Presentata a Montecitorio la bozza di legge quadro nazionale sulla
mobilità ciclistica nel corso del seminario 'Italia, paese bike
friendly?' organizzato dalla Federazione italiana amici della bicicletta
"Centri cittadini dove le macchine girano al rallentatore, ovvero predominanza delle cosiddette Zone 30?
Pedoni e biciclette privilegiati nell’ormai incontrastato regno delle
auto? La maggior quantità di bici che si comprano e si vedono in giro
(un milione 606 mila contro un milione 450 mila auto nel 2012) sono il
frutto della crisi o di uno sguardo ambientalista alla viabilità? Qual è
la legislazione europea, qual è l’approccio italiano? Servono leggi o
serve soprattutto un cambio di mentalità?"
Queste le domande da cui partono i lavori del gruppo interparlamentare sulla mobilità ciclistica,
impegnato nell'elaborazione di una proposta di legge che promuova la mobilità sostenibile in Italia, sull'esempio dei Paesi del Nord Europa.
"Il 60% degli spostamenti su una distanza non superiore ai 5 km avviene
in automobile, il 15% su una distanza di soltanto 1 km - ha commentato Antonio Decaro (Pd)
- A partire da questi dati abbiamo pensato di creare una legge
nazionale sulla mobilità ciclistica che prevede un piano nazionale per
la ciclabilità e una rete nazionale per le percorrenze ciclabili. Piano
che tiene insieme le pianificazioni che Regioni ed enti locali, in
particolare Provincie e Comuni, saranno obbligati a fare".
La prima discussione sulla nuova legge è cominciata nel corso del seminario Fiab "La ciclabilità in Europa: come rendere un Paese bike-friendly?" organizzato a Montecitorio. Gli enti locali, prevede la bozza di legge quadro, "saranno obbligati a costruire una velostazione per il deposito e la riparazione delle biciclette in tutte le stazioni ferroviarie e dei bus extraurbani. Tutti i Comuni, poi, saranno obbligati a inserire all'interno dei regolamenti edilizi l'obbligo, in caso di concessione edilizia per edifici residenziali e terziariodirezionali, di mettere a disposizioni spazi o depositi per le bici, così come oggi accade per le automobili".
Un modello partito in Puglia nel 2013 "grazie alla legge regionale 1/2013 per la mobilità ciclistica e che sta dando risultati importanti a partire dall'obbligo, che era già previsto dal codice della strada, di realizzare, in caso di costruzione di nuove strade, l'infrastruttura ciclistica a fianco della nuova strada. Con la legge regionale della Puglia, e speriamo con questa legge nazionale, metteremo una penale: chi non realizzerà questa infrastruttura perderà il finanziamento".
(Ecodallecittà)
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