27/05/14
«Ora il nostro peso in Europa cambia, non siamo più a rimorchio»
Il premier: «L’Italia c’è ed è più forte delle paure. Adesso è ora di cambiare l’Ue. Sono molto felice e commesso per il risultato del Pd ma non è questa la sede»
L’Italia ora è più forte in Europa e potrà chiedere un cambio di passo nelle politiche comunitarie, a maggior ragione dopo la batosta dei partiti di governo nella stragrande maggioranza dei paesi Ue. Ma anche nel grande risiko che si apre nelle nomine tra Bruxelles e Strasburgo da martedì il Belpaese chiede maggiore rispetto. Con questa impostazione Matteo Renzi parteciperà prima al vertice del Pse e poi al consiglio informale Ue. «Si apre un percorso complicato ha spiegato lo stesso Renzi a «Porta a porta», c’è da scegliere il presidente del Parlamento, il presidente del Consiglio europeo, il presidente della commissione Ue e il rappresentante della politica estera». Ed è «ragionevole» pensare che una di queste caselle venga impersonata da un italiano. Renzi mette le mani avanti e spiega che «il punto è che l’Italia non deve preoccuparsi di portare un italiano, deve preoccuparsi delle politiche che si fanno». Ma è indubbio che il peso del Pd nel Pse e il fatto che quello di Renzi sia l’unico governo ad essere stato premiato dalle urne avranno il loro peso. Anche nei confronti della potente Germania: «L’Italia andrà dalla Merkel a mostrare le riforme. Solo così siamo credibili, perché loro le riforme le hanno fatte». La Francia come la Germania, «sono tutti interlocutori principali» dell’Italia, aggiunge. «E mi piace pensare che l’Italia non sia più a rimorchio, che non sia vista come il problema, che sia interlocutrice. Dobbiamo portare l’Italia a guidare quello che avverrà».«Il voto della speranza»
«Non è stato un referendum sul governo, né su di me, è un voto che esprime una speranza straordinaria», sottolinea il primo ministro Matteo Renzi commentando per la prima volta la vittoria del Pd - di cui è anche segretario - nelle elezioni europee con uno storico 40,8% di voti. «L’Italia c’è, è più forte delle paure che l’attraversano ed è in grado di incidere in Europa». Insomma, «nel derby fra rabbia e speranza ha vinto la speranza» e «i voti della speranza hanno doppiato quelli della rabbia. Saremo all’altezza dei sogni più belli». Però nessuna tentazione di voto anticipato sull’onda del successo elettorale. «Gli italiani vogliono vedere i risultati, le elezioni hanno la loro scadenza e noi vogliamo rispettare le scadenze previste per elezioni». Il presidente del Consiglio guarda dunque all’orizzonte del 2018. Quattro anni per cambiare l’Italia. Questo l’obiettivo perché, grazie al risultato elettorale, «ora la rottamazione può iniziare», scandisce Renzi. Una «rottamazione» che passa per le riforme. E «noi -garantisce il premier- non molliamo di mezzo centimetro su nessuna riforma se un messaggio è stato dato dal voto è: guai a voi se non fate quello che è stato promesso. Chi tra i politici nazionali non cogliesse urgenza di questo cambiamento, commetterebbe un errore».
Felice, commosso, emozionato
Riguardo al valore assoluto della cifra, una quota che la sinistra non ha mai raggiunto, neanche sotto Berlinguer, commenta: «Sono molto felice, commesso ed emozionato per il risultato del Pd, che ricorderemo a lungo per l’ampiezza e per lo scarto, ma non è questa la sede per commentarlo».Siamo migliori di come ci immaginiamo
«Grazie dal profondo del cuore a tutti italiani che hanno dimostrato con una partecipazione molto significativa - ha sottolineato il primo ministro - una delle più alte d’Europa, che questo Paese è decisamente migliore di come ce lo raccontiamo». Adesso, commenta Renzi, «non ci sono più alibi per non fare le riforme, la rottamazione può iniziare», perché «l’Italia c’è ed è più forte delle paure. Adesso è ora di cambiare l’Ue», perché «da una parte ci sono le forze populiste, dall’altro lato un’idea di Europa che ha fallito, in mezzo un grande spazio per il cambiamento possibile».
Italia in grado di incidere in Europa
Sta per iniziare il semestre europeo, proprio a guida italiana. E Renzi ribadisce: «L’Italia è in grado di incidere in Europa, io avverto questo come responsabilità innanzitutto. L’Italia ha parlato in modo molto forte con un voto di speranza per poter cambiare e poter invitare l’Europa a cambiare». Di conseguenza, «l’Italia abbassi i toni e alzi le ambizioni», perché «questo è il momento dell’Italia, che deve guidare il semestre e il percorso di cambiamento dell’Europa partendo dall’assunto che dobbiamo prima di tutto cambiare noi stessi». Renzi ha poi ricordato come «da Roma, dove i trattati europei sono nati, parte un messaggio di grande consapevolezza» anche alla luce del risultato negli altri paesi d’Europa, sbilanciati verso le forze populiste ed estremiste.
L’Europa delle persone
L’Italia chiederà quindi «un’Europa che si occupi di salvare le famiglie, le persone. Non chiediamo regole» di bilancio «più aderenti alle nostre aspettative ma di cambiare l’impostazione - spiega il premier italiano -. Cambiare l’approccio avuto in questi anni, e lo facciamo partendo da un’esperienza istituzionale e non dall’antipolitica».
Niente festa, facciamo le riforme
Una battuta, poi, sulla mancata festa ufficiale del Partito: «C’è chi dice “dai festeggiamo, facciamo una piazzata con due bandiere”, ma il punto centrale è che noi non abbiamo esigenza di far festa ma avvertiamo lo straordinario compito di fare le riforme». Riforme che includono anche la legge elettorale italiana. Renzi, dopo aver ringraziato Ncd per l’appoggio, sottolinea che «il risultato (di domenica, ndr) non cambia le valutazioni: il ballottaggio è centrale per garantire la vittoria, se ci fosse il proporzionale puro neanche un Pd al 40 non potrebbe governare. Sono fiducioso che si farà, e se anche l’M5S vorrà portare un contributo, sarà ascoltato: la legge elettorale è una grande riforma da scrivere insieme e ce la possiamo fare». Idem per quanto riguarda la riforma del lavoro, che «va accelerata con l’approvazione del ddl delega», perché «su questo punto ci giochiamo larga parte della nostra credibilità internazionale».
L’apertura a M5S e non a Grillo
E proprio all’M5S va un tentativo di apertura e pacificazione: «Ho visto e sentito tanti toni inaccettabili, paragoni indecenti come tirare in ballo Hitler (Grillo, nel comizio a Torino, si definì oltre il Fuhrer, ndr). Quella è stata un vicenda molto dolorosa, ma credo anche che ci siano tanti del Movimento 5 Stelle che si sono avvicinati alla politica perché credono in dei valori».
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