17/06/14

Ambiente: Rapporto ecomafia, nel 2013 business illegale per 15 Mld

Sono 29.274 le infrazioni accertate nel 2013, più di 80 al giorno, più di 3 l'ora. In massima parte hanno riguardato il settore agroalimentare: ben il 25% del totale, con 9.540 reati, più del doppio del 2012 quando erano 4.173. Il 22% delle infrazioni ha interessato invece la fauna, il 15% i rifiuti
e il 14% il ciclo del cemento.


Il fatturato, sempre altissimo nonostante la crisi, ha sfiorato i 15 miliardi grazie al coinvolgimento di numerosi clan (ben 321) che per i loro traffici hanno potuto contare spesso sull'aiuto di funzionari e dipendenti pubblici consenzienti o decisamente disonesti che hanno semplificato iter e processi autorizzativi in cambio di sostanziose mazzette. E se l'aggressione ai beni comuni continua senza sosta e senza troppi scossoni, cambia la geografia degli ecocrimini, sempre piu' insofferente ai confini territoriali e amministrativi, cosi' come mutano le strategie criminali e i modus operandi. I rifiuti, ad esempio, non finiscono solo sotto terra, ma anche nei circuiti del riciclo in nero o del finto riciclo, i soldi incanalati nei circuiti finanziari internazionali. E' quanto emerge da 'Ecomafia 2014', il dossier di Legambiente che monitora e denuncia puntualmente la situazione della criminalita' ambientale - dedicato quest'anno alla memoria di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e del sostituto commissario di polizia Roberto Mancini, recentemente scomparso per la malattia contratta proprio a causa delle indagini sui traffici dei rifiuti condotte tra Campania e Lazio.
"Reati ambientali e corruzione sono strettamente connessi ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. E all'inizio di quest'anno sembrava possibile uno scatto politico in avanti per affrontarli finalmente con strumenti adeguati. Il disegno di legge sui reati ambientali approvato alla camera e la gestazione in Parlamento di un disegno di legge sulla corruzione sono iter necessari e a nostro avviso non più rinviabili. Invece, ancora una volta, sono bloccati. La commissione  parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti non è ancora operativa. E gli inquinatori festeggiano. Perche' senza l'approvazione della legge che inserisce i reati ambientali nel codice penale, che seppure troppo limitata e imperfetta rappresenterebbe un chiaro indirizzo e magari anche un punto di non ritorno nella lotta alle ecomafie, sarà difficile istituire inchieste e colpire gli ecocriminali che nonostante i danni pesantissimi inferti alla comunità e all'ambiente continueranno a farla franca". La lieve flessione del business ecocriminale (nel 2013 pari a quasi 15 miliardi mentre era 16,7 miliardi l'anno prima), è dovuta al calo degli investimenti a rischio, passati da 7,7 a 6, in una sorta di spending review per cui diminuendo la spesa pubblica diminuiscono anche le occasioni di guadagno per le cosche. Rimane sostanzialmente invariato il  business illegale dei rifiuti speciali, pari a 3,1 miliardi e il fatturato dell'abusivismoedilizio, stabile a 1,7 miliardi.

(ITALPRESS)

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