e il 14% il ciclo del cemento.
"Reati ambientali e corruzione sono strettamente connessi ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. E all'inizio di quest'anno sembrava possibile uno scatto politico in avanti per affrontarli finalmente con strumenti adeguati. Il disegno di legge sui reati ambientali approvato alla camera e la gestazione in Parlamento di un disegno di legge sulla corruzione sono iter necessari e a nostro avviso non più rinviabili. Invece, ancora una volta, sono bloccati. La commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti non è ancora operativa. E gli inquinatori festeggiano. Perche' senza l'approvazione della legge che inserisce i reati ambientali nel codice penale, che seppure troppo limitata e imperfetta rappresenterebbe un chiaro indirizzo e magari anche un punto di non ritorno nella lotta alle ecomafie, sarà difficile istituire inchieste e colpire gli ecocriminali che nonostante i danni pesantissimi inferti alla comunità e all'ambiente continueranno a farla franca". La lieve flessione del business ecocriminale (nel 2013 pari a quasi 15 miliardi mentre era 16,7 miliardi l'anno prima), è dovuta al calo degli investimenti a rischio, passati da 7,7 a 6, in una sorta di spending review per cui diminuendo la spesa pubblica diminuiscono anche le occasioni di guadagno per le cosche. Rimane sostanzialmente invariato il business illegale dei rifiuti speciali, pari a 3,1 miliardi e il fatturato dell'abusivismoedilizio, stabile a 1,7 miliardi.
(ITALPRESS)
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