Il
2013 è stato il sesto anno più caldo dalla metà del XIX secolo,
quando ebbe inizio il monitoraggio sistematico dei valori climatici: lo
riferisce l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo).
Michel Jarraud,
segretario generale dell'agenzia Onu, ha spiegato che "la temperatura globale dell'anno 2013", risultata pari a quella del 2007, è coerente con la tendenza al surriscaldamento a lungo
termine", sebbene "il relativo tasso non sia uniforme ovunque". Il
picco di calore assoluto si avuto per esempio in Australia, mentre
negli Stati Uniti era stato raggiunto nel 2012. "L'andamento di fondo è
comunque innegabile", ha puntualizzato Jarraud. "Dati gli incrementi da
record delle emissioni di gas-serra nell'atmosfera", ha ammonito
Jarraud, "le temperature globali continueranno ad aumentare per le
generazioni a venire". Nel 2013 se ne è verificato un aumento, tanto
sulla superficie terrestre quanto nelle acque oceaniche, pari a 0,5
gradi centigradi rispetto alla media del periodo 1961-1990, e a 0,03
gradi rispetto alla media del decennio 2000-2010. Tra i 14 anni più
torridi, soltanto uno non è caduto nel XXI secolo: il 1998, terzo nella
speciale classifica che vede ai primi due posti rispettivamente il 2005
e il 2010. Da sottolineare inoltre che l'anno scorso è stato uno dei quattro
con il maggiore aumento delle temperature in condizioni neutre, vale a
dire non coincidenti con fenomeni particolari quali il Nino o la Nina,
ricorrenti ogni due sette anni e responsabili l'uno del surriscaldamento
e l'altro del raffreddamento marini. "La nostra azione, o la nostra
inerzia, nel tagliare le emissioni di biossido di carbonio e di
altri gas-serra foggerà le condizioni del pianeta per i nostri figli,
nipoti e pronipoti", ha concluso il numero uno della Wmo, il cui annuale
rapporto ufficiale sara' pubblicato il mese prossimo.
L'eccesso di mortalità causato dal clima caldo in Inghilterra e in Galles aumenterà del 257
per cento entro la metà del secolo, come risultato dei cambiamenti climatici e della crescita della popolazione. A dirlo un nuovo studio della London School of Hygiene andTropical Medicine pubblicato sul 'Journal of Epidemiology and Community Health'. I più a rischio sono gli anziani
con oltre 75 anni d'età, soprattutto quelli che vivono nel Sude nelle Midlands, suggeriscono gli scienziati. Gli studiosihanno usato un'analisi regressiva su serie temporali riferite alle fluttuazioni climatiche e nei tassi di mortalità relativi al periodo 1993-2006, caratterizzando l'associazione fra temperature e mortalità, secondo la regione e i gruppi di età. In seguito, hanno applicato le loro proiezioni su stime di popolazione e di clima locale, ottenendo il numero futuro di
morti causati da temperature calde e fredde nel 2020, nel 2050 e nel 2080.
(AGI)
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