08/06/14
Emissioni di gas serra nell’Ue: la più basse mai registrate grazie anche all’Italia Calo record nel Belpaese: il 45% della riduzione Ue nel 2012
Secondo i dati trasmessi dall’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) all’Onu, nel 2012 le emissioni di gas serra nell’Ue sono scese del 1,3%, raggiungendo il livello più basso mai registrato. Dal 1990 le emissioni di gas serra nell’Unione europea sono calate di 1.082 megatonnellate, più delle emissioni di Italia e Gran Bretagna messe insieme.
Ed è proprio l’Italia, con il 45% della riduzione Ue, ad essere il Paese più virtuoso nel 2012, frutto sicuramente di risparmio energetico ed efficienza, ma anche della devastante crisi industriale ed economica del nostro Paese.
Secondo l’Annual European Union greenhouse gas inventory 1990–2012 and inventory report 2014, a sorpresa dietro l’Italia si piazza la Polonia eco-scettica del “tutto-carbone” che invece ha ridotto proprio il consumo del combustibile più inquinante.
Le emissioni son invece aumentate nella nucleare Gran Bretagna del fracking dello shale gas e nella Germania che sta uscendo dal nucleare, dove sono cresciuti i consumi di combustibili fossili.
L’Eea è convinta che «Le variazioni del Pil , per esempio la crescita o la recessione, possono spiegare fino a un terzo della variazione delle emissioni totali di gas serra a partire dal 1990. Durante i periodi di recessione (compreso il periodo 2008-2012), le variazioni del Pil possono spiegare meno del 50% della riduzione delle emissioni osservate per l’Ue nel suo complesso. Altri fattori e politiche hanno svolto un ruolo almeno altrettanto importante nella riduzione delle emissioni, tra cui la crescita sostenuta e forte nelle energie rinnovabili e il miglioramento dell’efficienza energetica. Anche se il Pil è un fattore significativo dietro variazioni delle emissioni di gas serra su base annua, Pil ed emissioni di gas serra mostrano un assoluto “disaccoppiamento” rispetto al 1990. Mentre il Pil è aumentato del 45% dal 1990, le emissioni sono diminuite del 19%, dimezzando la “’intensità di emissione” Ue, il volume delle emissioni prodotte per ogni euro di Pil. Inoltre, le intensità di emissione degli Stati membri sono state convergenti. Le emissioni pro-capite di gas serra nell’Ue sono diminuite di quasi un quarto dal 1990, da 12 a 9 tonnellate».
Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Eea ha sottolineato: «L’Unione europea ha dimostrato che non c’è alcun conflitto tra un’economia in crescita e le politiche di riduzione delle emissioni di gas serra sono state al centro di questo successo, dobbiamo andare anche oltre, ma questo dipenderà da come i Paesi attueranno le politiche che già mappano un percorso verso una società low carbon e la sicurezza energetica».
Secondo le prime stime sulle emissioni dell’ EU Emissions Trading System e di Eurostat, il trend al calo delle emissioni di gas serra sembra essere proseguito anche nel 2013.
L’Ue potrebbe quindi aver già raggiunto e forse superato l’obiettivo che si era dato di tagliare le emissioni di CO2 del 20% entro il 2020 e che gli ecoscettici ritenevano impossibile. Erik Gerritsen, del Wwf, ha però sottolineato che «La coerenza è ancora una grande sfida per la politica europea odierna e la serie completa di indicatori può contribuire a colmare il gap nei confronti delle politiche integrate». Anche per Ariadna Rodrigo, resource use campaigner di Friends of the Earth Europe, ha detto ad EuroActiv che «Senza indicatori ambientali e sociali solidi e trasparenti basati su prove, i decision makers sono ciechi di fronte al vero impatto delle loro decisioni».
Bugie Craeynest , di Oxfam , conclude: «Il quasi-raggiungimento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni entro il 2020 in Europa con 8 anni di anticipo è una buona notizia per le persone e il pianeta. La crisi della sicurezza energetica che l’Europa deve affrontare oggi a causa delle tensioni con la Russia va affrontata dai leader con una scelta: optare per le false soluzioni di combustibili fossili che aumenteranno ulteriormente i prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari per i cittadini europei comuni, o fare la cosa giusta, scegliendo una strada intelligente per il clima e l’indipendenza energetica».
Pubblicato da
Alessandro Bratti
alle
19:43
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