03/06/14

Assunti dalla S.p.a, impiegati al ministero

 I tecnici al dicastero dell'Ambiente? Sono dipendenti di una società per azioni, la Sogesid. Che può assumere senza concorsi pubblici e senza troppi obblighi. Anche se i suoi dipendenti poi lavorano da esperti e consulenti a tempo pieno del ministro. Un "uso improprio" costato 13,7 milioni di euro nel 2012. E denunciato dalla Corte dei Conti

Funziona così: al ministero dell'Ambiente servono tecnici. Tanti. Esperti che evidentemente non ha fra i suoi 589 dipendenti. Per assumerli dovrebbe passare attraverso concorsi pubblici, graduatorie e selezioni che hanno l'obiettivo di premiare i migliori, togliendo (in teoria) discrezionalità a chi ha il compito di affidare i posti. Ma queste procedure trasparenti pesano. Così, anziché inquadrare nuovi giovani ingegneri ambientali nel settore pubblico, gli uffici di via Colombo usano quelli già assunti da una società per azioni, il cui capitale è in mano allo stesso ministero e a quello dello Sviluppo, ma che essendo una s.p.a ha più libertà di manovra. Soprattutto nel decidere chi assumere.
Parliamo di Sogesid . E del fatto che nell'ultima relazione sulla sua gestione, pubblicata due giorni fa, la Corte dei Conti rileva ancora una volta come ci sia qualcosa di «improprio» nell'uso delle risorse umane da parte della società. Perché nel 2012 il ministero dell'Ambiente le ha girato 13,7 milioni di euro. Per poter usare a tempo pieno qualcuno dei suoi 106 dipendenti come assistente per i propri burocrati. Scavalcando le gare. La Corte lo definisce «Un mezzo elusivo dei vincoli all’assunzione di personale oltre che delle limitazioni e delle condizioni per il conferimento di incarichi per prestazioni di servizi». Ovvero un modo per scavalcare i blocchi alle consulenze in eccesso o i limiti di spesa per attribuire nuovi posti. Oltre che le rigide modalità previste dalla pubblica amministrazione per scegliere i tecnici.


Nel 2012, rilevano i giudici, la Sogesid ha fatturato 23 milioni e 183 mila euro, poco meno dell'anno precedente, su un totale di 190 milioni di euro di commesse. I soldi arrivano dal ministero, dalle regioni e dai comuni che hanno avuto bisogno dei suoi servizi di ingegneria. Ma il 60 per cento di questo fatturato è rimasto al guinzaglio dello stesso ministero dell'Ambiente. Che ha pagato più di 13 milioni di euro per avere assistenti e tecnici da usare nelle sue direzioni generali: dipendenti esterni che lavorano per anni fianco a fianco ai burocrati, ma senza risultare funzionari pubblici. E senza essere stati selezionati come funzionari pubblici: quindi con una gara trasparente, una commissione di cui si sanno i partecipanti, e un punteggio attribuito in base al curriculum oltre che al colloquio personale.

Sogesid deve sì pubblicare online le sue richieste per nuovi dipendenti, ma ha molte più libertà nel decidere chi può entrare e chi no. Per poi lasciare che i suoi neo-assunti prestino servizio a tempo pieno in via Cristoforo Colombo. Contro questo «uso improprio», scrive la Corte, si è già espresso anche il giudice del lavoro, che «nell’ambito di vertenze instaurate da 11 persone assunte dalla Sogesid con contratto a tempo determinato, ha in alcuni casi affermato l’illegittimità delle clausole di termine che facevano riferimento alla durata della convenzione con il Ministero dell’ambiente». Ovvero: era già chiaro, fin dal contratto, che quegli impiegati a tempo determinato non servivano alla società. Ma al ministero. E che sarebbero stati licenziati dalla stessa una volta finita la convenzione.

I vasi comunicanti non riguardano solo i dipendenti. Ma anche le consulenze. Nel 2012 Sogesid ha registrato 470 collaborazioni esterne, per compensi che vanno dai mille ai 100 mila euro. Come sopra: «Gran parte degli incaricati con contratti di lavoro autonomo», scrivono i magistrati: «È impegnato nelle attività di supporto tecnico alle direzioni generali del ministero». Spesso senza nemmeno provare a giustificarlo: «Talvolta gli oggetti di tali incarichi», aggiunge il relatore: «Corrispondono a mansioni interne all'organizzazione o attinenti all'ordinario svolgimento dei compiti istituzionali del ministero, traducendosi in sostanza in un mezzo improprio per far fronte ai problemi di organico».
DI FRANCESCA SIRONI

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