Legambiente, Unione studenti e geologi: «Passare dagli slogan ai fatti»
Il
neo-premier Matteo Renzi, dopo aver parlato, nella suo discorso di
insediamento alle Camere dell’importanza della scuola e della necessità
di risolvere l’annoso problema dell’edilizia scolastica, è partito da
una scuola media di Treviso per il suo tour per gli istituti di
tutt’Italia e subito sono arrivate le sollecitazioni e i consigli.
Legambiente,
che da anni denuncia con il dossier Ecosistema Scuola il disastroso
stato di insicurezza dei plessi scolastici, e l’Unione degli Studenti,
che rappresenta chi in quelle scuole ci vive quotidianamente, in un
comunicato congiunto scrivono sull’iniziativa del premier: «Ci fa
piacere perché i bisogni, ma anche le aspirazione e le richieste di
cambiamento sono veramente tante e diffuse su tutto il territorio. Noi
le scuole le viviamo ogni giorno e pensiamo che l’istruzione abbia
bisogno di meno slogan e più fatti concreti».
Le due associazioni ricordano che, secondo il ministero delle infrastrutture, per mettere in sicurezza le scuole servono almeno 13 miliardi di euro, di cui 1,6 miliardi di euro solo nelle zone sismiche ed un altro miliardo nelle zone a rischio terremoti. «Il fatto sconcertante dicono gli studenti e il Cignio Verde è che queste sono solo stime, mentre ancora mancano quei dati reali che solo l’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica potrebbe restituirci. Inoltre, non è più rinviabile un confronto con il mondo della scuola e con gli attori territoriali rispetto a quali funzioni questi edifici devono assolvere per il futuro e con quali caratteristiche devono essere costruiti perché siano realmente sicuri, di facile manutenzione e sostenibili soprattutto dal punto di vista dell’efficienza energetica».
Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, si complimenta con il nuovo Presidente del Consiglio: «Bene che la ripresa economica del Paese passi anche attraverso un Piano di Edilizia Scolastica. Condividiamo le parole di Renzi, ma ora si passi ai fatti. In Italia le scuole sono spesso vecchie, molte in aree potenzialmente a rischio sismico o idrogeologico, molte altre costruite prima dell’entrata in vigore delle norme antisismiche».
Graziano ricorda a Renzi i risultati dello studio realizzato dal Cresme per il Centro Studi del Cng: «Esprimiamo condivisione per le dichiarazioni del premier Renzi ed una certa soddisfazione per il voler affrontare un problema per il quale tante volte i geologi hanno lanciato l’allarme. Un Piano di edilizia scolastica è immediatamente necessario per la sicurezza e contribuisce all’auspicata ripresa economica del Paese. Sono troppe le scuole che, in tutte le regioni d’Italia, necessitano di una urgente messa in sicurezza. Sono ben 27.920 gli edifici scolastici che ricadono in aree ad elevato rischio sismico, di cui 4.856 in Sicilia, 4.608 in Campania, 3.130 in Calabria (in questa regione sono in pratica tutte), 2.864 in Toscana, 2.521 nel Lazio. Molte scuole italiane sono state costruite prima del 1974, anno in cui sono entrate in vigore le norme antisismiche – e addirittura alcuni edifici sono stati costruiti prima del 1900. Molti edifici scolastici necessiterebbero di manutenzione urgente, con un Sud Italia ed Isole maggiori che hanno un patrimonio edilizio scolastico sostanzialmente vecchio. Seppure oggi rileviamo una accresciuta attenzione nei confronti della sicurezza delle scuole, molto c’è ancora da fare. Sul fronte della riduzione del rischio sismico occorre un approccio programmato che modifichi il quadro complessivo. La scuola deve essere un ambiente accogliente, bello e sicuro per chi ci lavora e per i nostri ragazzi che la frequentano. Invece quasi una scuola su due in Italia non ha neanche il certificato di agibilità. Per non parlare poi di quelle scuole che sono state costruite in aree a rischio idrogeologico».
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