bresciano e quello contiguo milanese sono il punto di riferimento di tutto il traffico di rifiuti di ogni tipo e di ogni genere che si è spostato da Sud a Nord». Le associazioni ambientaliste parlano di oltre 30 milioni di tonnellate di scorie accumulate sul territorio bresciano dal dopoguerra ad oggi. «Secondo i nostri studi – spiega lo storico ambientalista bresciano Marino Ruzzenenti - a pieno regime da queste parti si producono anche fino ad un milione di tonnellate di scorie all’anno». La nuova Terra dei Fuochi La pattumiera d’Europa e non solo, si è spostata dalla Terra dei Fuochi al Nord. Anzi, i veleni industriali arrivati nel casertano e nel napoletano venivano già dagli anni ‘70,’80 e ‘90, sversati anche nei distretti settentrionali, in un area che parte dal milanese, attraversa Bergamo, si spinge fino a Brescia e finisce fino in Emilia Romagna. Quella che pubblichiamo è la prima di tre puntate di una videoinchiesta che cerca di analizzare il fenomeno dello smaltimento illecito dei rifiuti tra la Lombardia e l’Emilia Romagna. Il procuratore generale della Corte d’Appello di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso che fino all’anno scorso era il procuratore nazionale antimafia aggiunto, ha voluto che un pool di magistrati si occupasse dei reati connessi allo smaltimento illegale dei rifiuti. Le inchieste aperte che riguardano prevalentemente la zona di Montichiari sono ormai decine e attualmente sono in corso una serie di approfondimenti investigativi affidati al corpo forestale dello Stato, su alcune aziende che gestiscono discariche nella zona. «Il 50% della metallurgia nazionale da rottame, cosiddetta metallurgia secondaria è concentrata in questa provincia. - spiega Ruzzenenti - Lo smaltimento di queste scorie, fino agli anni Ottanta non era assolutamente regolamentato si entrava con un camion nella fabbrica, si prendevano i fanghi e le scorie e poi la prima buca che si incontrava li si buttava lì. La verità è che non si sapeva dove metterle e allora un po’ sono finite dai nostri amici campani e molto altro è finito qui sul territorio. Qui è cambiato il paesaggio. Questa era una zona pianeggiante è diventata una zona collinare: le colline sono determinate da queste enormi discariche. Quelle conosciute sono 12». ] La Lombardia invasa dai rifiuti tossici
Scorie da Europa dell’Est
di Amalia De Simone
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Rifiuti
30/10/14
"Cos'è lo Sblocca Italia"
Ambiente: Caltanissetta, sequestrati depositi rifiuti tossici
I Carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Palermo e della compagnia di Caltanissetta hanno sequestrato a San Cataldo (Caltanissetta) tre siti minerari dismessi che erano stati adibiti allo smaltimento dei rifiuti tossici.
I militari hanno eseguito un'ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Caltanissetta. Il provvedimento riguarda le miniere dismesse "Bosco", "Palo 1" e "Palo 2". Tra i rifiuti abbandonati nei tre impianti estrattivi c'erano anche migliaia di tonnellate di lastre di copertura in cemento-amianto. Tre persone sono indagate per i reati di discarica abusiva e disastro ambientale colposo.
(Adnkronos)
I militari hanno eseguito un'ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Caltanissetta. Il provvedimento riguarda le miniere dismesse "Bosco", "Palo 1" e "Palo 2". Tra i rifiuti abbandonati nei tre impianti estrattivi c'erano anche migliaia di tonnellate di lastre di copertura in cemento-amianto. Tre persone sono indagate per i reati di discarica abusiva e disastro ambientale colposo.
(Adnkronos)
Commissione d'inchiesta sui rifiuti
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Rifiuti
False bonifiche per l’ambiente, sotto inchiesta Mazzacurati
Un’emergenza ambientale inventata ma tenuta in piedi 10 anni per avviare altrettanto false bonifiche sulle quali arricchirsi.
Sono 26 gli indagati (imprenditori, direttori scientifici degli enti ministeriali, ingegneri del Genio) nell’inchiesta nata a Udine e allargata dalla Procura capitolina dopo gli accertamenti del Tributario della finanza. La falsa presenza di mercurio oltre ogni limite nella laguna di Grado e Marano avrebbe fruttato quasi 100 milioni di euro dal 2002 all’associazione a delinquere. «Ipotesi scientifiche infondate scrive il pm Alberto Galanti per tenere in piedi la struttura che distribuiva soldi e lavoro». Tre i commissari prima che il governo Monti la chiudesse: Paolo Ciani, Gianfranco Moretton e Gianni Menchini, tutti sotto la regia del dg del ministero dell’Ambiente, Gianfranco Mascazzini. Schema riprodotto a Porto Marghera, con bonifiche facoltative imposte a colossi come Fincantieri, a vantaggio del Consorzio Venezia Nuova di Giovanni Mazzacurati, già al centro dello scandalo Mose. Agli atti le intercettazioni del capo di gabinetto dell’allora ministro Pecoraro Scanio, Giancarlo Viglione (non indagati).
Corriere della Sera