"Diamo tutta la nostra disponibilità per collaborare al
salvataggio dell'Ilva.
Sappiamo che la situazione dell'azienda
commissariata è drammatica. Non siamo però in grado di farlo da soli".
Lo afferma Claudio Riva, in un'intervista al Sole 24 Ore in
edicola
oggi. "Il Governo è venuto a cercarci. Nessun puntiglio e nessun
orgoglio, nessuna rabbia e nessuna ostilità personale. In gioco ci sono
migliaia di posti di lavoro e l'equilibrio del manifatturiero italiano
prosegue. Dobbiamo solo capire che cosa sia giusto fare".Il piano
industriale di Bondi? "Sa quando ho sentito parlare del preridotto,
ammannito ora come una opzione salvifica? Nel 1973. Ci sarà una ragione
per cui con questa tecnologia si produce una quota irrilevante
dell'acciaio mondiale". E l'aumento di capitale? "Prima di mettere dei
soldi, bisogna tappare la voragine". Alla domanda sul perchè la
famiglia Riva non intervenga da sola su Ilva, risponde così: "Dopo
tutto quello che è successo, come facciamo? Non andrebbe bene nè per
noi nè soprattutto per l'azienda. Con il Governo Renzi in questi ultimi
giorni è stato avviato un dialogo che con il Governo Letta era
totalmente mancato. Per noi si tratta di un passo in avanti non
irrilevante. Essere trattati da interlocutori credibili e non da
criminali in contumacia è già qualcosa prosegue. All'Ilva sono
riconducibili direttamente o indirettamente un punto di Pil e un quinto
della produzione industriale italiana. La sua chiusura sarebbe un gesto
di autolesionismo. Il primo obiettivo di questo Governo, ci pare, è
salvare l'Ilva. Insieme ad altri, sia come azionisti sia come gestori,
con un piano industriale credibile, noi ci siamo. In campo ci sono
Arcelor Mittal e, in subordine, Arvedi e Marcegaglia. Il Governo cerca
di "fare la squadra"
(ITALPRESS)
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